30. Tranquillità

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«Mi dispiace, Seth. Sarei dovuto intervenire prima» sentì Edward scusarsi per la milionesima volta con Seth.
«Seth, io...» iniziò a dire Bella, ma il licantropo la interruppe.
«Non ti preoccupare, Bella. Sto benissimo» rispose Seth nello stesso momento in cui Edward diceva: «Bella, amore, nessuno ti sta giudicando. Ti stai comportando tanto bene».
Non le avevano ancora lasciato finire una frase.
«Scusa, scusa» farfugliò Bella.
«Niente paranoie, Bella» rispose Seth «Tornerò normale in mezz'ora. Chiunque avrebbe fatto la stessa cosa, con Jake e Ness...» si interruppe a metà parola e cambiò subito argomento «Voglio dire, almeno non mi hai morso o niente del genere. Quella sì che sarebbe stata una schifezza».
Rabbrividì. Non per la lieve arietta che mi sfiorava, ma per la consapevolezza che, se Bella avesse morso Seth, lui sarebbe morto. I licantropi non reagivano bene al veleno dei vampiri, per loro era fatale.
«Sono crudele» mormorò Bella.
«E invece no. Io avrei...» cominciò Edward.
«Smettila» disse Bella interrompendolo.
«Per fortuna Ness... Renesmee non è velenosa» disse Seth dopo un attimo di silenzio «Perché mordicchia Jake in continuazione»
Sorrisi. L'avevo vista farlo poco prima ed era una cosa che trovavo molto tenera.
«Sì» continuò Seth «Ogni volta che lui e Rosalie sono un po' lenti a darle da mangiare. Rose lo trova molto divertente».
«Bene, Seth» disse Carlisle, aveva sicuramente finito di steccargli il braccio «Penso che sia tutto ciò che posso fare. Prova a non muoverti per... beh, qualche ora, credo». Ridacchiò «Mi piacerebbe che curare gli umani desse gratificazioni altrettanto istantanee. Non ti muovere» gli ordinò e poi si diresse nel suo studio.
«Magari ce la faccio a rimanere fermo per un po'» disse Seth con voce assonnata.
Sentì Bella ed Edward alzarsi e dirigersi verso la vetrata del salotto.
Mi guardai intorno, osservando tutto ciò che riuscivo a scorgere dall'alto del ramo su cui ero seduta. Si era rivelato comodo che vicino a camera mia ci fosse un albero, era abbastanza rilassante stare lassù.
Guardai verso il fiume e vidi Leah che continuava a camminare avanti e indietro. Ogni tanto si fermava e guardava la casa. Era facile capire quando cercava Seth e quando Bella: alternava sguardi ansiosi ad occhiate assassine.
Nel mentre che mi godevo la tranquillità su quell'albero ed una lieve brezza di fine estate faceva ondeggiare le foglie e l'erba del prato, sentivo Jacob e Rosalie che, sui gradini della veranda, battibeccavano sottovoce sui turni per dare da mangiare a Renesmee. Il loro antagonismo non si era ancora placato e l'unica cosa su cui si trovavano d'accordo era che Bella doveva stare lontana dalla bambina finché non si fosse ripresa al cento per cento dagli sbalzi d'umore. Edward si era opposto a questa scelta, ma Bella aveva acconsentito e li aveva lasciati fare.
A parte il loro bisticcio, il respiro lento di Seth, il rumore dei pochi cuori che battevano e lo sbuffare di Leah, era tutto molto silenzioso.
Il telefono di casa squillò, ma i vampiri lo lasciarono suonare a vuoto. Era sicuramente Charlie. Quale era la mossa più giusta da fare con lui? Nessuno lo sapeva perfettamente. Il modo migliore, il meno crudele, era dirgli che sua figlia era morta? Bella sarebbe stata in grado di fingere, immobile in una bara, nel mentre che i suoi genitori piangevano per lei?
Non mi sembrava giusto. Però non era neanche giusto che Charlie e Renée rischiassero la vita a causa dei Volturi e della loro ossessione per la segretezza.
Secondo Bella, la scelta migliore era far venire qui Charlie e lasciare che si creasse lui una qualche risposta. Tecnicamente, le regole dei vampiri sarebbero state rispettate, però Aro era abbastanza subdolo da trovare un altro pretesto per attaccarci.
«Che c'è, Bella?» sentì chiedere tranquillamente da Jasper «Nessuno è arrabbiato con te».
Un ringhio basso, proveniente dal fiume, lo contradisse, ma lui lo ignorò e continuò a parlare «Né sorpreso, in verità. Beh, no, ci hai sorpresi eccome. Non pensavamo che fossi capace di uscirne tanto velocemente. Sei stata brava. Molto più di quanto ci si aspettasse».
«Stavo pensando a Charlie, in realtà».
Mh, pure lei? Mi chiesi lievemente divertita.
Il battibecco di fronte a casa cessò.
«Ah» mormorò Jasper.
«Dobbiamo partire sul serio, vero?» domandò Bella «Per un po', come minimo. Fingere che siamo ad Atlanta, o qualcosa del genere»
«Sì» rispose Jasper «È l'unico modo per proteggere tuo padre».
«Mi mancherà moltissimo. Mi mancheranno tutti quelli qui». mormorò Bella.
Sospirai. Avevo appreso da poco che ci saremmo dovuti trasferire e non lo avevo ancora accettato. Io qui avevo degli amici, un ragazzo ed un branco, non potevo andarmene e lasciare tutto! Oltre a questo, come avrebbe fatto Jake senza Nessie? Non potevano stare separati a lungo.
Il rumore di un movimento nel portico attirò la mia attenzione. Li sentii alzarsi ed entrare. Sentii anche che, in quel preciso istante, Carlisle scese le scale e Jasper si avvicinò a Bella.
Leah, ancora vicina al fiume, si sedette con la tipica espressione di chi attende qualcosa di familiare e noioso al tempo stesso.
«Devono essere le sei» disse Edward.
«Quindi?» chiese Bella.
«Ora di misurare Ness... ehm, Renesmee» rispose Carlisle.
Mi sembrava una cosa lievemente troppo strana. La bambina cresceva più velocemente dei bambini umani, ma questo non voleva dire che fosse una cosa anormale, dopotutto lei era per metà una vampira, forse avrebbe smesso di crescere più in là.
«Ah. Lo fai tutti i giorni?» chiese intanto Bella.
«Continua a crescere in fretta» le spiegò Edward con voce forzatamente tranquilla.
«Cosa facciamo?» sussurrò Bella terrorizzata dopo un attimo di silenzio.
«Non lo so» rispose Edward.
Tutti temevano che Renesmee sarebbe invecchiata e morta come qualsiasi umano, però ad un ritmo più accelerato.
«Sta rallentando» farfugliò Jacob fra i denti.
«Ci vorranno vari giorni di misurazione per tenere d'occhio l'andamento, Jacob. Non posso fare previsioni»
«Ieri è cresciuta di cinque centimetri. Oggi meno»
«Cinque centimetri meno un decimo, se le misurazioni sono accurate» rispose Carlisle pacato.
«Devono esserlo, dottore» disse Jacob e le sue parole risuonarono quasi minacciose.
«Tu sai che farò del mio meglio» lo rassicurò Carlisle.
Jacob sospirò «Mi sa che di più non posso chiedere».
Sentii Renesmee che si divincolava fra le braccia di Rosalie e la vampira bionda che sospirava.
«Cosa vuole?» domandò Jacob.
«Bella, ovviamente» rispose Rosalie. Poi si rivolse a Bella «Come ti senti?» le chiese.
«Preoccupata»
«Lo siamo tutti. Ma non intendevo questo»
«Tutto sotto controllo» promise la vampira.
Nessuno si oppose, ma tutti erano tesi.
Iniziai ad ascoltare i pensieri della bambina per vedere cosa stava mostrando alla madre. Era bellissimo vedere le cose dal suo punto di vista, tutto appariva così dolce e innocente.
Si stava ricordando di Bella che assaliva Jacob di fronte al prato, di me e Seth che provavamo a fermarla e di me che lottavo con Edward. Aveva visto e sentito tutto con estrema chiarezza.
Sentii Edward ridacchiare nel mentre che guardava i pensieri di Renesmee insieme a me e Bella. Poi, tutti e tre facemmo una smorfia sentendo lo schianto delle ossa di Seth contro l'albero. Lui si era ferito molto più gravemente di me.
La memoria visiva di Nessie seguì Jacob per tutto il caos successivo allo scontro. Percepii un gusto nuovo in quel ricordo -non era protettivo, ma... possessivo- nel mentre che la bimba guardava Jacob. Lei era contenta che io e Seth fossimo intervenuti a difendere Jake. Non voleva che Jacob si facesse male. Lui era suo.
Sorrisi compiaciuta. Forse, adesso, anche Bella aveva appreso quanto forte potesse essere l'imprinting e che non poteva separare facilmente due anime legate da questa strana magia.
«Ah, splendido» grugnì la vampira «Perfetto».
«È solo perché ha un gusto migliore rispetto a noi» le assicurò Edward, anche lui irritato.
«Te l'ho detto che anch'io le piaccio» disse Jacob stuzzicando Bella.
Renesmee passò ad altri ricordi:
Rosalie che le spazzolava i capelli. Una bella sensazione.
Carlisle e le sue misurazioni. Sapeva che doveva stare buona e distesa, ma non lo trovava interessante.
«È come se ti volesse fare un resoconto di tutto ciò che ti sei persa» commentò a bassa voce Edward.
Strinsi i denti quando apparve il ricordo successivo. L'odore che proveniva da una strana tazza di metallo, abbastanza dura da non poterla mordere facilmente, mi riempì la gola di un lieve bruciore.
Sentì che allontanavano Renesmee da Bella e che immobilizzavano la vampira.
«Che ho fatto?» chiese lei spaventata.
«Ma stava ricordando di avere sete» mugnugnò Edward per difendersi «Stava ricordando il sapore del sangue umano».
«Sì» confermò Bella «E allora?»
Edward iniziò a ridere. «E allora niente, a quanto pare. Stavolta sono io ad aver avuto una reazione spropositata. Jazz, lasciala andare».
Nessie tornò fra le braccia di Bella.
«Non capisco» disse Jasper «È davvero insopportabile».
Sentii il vampiro che usciva dalla porta posteriore e lo vidi raggiungere e superare con un ampio salto il fiume, per poi inoltrarsi nel bosco.
«Tornerà» disse Edward tranquillo «Ha bisogno di stare un po' da solo per riorganizzare il suo punto di vista sulla vita».
Era scocciato dal fatto che Bella si controllasse così bene perché, a questo punto, lui era l'unico a non sapersi ancora controllare.
«È arrabbiato con me?» domandò Bella.
«No. Perché dovrebbe?» rispose Edward sorpreso.
«Allora che problema ha?»
«Ce l'ha con se stesso, non con te, Bella. Si preoccupa di... una profezia che si autoavvera, potremmo dire»
«In che senso?» chiese Carlisle.
«Si sta chiedendo se la follia dei neonati sia davvero così difficile da controllare come abbiamo sempre pensato, o se invece con il carattere e la concentrazione giusta tutti potrebbero reagire bene come Bella. Persino ora... alcune sue difficoltà permangono perché crede che certi difetti siano naturali e inevitabili. Forse, chiedendo di più a se stesso, potrebbe dimostrarsi anche lui all'altezza. Lo hai costretto a rimettere in discussione parecchio luoghi comuni sulla sua indole, Bella».
«Ma non è corretto» disse Carlisle «Siamo tutti diversi e a ciascuno toccano prove personali. Forse ciò che sta facendo Bella va oltre il naturale. Forse è il suo dono, per così dire».
«Questa è una teoria interessante e piuttosto plausibile» commentò Edward.
Dopo un attimo di silenzio Edward domandò a Carlisle: «Hai mai visto un talento simile nell'auto controllo? Pensi davvero che sia un dono, o magari è solo il frutto di tutta la sua preparazione?».
«Somiglia un po' a ciò che è sempre stata capace di fare Siobhan, anche se lei non lo giudica un talento».
Non sapevo chi fosse questa Siobhan e, appunto per questo, ascoltai attentamente. Mi incuriosivano molto le storie e i talenti dei vampiri.
«Siobhan, la tua amica di quel clan irlandese?» chiese Rosalie «Non pensavo avesse una capacità speciale. Pensavo fosse Maggie la più talentuosa della congrega».
«Sì, anche Siobhan ne è convinta. Ma lei ha il dono di realizzare con un semplice atto di volontà gli obiettivi che si pone. A detta sua, è soltanto una buona capacità organizzativa, ma mi sono sempre chiesto se non fosse qualcosa di più. Quando ha incluso Maggie, ad esempio, Liam non era contento del nuovo arrivo, ma Siobhan voleva in tutti i modi che funzionasse, e ha funzionato».
Sentii dei movimenti: Carlisle, Edward e Rosalie si erano seduti e stavano continuando la conversazione e Jacob si era seduto sul divano, vicino al Seth dormiente.
Decisi di seguire i pensieri di Renesmee, che aveva ripreso a mostrare tante cose a Bella, invece che ascoltare la conversazione che stava vertendo troppo su Bella.
Renesmee raccontò a sua madre ogni minuto della sua giornata. Era preoccupata che Bella si fosse persa certe cose: i passeri che avevano zampettato sempre più vicini quando Jacob l'aveva tenuta in braccio, immobile, accanto a uno dei grandi abeti; gli uccelli non si sarebbero mai avvicinati così tanto a Rosalie. O quella roba bianca disgustosa e insopportabile -pappa per bambini- che Carlisle le aveva messo nella tazza; odorava di fango acido. O la canzone che Edward le aveva canticchiato per cullarla, così incantevole che Nessie la ripeté due volte.
Dopo quasi un'ora, mentre gli altri erano ancora assorti nella loro conversazione e Jacob e Seth ronfavano armoniosamente sul divano, il racconto dei ricordi di Renesmee iniziò a farsi più lento. I loro contorni si facevano sempre più confusi e le immagini diventavano sfocate prima ancora di giungere alla fine.
La bambina si addormetò e iniziò a sognare. Non uscii dalla sua mente, continuai a seguire anche i suoi sogni.
Se i suoi ricordi erano innocenti, tranquilli e spettacolari; i sogni lo erano ancora di più. Non seguivano un senso. Erano soltanto un susseguirsi di colori, forme e visi. Il volto di Bella -sia quello della Bella umana, mezza morta, che quello della Bella vampira- appariva molto spesso, più di Edward e Rosalie, era un testa a testa con Jacob. A volte apparivo anch'io, sia in forma umana che in forma di lupo e non avevo ancora capito come Renesmee avesse capito che io e quel lupo colorato eravamo la stessa cosa!
Dopo un po' il tono di voce di Edward cambiò e attirò la mia attenzione. «Finalmente» esordì.
Mi accorsi solo allora che era già notte profonda. Ero stata per così tanto tempo appoggiata al tronco dell'albero, con gli occhi chiusi, che non mi ero accorta di quanto fosse tardi. Era come se i pensieri di Renesmee mi avessero stregata, facendo volare via il tempo.
Vidi Leah che, ancora truce, si alzò e sgattagliolò fra i cespugli quando Alice apparve sull'altra sponda del fiume. Da brava esibizionista qual era, ondeggiò su un ramo come una trapezzista, con le punte dei piedi che toccavano le mani, prima di oltrepassare il fiume con un balzo aggraziato. Esme fece un salto più tradizionale. Emmett, invece, puntò dritto attraverso l'acqua, spruzzandola così lontano che alcuni schizzi mi colpirono ed ero abbastanza sicura che avesse inzuppato anche la vetrata del salotto. Notai che con loro c'era anche Jasper e al confronto i suoi salti, per quanto vigorosi, sembravano deboli, persino delicati.
I quattro vampiri entrarono in casa e si riunirono agli altri.
Decisi di rientrare anch'io. Mi alzai e, con un salto, raggiunsi il balcone che conduceva direttamente alla mia camera. Entrai dentro, chiusi la finestra e scesi le scale, raggiungendo gli altri in salotto.
Notai subito che Alice stringeva nella mano una normalissima chiave d'ottone, a cui era stretto un gigantesco fiocco di seta rosa, e la offrì a Bella.
Bella, tenendo Renesmee con il braccio destro, prese la chiave con la mano sinistra.
«Buon compleanno!» squittì Alice.
Bella alzò gli occhi al cielo «Nessuno inizia a contare dal primo giorno di nascita. Il primo compleanno è dopo un anno, Alice».
Alice sorrise compiaciuta «Non stiamo festeggiando il tuo compleanno da vampira. Non ancora. È il 13 settembre, Bella. Buon diciannovesimo compleanno!».
«Non esiste proprio!» si lamentò Bella scuotendo la testa decisa e fulminando con lo sguardo Edward. «No, questo non conta. Ho smesso di invecchiare tre giorni fa. Avrò per sempre diciotto anni».
«Pazienza» rispose Alice liquidando le sue proteste con un'alzata di spalle. «Noi ti festeggiamo comunque, quindi fai la brava».
Bella sospirò. Discutere con Alice era quasi sempre tempo perso.
«Pronta ad aprire il regalo?» chiese la vampira vincitrice.
«I regali» la corresse Edward e sfilò dalla tasca un'altra chiave: più lunga, argentata e con un fiocco blu meno vistoso.
«Prima il mio» si intromise Alice e fece una linguaccia a Edward immaginandone la risposta.
«Il mio è più vicino».
«Sì, ma guarda com'è vestita. È tutto il giorno che me la sorbisco in questo stato. L'estetica ha la precedenza assoluta».
In effetti, Bella indossava ancora la camicia di Edward sopra il vestito sbrindellato.
«Ce la giochiamo, va bene?» propose Alice «Morra cinese».
Io e Jasper ridacchiammo ed Edward sospirò.
«Perché non mi dici subito chi vince? Così facciamo prima» replicò Edward impassibile.
Alice si illuminò «Vinco io. Perfetto».
«Tanto mi sa che è meglio se aspetto fino a domani mattina» disse Edward guardando Jacob e Seth, che dormivano molto profondamente. «Credo sarebbe più divertente se anche Jacob fosse sveglio per la grande rivelazione, non vi pare? Almeno ci sarà qualcuno in grado di entusiasmarsi come si deve».
Ancora non avevo capito perché Edward avesse deciso di regalare una macchina a Bella, soprattutto perché lei non ci capiva nulla di automobili.
«Evviva!» cantilenò Alice «Bella, affida Ness... Renesmee a Rosalie».
«Dove dorme di solito?».
Alice si strinse nelle spalle «In braccio a Rose. O a Jacob. O a Esme. Non la mettono giù nemmeno un istante, figurati. Diventerà la vampirastra più viziata della galassia».
Edward rise nel mentre che Rosalie prendeva in braccio Renesmee con gesto esperto.
«Allora è anche la vampirastra meno viziata della galassia» osservò la vampira bionda «È il bello di essere unici».
Alice porse la chiave infiocchettata a Bella. «Dai, andiamo!» trillò felice nel mentre che guidava la festeggiata fuori dalla porta posteriore.
«È qui fuori?» chiese Bella.
«Più o meno» rispose Alice.
«Spero che il regalo ti piaccia» disse Rosalie «È da parte di tutti noi. Soprattutto di Esme».
«Ma voi non venite?» domandò Bella vedendo che nessuno di noi si era mosso.
«Te lo lasciamo godere in privato» rispose Rosalie «Poi ci racconterai...».
Emmett esplose in una risata sguaiata che fece ridere anche me.
Bella sorrise imbarazzata e seguì Alice insieme a Edward.
«Ecco l'entusiasmo, così mi piace» sentì dire da Alice.
I tre vampiri saltarono oltre il fiume e si inoltrarono nel bosco, sparendo nella notte violetta.

Non avevo ancora cenato, però non avevo fame, così decisi di tornarmene in camera mia.
Mi sdragliai sul letto e mi addormentai in poco tempo.

I Cullen e i Quileutes 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora