58. Tutta la verità, nient'altro che la verità

968 71 42
                                    

Andrea's pov
Uscii dalla casa accompagnato da Edward, che mi condusse nel loro grandissimo garage.
Guardai il cielo e ridacchiai. Alice aveva ragione, a momenti avrebbe nevicato.
Edward accese la luce del garage ed io mi avvicinai alla mia moto.
«Uhm, Andrea?» mi chiamò ad un tratto il ragazzo, il vampiro. Sembrava assorto nei suoi pensieri.
«Sì?» gli chiesi, mi metteva in soggezione quel suo strano modo di scrutarmi con i suoi occhi dorati.
«Non... ti arrabbiare con Chiara» disse dopo un attimo. Forse, aveva appena finito di leggere i miei pensieri, dopotutto stavo pensando a lei.
«Per cosa?» domandai confuso, non ero minimamente arrabbiato con Chiara.
«Per il fatto che sia restia a dirti qualcosa. Lei è... molto spaventata dai Volturi, devi capirla e darle un po' di tempo».
Annuii «Ma certo, non sono arrabbiato».
Il vampiro sorrise «Non si sa mai» disse con un'alzata di spalle.
Mi misi il casco e mi preparai a partire.
«Fa' attenzione» si raccomandò Edward prima di lasciarmi partire.
«Certo» risposi e seguii il piccolo sentiero che passava davanti alla grande villa, per poi immettermi nella strada e sfrecciare verso casa.
La neve iniziò a cadere lentamente. Tutti quei fiocchi bianchi sembravano piccoli batuffoli di cotone che cadevano, volteggiando, dal cielo.
La neve, la notte e la strada deserta donavano un'aura di immensa tranquillità al paesaggio circostante.
Ad un tratto, un animale saltò al centro della strada, piantando le zampe sul freddo asfalto. Frenai e girai bruscamente a destra, per evitare di investire la lupa dagli occhi gialli che, senza alcun motivo, rimaneva ferma dov'era.
Scesi dalla moto, ancora sotto shock. Temevo di aver ferito quella lupa che, ormai, conoscevo bene.
Mi tolsi il casco e lo appesi malamente al manubrio della moto.
Mi avvicinai a lei. Il casco cadde a terra e urtò il terreno con un piccolo tonfo sordo, ma non ci feci caso.
«Sei impazzita?!» urlai a bassa voce, rivolgendomi a Chiara.
Lei, ancora in forma di lupo, non mi rispose. Si limitò a guardarmi.
«Avrei potuto investirti» aggiunsi tremendamente agitato, il mio cuore batteva all'impazzata.
«Chiara, stai bene?» le chiesi guardandola negli occhi, era strano che non mi avesse ancora risposto.
Abbassò le orecchie, come se fosse dispiaciuta per qualcosa.
«Ehi, che hai?» le chiesi premuroso, inginocchiandomi davanti a lei.
Non rispose ed abbassò la testa.
Senza pensarci, la abbracciai, affondando il viso in quella morbida pelliccia.
Percepii il suo corpo di lupo che, fra le mie braccia, cambiava, tornando ad essere quello famigliare della mia ragazza.
Sentii che piangeva.
«Ehi, piccola, cos'hai?» le domandai allontanandomi un po', per poterla guardare negli occhi.
«Non te ne andare» mi disse «Non lasciarmi solo perché non voglio dirti nulla. Giuro che stasera ti dirò tutto».
Le asciugai le lacrime.
«No, non me ne vado, tranquilla». Sorrisi «Non intendevo dire quello, quando sono uscito dalla tua camera. Scusa se sono stato troppo duro con te, non volevo ferirti». Rimanemmo per un attimo in silenzio. «Non ti lascio, se tu non vuoi» aggiunsi dopo un attimo.
Sorrise, tenendo i suoi occhi color nocciola fissi nei miei. Senza che me lo aspettassi, mi baciò con un impeto nuovo.
La strinsi più forte a me ed approfondimmo quel bacio, togliendoci il respiro e annullando qualsiasi pensiero.
Le mie braccia continuavano a tenerla ancorata a me, nel mentre che le sue labbra continuavano a cercare le mie. Intorno a noi non c'era più nulla: la neve, il freddo, la mia moto abbandonata in mezzo alla strada; nulla.
Anche lei mi abbracciò e il bacio si approfondì ancora, per poi terminare in un dolce bacio a stampo.
Mi allontanai impercettibilmente per poter riprendere fiato.
«Wow» mormorai divertito e al contempo stupito. «Dovrei spaventarti più spesso, se è questo ciò che ottengo in cambio».
Chiara arrossì. «Non mi hai spaventata» aggiunse dopo un attimo.
«Oh, no, certo che no. Dimmi, allora, perché sei venuta qui a fermarmi rischiando di farti investire».
Mi fece la linguaccia, non sapendo come rispondere.
Scoppiai a ridere e lei arrossì ancora di più.
«Andiamo a casa?» le chiesi dopo un attimo di silenzio «Sto iniziando a morire congelato».
Chiara ridacchiò e si alzò insieme a me.
«Ci vediamo domani» mormorò.
«Non vuoi venire a casa con me?» le chiesi poggiando le mani sui suoi fianchi e facendola avvicinare di più a me.
Abbassò lo sguardo, imbarazzata.
«Che c'è?» le chiesi ridacchiando.
«I tuoi genitori. Cosa diranno?».
«Assolutamente nulla. Sono già le undici passate, staranno sicuramente dormendo, così come mio fratello». Le sfiorai le labbra con le mie. «E non direbbero nulla nemmeno se fossero svegli».
Annuì. «Ok, vengo con te».
Sorrisi e, prendendola per la mano, la condussi verso la moto. Dopo aver preso il mio casco, a terra, le passai il suo e salimmo sulla moto.
Appena si fu sistemata, si strinse a me ed io partii, diretto verso casa.
Entrammo nell'abitazione facendo il minor rumore possibile e condussi la mia ragazza in camera mia, sempre tenendola per mano.
Chiusi la porta della stanza e, lentamente, baciai Chiara, facendola appoggiare al muro.
Iniziai a lasciarle lievi baci sul collo, scendendo sempre più giù.
Chiara si lasciò sfuggire un gemito ed io sorrisi compiaciuto, tornando a baciarla sulle labbra.
Mi tolsi la felpa, lasciandola cadere a terra.
Sentii il battito del mio cuore aumentare quando la ragazza mi spostò involontariamente la maglia, accarezzandomi un lembo di pelle.
Chiara se ne accorse e, imbarazzata, si ritrasse, facendomi allontanare da lei.
«I tuoi genitori» disse con voce affannata «Ci sentiranno».
Sorrisi «Stai tranquilla, la loro camera è lontana dalla mia». La guardai con fare malizioso «E anche se ci sentissero? Cosa cambierebbe?».
Lei arrossì e distolse lo sguardo.
«Tanto so che vuoi farlo» sussurrai al suo orecchio, per poi baciarle il collo. La stavo tentando, lo sapevo.
«Non ero io quella che sapeva leggere nel pensiero?» mi chiese guardandomi negli occhi.
«Tu saprai leggere nel pensiero, ma io so leggere il tuo corpo» mormorai.
«Mh, che frase poetica» mi prese in giro.
Senza pensarci, la presi in braccio e la feci stendere sul letto. Mi ritrovai sopra di lei, a baciarla con foga.
Chiara mi tolse la maglia e mi accarezzò il torace con la punta delle dita.
Aprii la zip della sua felpa, ma lei mi fermò.
«No, aspetta» disse.
«Che c'è?» chiesi, spostandomi di lato e sdragliandomi affianco a lei.
«Non... voglio farlo».
«Perché?».
«Perché... no».
Ridacchiai. «Non è una scusa valida».
«Ho paura di perdere il controllo e trasformarmi» mormorò imbarazzata.
«L'altra volta non è successo nulla, no?».
Annuì.
«Quindi non succederà nulla» mormorai avvicinandomi di nuovo a lei.
«Ma se dovesse succedere?» chiese spostandosi un po'.
«Ti ho fatto venire io questa paura, vero?» chiesi sorridendo divertito.
Arrossì. «Forse».
«Correrò il rischio» mormorai e cercai ancora una volta le sue labbra morbide.
«Tu hai anche più esperienza» disse allontanandosi.
«E allora?».
«E allora mi sento in imbarazzo».
«Perché?».
«Perché tu hai più esperienza».
«Cioè pensi che io ti metta a confronto con le mie due ex?» chiesi cercando di non scoppiare a ridere.
Lei annuì, arrossendo lievemente.
«Prima di tutto, non ti metterei mai a confronto con una delle mie ex e, se lo facessi, vinceresti sicuramente tu».
Mi guardò con sguardo critico.
«Che c'è? È vero».
«Ma, forse, magari, non lo so... con le altre facevi cose che con me non fai perché sono le prime volte» mormorò imbarazzata, arrossendo.
Questa volta non riuscii a trattenermi e ridacchiai. «Non faccio niente con te che non facessi con loro».
Chiara arrossì imbarazzata e distolse lo sguardo.
Sorrisi. «Non perderti in inutili problemi» mormorai avvicinando il mio viso al suo.
Ci pensò per un attimo, in silenzio. «Sì, forse hai ragione» disse e, senza aspettare una mia risposta, mi baciò.
Il suo sapore prese possesso della mia bocca, mentre il suo corpo sfregava contro il mio con passione.
Un brivido mi attraversò il corpo e sorrisi: non mi sarei mai aspettato che superasse così in fretta tutte quelle paure e che, finalmente, si lasciasse andare con tranquillità.

I Cullen e i Quileutes 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora