20. Oggi siete tutti impazziti o sbaglio?

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«Comunque questo non è un mostro» bofonchiò Bella.
«No, amore, certo che non lo è» la rassicurò Edward con parole cariche di sdolcinatezza.
«Certo, come no, è un bel bimbo affettuoso. Ci credo quando lo vedo» risposi acida, alzandomi dalla poltrona.
«Nervosetto il cane, oggi» commentò Rosalie.
Le ringhiai contro senza neanche voltarmi e salì le scale, entrando in camera mia.
Chiusi la porta e mi sedetti di fronte alla scrivania di legno. Vi appoggiai sopra la testa e chiusi gli occhi.
Sì, ero nervosa. Rosalie aveva ragione. Ero nervosa perché questa era una situazione insopportabile. Un'umana stava lentamente morendo in casa nostra nel mentre che tutti covavano la falsa speranza che si salvasse; dopo la sua morte, suo marito, al quale volevo un'infinità di bene, si sarebbe suicidato andando dai Volturi, o facendosi uccidere da Jake; Jacob sarebbe andato via non tornando più; non sapevo cosa fare con Andrea, perché avevo paura che il nostro mondo fosse troppo pericoloso per un umano; in più, come se non bastasse, non potevo neanche uscire liberamente da casa mia per andare a scuola, dai miei amici o dal ragazzo che mi piaceva, senza essere aggredita dal branco di Sam.
Quell'umana ci aveva scombussolato l'esistenza!
Presi un foglio e una matita, speravo che disegnare qualcosa mi calmasse.
Nel mentre che lasciavo libero sfogo alla mia creatività, senza curarmi di cosa ne stava uscendo fuori, ripensai a cos'era successo quella sera. Dall'attacco di Jared e gli altri, al ritorno qui, con Andrea. Mi soffermai maggiormente su cos'era successo con Andrea. Cercai di ripensare alle emozioni e sensazioni che avevo provato, per capire se stare con lui fosse stata una scelta azzardata oppure no. Ripensai alla sua paura che io stessi male; alla sua premura nei miei confronti; al suo tocco delicato ed incerto nel mentre che mi curava il taglio che Jared mi aveva arrecato.
Oh, giusto, il taglio. Pensai interrompendo quella sfilza di pensieri. Mi alzai e andai in bagno, chiudendomi dentro. Mi tolsi i pantaloni e tolsi la benda. Al posto della ferita c'era una cicatrice che, abbastanza presto, sarebbe sparita del tutto. Buttai la fascia in un cestino e mi rivestì.
Solo allora notai che avevo ancora addosso i vestiti di Andrea. Sorrisi, su di essi c'era ancora il suo profumo. Nel mentre che tornavo in camera mia, mi chiesi che fine avesse fatto il sacchetto con i vestiti sporchi di sangue, ma, probabilmente, lo aveva preso Alice.
Richiusi la porta di camera mia e ripresi a pensare a ciò che provavo quando stavo con Andrea, nel mentre che continuavo il disegno.
Ripensai alla sua gentilezza nel bacio; al fatto che mi avesse lasciato il tempo di scegliere se baciarlo o no; alle sue labbra morbide contro le mie; ai suoi movimenti sicuri ed esperti ma, allo stesso tempo, premurosi ed incerti, non conoscendo la mia reazione; alle sue mani, una posata sui miei fianchi e l'altra sulla mia guancia; pensai al fatto che mi ero accorta solo ora che anch'io lo avevo praticamente abbracciato, mettendo le braccia dietro al suo collo; ripensai anche ai miei movimenti incerti, impacciati ed imbarazzati che, a parer mio, avevano reso il bacio un fallimento totale. Dopo questo lui aveva ridacchiato, ma non era per prendermi in giro per il fatto che non sapessi baciare, era per infondermi fiducia, come se avesse detto "non è stato tanto male, la prossima volta sarà meglio". Lo avevo capito soprattutto dai suoi occhi, dai quali trapelava sicurezza.
Poi mi aveva riportata a casa e si era imposto per accompagnarmi fin dentro, preoccupato per una mia eventuale caduta. Si sarebbe addirittura messo a litigare con Rosalie, solo per proteggermi! Ero ancora stupita. I casi erano due: o era molto coraggioso oppure il suo senso di auto-protezione era rotto. Sapevo che gli umani sentivano la pericolosità dei licantropi e dei vampiri, come se un sesto senso li avvertisse del pericolo che correvano. Infatti, avevo notato che le persone stavano sempre alla larga dai Cullen o dai Quileutes, se non li conoscevano bene.
Jasper entrò in camera mia, interrompendo i miei pensieri.
«Ehi» disse salutandomi.
«Che vuoi?» gli chiesi, interrompendo il disegno che avevo praticamente finito.
Avevo disegnato due mani intrecciate, una di una ragazza e una di un ragazzo, e, stranamente, mi erano venute abbastanza bene. Di solito, gli umani, li facevo peggio che male, preferivo disegnare gli animali e, in particolare, i lupi.
«Scendi di sotto?» mi chiese il vampiro.
«Non mi scuserò con Rosalie, neanche sotto tortura»
«Oh, non devi scusarti con lei. Io appoggio te. Si è comportata in modo davvero pessimo. Certo, forse dico questo perché sono l'unico che può capire cosa stai provando, però potrebbe contenere la sua acidità in certe situazioni»
«Anche Edward dovrebbe capire» bofonchiai «Tu senti le emozioni, è vero, ma lui è innamorato di un'umana e può sentire i miei pensieri»
«È vero, ma in questo momento è troppo stupido ed in ansia per Bella per poter capire. Devi lasciargli un po' di tempo»
Sorrisi, sapeva sempre come tirarmi su il morale.
«Jazz, stai usando il tuo potere?»
«Talento, abilità» mi corresse «Potere fa troppo da supereroi»
«Rispondi e non fare strani giri di parole»
«Forse sì, forse no...» rispose con un occhiolino ed un sorriso divertito.
«Stupido» bofonchiai.
«Dai, vieni giù?» mi chiese di nuovo, cambiando argomento.
«Non mi scuserò con nessuno» ribadì.
«Sei veramente cocciuta, eh? Ti ho detto che non serve, che sto dalla tua parte»
«Perché dovrei scendere?»
«Sai quale è il modo migliore per scaricare la tensione e tutte le altre emozioni negative?»
Lo guardai confusa «E questo cosa c'entra?!»
«Rispondi»
Indicai il disegno che avevo fatto.
«No, no, non un disegno. Un modo un po' più... attivo non lo conosci?»
«Utilizzare te ed il tuo talento, abilità, potere-non-da-supereroe?»
«No. Un combattimento!» rispose esultante.
«Un cosa?» chiesi confusa.
«Un combattimento!» disse di nuovo esultante.
«Ehm... perché?»
«Per scaricare tensione, rabbia, ansia, eccetera eccetera e anche perché, così, rimani in allenamento nel caso che i licantropi che sono contro di noi ci attacchino»
Riflettei per un attimo sulle sue parole. «Tu sei pazzo» risposi infine.
Lui scoppiò a ridere «Dai, muoviti. Alzati da quella sedia e seguimi»
Lo guardai male. Oggi erano tutti impazziti: Bella ed Edward che definivano "bambino" il mostro che la stava uccidendo; Jasper che voleva giocare alla lotta; io che mi ricordavo in ritardo ciò che era successo e che avevo provato nel mentre che stavo con il mio ragazzo.
«Dai, Lupacchiotta, muoviti»
Alzai gli occhi al cielo, odiavo ancora Emmett per avermi affibbiato e diffuso quello stupido soprannome.
Mi alzai e lo superai.
«Ehi, aspetta un attimo» disse prendendomi dal cappuccio della felpa di Andrea per potermi fermare.
Mi voltai «Che vuoi ancora?»
«Niente, darti solo un piccolo consiglio: se Alice ti vedesse indossare ancora i vestiti del tuo ragazzo, invece che quelli che ti ha comprato, potrebbe ucciderti»
Alzai le spalle «Correrò il rischio»
Quando scesi le scale compresi le parole di Jasper e mi bloccai. «Chi ti dice che è il mio ragazzo?» gli chiesi.
Mi superò e alzò le spalle «L'amore, è un'emozione» rispose con nonchalance.
«Chi ti dice che stiamo insieme? Possiamo amarci anche senza essere fidanzati»
«Con l'abilità che ho posso vedere tutte le sfaccettature di una singola emozione. Fidati, ci sono diversi tipi di amore. Quando si è molto amici, quando si ha una cotta, quando, come hai detto tu, "ci si ama ma non si sta insieme", quando si è fidanzati, quando si è spostati, quando la coppia ha un figlio... devo andare avanti?»
«No, no, grazie. Ma, come fai a capire di quale amore si tratta? Non è detto che io e Andrea stiamo insieme»
Mi guardò alzando un sopracciglio e ridacchiando «Innanzitutto la tua voce ha assunto una diversa tonalità quando hai detto l'ultima frase. Per come distinguo le diverse emozioni, beh... come fai tu a capire chi sta pensando cosa?»
«Allora..» iniziai a spiegare, ma Jasper mi interruppe.
«No, no, non mi serve la spiegazione, mi basta quella che mi ha dato Edward molto tempo fa. Era solo per farti capire che, così come tu distingui i pensieri della gente, io distinguo le emozioni. Quindi sono più che sicuro che, tu e l'umano, stiate insieme»
«Che bello avere questi fratelli: uno sente le emozioni, l'altro legge i pensieri e una prevede le azioni future...» bofonchiai facendo ridere Jasper ed Alice, che ci aveva seguiti.
Uscimmo fuori e mi diressi poco convinta nel giardino. Probabilmente era solo una scusa di Jasper per poter "giocare alla lotta". Un combattimento non poteva davvero tranquillizzarmi.
Mi trasformai. Sei davvero sicuro della tua idea? Gli chiesi.
«Certo» rispose lui assumendo la posizione d'attacco e simulando un ringhio.
Alice rise e si sedette sulla ringhiera attorno al portico, mettendosi ad osservarci.
Alzai gli occhi al cielo e mi misi anch'io in posizione d'attacco, ringhiando.
Ascoltai i pensieri di Jasper per poter carpire qualche sua possibile mossa. Ma lui era più furbo ed esperto, sapeva che lo avrei fatto, quindi non pensava apertamente ad un piano per attaccarmi.
Feci un passettino avanti e di lato, lui compensò spostandosi indietro e di lato. Così facendo iniziammo a girare, studiando le mosse dell'avversario.
Ad un certo punto, Jasper cambiò il senso del giro, tornando indietro e rendendo orario il nostro moto circolare che, all'inizio, era in senso antiorario. Questo cambiamento mi lasciò confusa e gli diede la possibilità di avvicinarsi di più a me.
Provai a saltargli addosso, ma lui mi schivò facilmente, facendomi rotolare a terra.
«Meglio non fare attacchi diretti, ricorda» mi disse.
Mi alzai e mi preparai ad attaccarlo di nuovo.
Iniziai a correre contro di lui, simulando un attacco diretto ma, all'ultimo, mi spostai a destra. Girai intorno a lui e, quando mi trovai alle sue spalle, provai a saltargli addosso.
Anche se lo avevo confuso, riuscì a schivare lo stesso il mio attacco. Avevo fatto una curva un po' troppo larga, dandogli il tempo di girarsi.
«Ottima mossa» commentò «Ma dovresti restringere la curva»
L'avevo notato... risposi.
Provai ad atterrarlo migliaia di volte, ma lui rimaneva sempre fermo, limitandosi a schivare i miei attacchi e questo non mi aiutava.
Jasper era uno dei pochi nella famiglia che mi risultava difficile da battere, riusciva ad anticipare qualsiasi mia mossa basandosi solo sulla sua esperienza. Anche lottare con Edward era difficile perché mi leggeva i pensieri. Certo, lo facevo anch'io, però lui aveva più esperienza di me in combattimento. Poi c'era Emmett, lui si basava sempre sulla sua forza e massa muscolare, compiendo molti attacchi diretti. Schivarlo sempre saltando a destra e sinistra non era così facile. Ma, con un po' di astuzia, riuscivo sempre ad atterrarlo. Però, secondo me, la più difficile da battere era Alice. Con le sue visioni si dimostrava imbattibile. Neanche Jasper, con tutta la sua esperienza, riusciva a sconfiggerla. Ero riuscita ad atterrarla solo una o due volte, grazie ad un po' di fortuna e, in quei casi, mi ero sentita come una dea.
«Intendi rimanere lì tutto il giorno?» mi chiese Jasper, vedendomi immobile.
. Dissi sdragliandomi a terra. Si sta così comodi.
Sorrise «Vedremo quanto starai comoda, ora» detto ciò mi saltò addosso.
Rotolai di lato, scattando in piedi. Ehi! Pazzo assassino di un vampiro, fa' attenzione!
Alice si mise a ridere, seguita da Jasper.
Ringhiai e saltai addosso al vampiro che si era distratto. Rotolai a terra con lui che, però, riuscì a liberarsi.
Mi alzai di nuovo. Non ne potevo più di rotolare a terra.
"Usa le mie visioni" pensò Alice.
La guardai per un attimo, poi ripresi a fissare Jasper che si trovava davanti a me. Che vuoi dire? Le chiesi.
"Che, se mi leggi il pensiero, puoi anticipare le sue mosse e vincere"
Non voglio barare.
"Chi lo ha detto che è barare? Io faccio sempre così nei combattimenti"
Ma è il tuo talento, mi pare ovvio che lo puoi usare. Non posso usare il talento di un altro, sarebbe come barare.
"Infatti ti limiterai ad usare la tua abilità e, per caso, leggerai i miei pensieri..."
Perché vuoi che Jazz perda? È pur sempre il tuo ragazzo.
"Marito" mi corresse.
Stessa roba. Risposi alzando gli occhi al cielo.
"Sì, uguale, sicuramente"
Se siete sposati e, per non dare nell'occhio, non portate la fede, come faccio io a ricordarmi che siete sposati?!
"Utilizzi la tua memoria, decisamente migliore rispetto a quella degli umani"
Allora? Perché vuoi che perda? Chiesi cambiando argomento.
"Così, per divertimento"
Ridacchiai. Sadica.
«Allora? Sei già stanca?» mi richiamò Jasper.
No, stavo scegliendo cosa fare. Poi parlai solo ad Alice: ok, ci sto.
"Lo sapevo che avresti accettato"
Eh, chissà perché...
Da quel momento il combattimento si fece più veloce e serrato. Schivavo gli attacchi di Jasper e, spesso, riuscivo a beccarlo. Grazie ad Alice lo stavo mettendo seriamente in difficoltà.
"Se sali sull'albero e, da lì, salti su di lui, lo atterri"
"Se sali sull'albero...". Ripetei. Quale tra i duemila alberi?!
"Questo" pensò facendomi vedere l'albero alla sinistra di Jasper.
Ok... scattai in avanti, verso il vampiro. All'ultimo saltai a destra, salendo all'albero indicatomi da Alice. Mi fidavo abbastanza delle sue visioni. Senza dare a Jasper il tempo di capire cosa stessi facendo, gli saltai addosso.
"Aspetta!" Pensò Alice, ma ormai era troppo tardi.
Atterrai sulle spalle del vampiro, sfiorandogli il collo con il muso e sbilanciandomi in avanti.
Lui mi afferrò per i fianchi e mi buttò a terra, facendomi rotolare davanti a lui.
Mi girai a pancia in su e lo guardai male nel mentre che Alice ridacchiava.
Il vampiro era in ginocchio, probabilmente ero riuscita a farlo cadere «Che c'è?» mi chiese alzandosi e togliendosi la terra dai pantaloni.
Mi arrendo. Sbuffai.
«Ah, peccato... perché?»
Forse perché non riesco a batterti neanche utilizzando Alice? Chiesi sarcastica.
«Ah, ma allora avevo ragione a pensare che Alice ti stesse aiutando»
Bah, "aiutando" è una parolona. Risposi guardando la vampira in questione. Avrebbe potuto -anzi, dovuto- prevedere la tua contromossa.
«Ti ho avvertito» si difese lei «Però, quando lui ha capito che ti stavo aiutando, era troppo tardi, tu gli stavi già saltando addosso...»
Tornai in forma umana «Sei inutile» le dissi, ridendo a mia volta.
«Ah, si tratta così la sorella che, amorevolmente, ti compra taaanti vestiti carini e poi tu non li metti perché prediligi quelli del tuo ragazzo?» chiese ridacchiando.
Per un attimo rimasi confusa, poi mi ricordai che avevo ancora addosso i vestiti di Andrea.
«Te lo detto, io, che ti avrebbe uccisa» disse Jasper aprendoci la porta e lasciandoci passare per prime.
«Fino a prova contraria non mi ha uccisa» risposi.
«E non lo farò» rispose lei «Non ucciderei mai la mia sorellina preferita» disse stritolandomi in un abbraccio.
«Sì, Alice, ok, mollami» dissi cercando di divincolarmi.
Lei si mise a ridere, insieme a Jasper.
«In più» riprese a parlare Alice «Grazie a me sei riuscita almeno a farlo cadere, quindi ti sono comunque servita»
Mi misi a ridere «Stai ancora pensando alla tua inutilità in quel momento?»
Lei annuì «Sì»
Sospirai cercando di non ridere «Va bene, ammetto che non sei stata tanto inutile»
«Brava, era questo ciò che volevo sentire» mi disse sorridendo felice.
Dopo ciò, tutti e tre salimmo al piano di sopra dove Bella aveva appena finito di bere l'ennesimo bicchiere di sangue.

I Cullen e i Quileutes 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora