57. Paura

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«Perché non si sveglia? Non sarebbe meglio portarla in ospedale?» chiese una voce che non riuscii a riconoscere immediatamente.
Qualcuno ridacchiò e rispose «Non si può portare qualcuno come noi in ospedale». Era una voce più soave e leggera rispetto all'altra.
Qualcuno, probabilmente la prima persona che aveva parlato, sospirò.
«Si sveglierà a breve, non temere. Ormai è fuori pericolo» disse la seconda voce.
«Davvero?».
«Sì, non sono così male come dottore» rispose ridendo.
«Non ne dubito, ma come fa ad essere sicuro che si sveglierà?».
«Dammi pure del tu, te l'ho già detto milioni di volte, Andrea» disse gentilmente quello che, alla fine, riconobbi come Carlisle.
«Sì, ok, ma...».
«Lo sento dal battito del cuore: è un po' più veloce. Tra poco si sveglierà e... sono abbastanza sicuro che riesca già a sentirci».
«E allora perché non si sveglia subito o non fa qualcosa, qualsiasi cosa?».
«Dalle del tempo, ha comunque rischiato la vita».
«Già, lo so...». Un sospiro e una mano umana mi accarezzò il braccio destro.
«Stai tranquillo, si rimetterà al cento per cento».
Rimettermi? Perché? Ero tanto confusa. Non capivo perché mi sentissi così debole, come se una banda di triceratopi impazziti mi fossero passati tranquillamente sopra, spiaccicandomi.
Dovevo assolutamente chiedere a Carlisle che cosa era successo.
Le palpebre mi sembravano così pesanti ma, lentamente, riuscii ad aprire gli occhi e a guardarmi intorno. Vi era una luce tenue, che lasciava tutto in penombra.
Individuai subito Andrea, seduto vicino al letto, che sorrise entusiasta. Carlisle era dalla parte opposta della stanza.
Cercai di mettermi seduta, ero confusa, mi servivano delle spiegazioni.
«Ehi, ehi, ehi. Ferma» disse Carlisle arrivando di fianco al letto «Non puoi assolutamente alzarti, sei ancora troppo debole».
Mi guardai intorno e, nella penombra, distinsi i contorni della mia camera.
Aspetta un attimo... ha usato la "super velocità" e qui c'è Andrea. Cosa sta succedendo? Pensai ancora più confusa. Che tutte quelle stranezze facessero solo parte di un sogno?
«Cos'è successo?» domandai con voce debole.
«Non... ti ricordi?» chiese titubante Andrea.
Cosa dovrei ricordare? Mi chiesi.
«Oh, è abbastanza normale» disse Carlisle rassicurando l'umano. «Sono successe molte cose insieme. Pian piano ricorderà tutto, soprattutto quando vedrà il segno sul braccio».
Segno sul braccio? Quale segno sul braccio?!
Guardai il braccio sinistro e vidi l'ago di una flebo. Mi irrigidì e chiusi gli occhi. Io avevo il terrore degli aghi!
«Beh, era meglio se guardavi l'altro braccio» rispose Carlisle mascherando una risata in un colpo di tosse.
«Toglilo. Ti prego» dissi a denti stretti.
«Eh? Hai paura degli aghi?» chiese Andrea, ridacchiando.
«Sì!» dissi nel mentre che Carlisle toglieva la flebo.
«Non me lo hai mai detto».
«Beh, adesso lo sai».
«Guarda che puoi aprire gli occhi, ho già rimosso il tutto da secoli» disse Carlisle e lui ed Andrea iniziarono a ridere.
«Molto divertente...» bofonchiai arrossendo lievemente «Perché avevo una flebo attaccata al braccio? Per vedere in quanto tempo svenivo dalla "paura"?».
Andrea si schiarì la voce e mi fece vedere una cicatrice sul mio avambraccio destro.
Era una sorta di piccola mezzaluna, si distinguevano abbastanza bene i segni dei denti che mi avevano trapassato la pelle. Era molto simile ai segni che presentava Jasper sul corpo.
«Oh...» mormorai ricordandomi tutto.
«Già...» disse Andrea in un sospiro.
Guardai Carlisle. «E come mai non sono...» la frase mi morì in gola, ma entrambi capirono.
«Probabilmente perché la tua "metà da vampiro" ti ha salvato» iniziò a spiegare Carlisle «Il DNA, molto simile a quello dei vampiri, tranne che per la parte con i geni da licantropo, deve aver contrastato il veleno di Alec, fatale per i licantropi e gli animali e causa di trasformazione per gli umani. In pratica è accaduto ciò che avviene quando un vampiro viene morso da un altro vampiro: rimane il segno e basta.
Beh, in realtà, tu sei svenuta e non ti sei risvegliata per tre giorni e tre notti, ma a livello molecolare è tutto uguale, sei ancora un licantropo-vampiro».
«Sono svenuta da tre giorni?».
Carlisle annuì «Sì, e ci siamo presi anche un bello spavento. Sei caduta a terra, priva di sensi, e il tuo battito cardiaco era decisamente troppo debole. Ho provato a succhiarti via il veleno tramite la ferita aperta, ma era come se fosse sparito. Nel tuo sangue non vi era il giusto amaro del veleno. Poi...».
«Aspetta un attimo. Mi hai succhiato il sangue?» lo interruppi.
«Sì, solo per togliere il veleno».
Ridacchiai. «E com'era? Visto che il sangue dei licantropi non vi attira per niente, sono curiosa».
Carlisle fece una smorfia «Diciamo che sono sicurissimo che il sangue umano sia mille volte meglio».
«Ah, giusto... non hai mai ucciso un umano, non puoi fare un paragone...».
Carlisle alzò le spalle «Non ci tengo a farlo».
«Dovresti rubare una sacca di sangue» continuai.
Carlisle ridacchiò «No, grazie. Posso continuare?».
«Sì, giusto. Scusa» ero comunque curiosa di sapere cosa fosse successo.
«Abbiamo deciso di portarti a casa, seguiti dai licantropi, e ti abbiamo portata qui» disse indicando la stanza «Poi, dalla forma di lupo sei diventata umana ed è questo che ci ha preoccupati. Eri pallida ed i lupi hanno detto che quando un licantropo muore in forma di lupo, diventa da solo umano».
Annuii, sapendo già cosa accade ad un licantropo quando muore.
«Alec e Jane che fine hanno fatto?» chiesi dopo un attimo.
«Sono scappati. Edward e Leah, essendo i più veloci, li hanno inseguiti, però poi Edward ha sentito i pensieri di Felix e Demetri, quindi sono tornati indietro lasciandoli scappare».
Annuii pensierosa.
Almeno potrò uccidere Alec con le mie mani. Pensai irritata.
«Vado a prenderti qualcosa da mangiare, scommetto che avrai fame» disse Carlisle dirigendo verso la porta.
«Sì, grazie, ma non ho tantissima fame del tipo che mangerei un bue o qualcosa del genere quindi contenetevi».
Se Alice fosse stata preoccupata per me, e probabilmente lo era, avrebbe potuto realizzare assieme ad Esme un banchetto per una corte di 20'000 sudditi.
Il vampiro rise e uscì dalla stanza.
Appena Carlisle chiuse la porta, Andrea si alzò dalla sedia sulla quale era seduto e si sedette sul letto, di fianco a me.
«Come stai?» mi chiese guardandomi negli occhi.
«Mh... bene, credo».
Mi accarezzò una guancia affettuosamente e delicatamente «Mi hai fatto preoccupare parecchio».
«Beh, non ho chiesto io ad Alec di mordermi» risposi fingendo di essere imbronciata.
«Hai ragione» rispose ridacchiando «Ma non farlo mai più! Aggredire due vampiri, che pazzia è mai questa?».
Impallidii. «Va... vampiri? No... non...».
Mi interrruppe posando l'indice sulle mie labbra. «Piccola, so praticamente tutto, non devi più nascondermi nulla».
Provai a sedermi, ma lui mi bloccò.
«Non agitarti, è tutto ok. So dei Volturi, dei vampiri, dei licantropi e anche degli ibridi simili a Renesmee».
Rimasi per un attimo in silenzio, per poter digerire le sue parole. Sapeva tutto, ogni minima cosa.
«Non... hai paura?» mormorai.
Sorrise e scosse la testa. «Assolutamente no, ma te lo avevo già detto, per cercare di farmi rivelare qualcosa da te».
«Ma... noi siamo dei mostri».
«Non siete dei mostri. Dei mostri non si aiuterebbero l'un l'altro come fate voi. Voi siete una normalissima famiglia, dove tutti si aiutano a vicenda. Certo, forse siete una famiglia un po' allargata e con qualche stranezza in mezzo, ma è questo ciò che vi rende unici».
«Andre...» mormorai.
«Non dire nulla, non cambierò mai idea, nemmeno se dovessi raccontarmi di immensi spargimenti si sangue fatti dai tuoi familiari».
Rimasi sbalordita a fissarlo. Come poteva essere così calmo?
Sorrise e si avvicinò. Poggiò le sue labbra sulle mie, baciandomi con la massima delicatezza. Forse era ancora preoccupato che stessi male.
Cercai di nuovamente di mettermi seduta e lui, sghignazzando, si allontanò di poco da me. Poggiò le sue mani sulle mie spalle «Non alzarti».
Sbuffai. «Guarda che non sono così debole».
Lui rise. «Evita di affaticarti. Non passerò altri tre interi giorni al tuo capezzale».
Sorrisi. «Non servirà, se nessun altro cercherà di ucciderti».
«Non accadrà» rispose.
Mi sedetti con nonchalance e Andrea mi fulminò con lo sguardo.
«Non accadrà solo se non saprai nulla di noi» mormorai.
«Sei in ritardo, mi dispiace, ormai so quasi tutto».
Sospirai.
Dei passi in cima alle scale mi distrassero. Dopo un attimo, Esme entrò nella camera, portava un vassoio con due tazze fumanti, che odoravano di cioccolata, e dei biscotti.
Posò il vassoio sul mio comodino.
«Come stai?» mi chiese.
«Bene» risposi e mi lasciai abbracciare.
Esme porse una tazza di cioccolata calda ad Andrea ed una a me.
«Dovrai mettere Andrea al corrente di tutto» mi annunciò la vampira.
«Ma i Volturi...».
«Non sono un problema. È giusto che sappia, così come ha saputo Bella».
«Ma... ma...».
«Tranquilla, come ti ho già detto, un po' di cose le so già e posso aspettare» si intromise il ragazzo.
Esme uscì dalla stanza, lasciandoci nuovamente soli.
Finii in fretta la cioccolata calda, mangiando anche qualche biscotto, e decisi di alzarmi.
«Ehi, dove pensi di andare?» chiese Andrea bloccandomi per la vita e tirandomi a sé, facendomi sedere sulle sue gambe.
Mi girai e lo guardai negli occhi verdi «In giro?» risposi.
«No, non credo proprio. Sei troppo debole» rispose baciandomi.
Mi ritrassi e mi alzai.
«Ehi...» si lamentò alzandosi.
Mi diressi verso il balcone.
Lui mi seguì e mi fermò prendendomi il braccio «Chiara, cosa vorresti fare?»
«Andare a farmi un giro, te l'ho già detto».
Lui sospirò «Non cacciarti nei guai».
Annuii «Tranquillo».
«Non allontanarti troppo».
«I lupi potranno ritrovarmi».
«Non stancarti, ricorda che fino a poco fa stavi lottando tra la vita e la morte».
«Sì, papà» risposi ridacchiando.
«Ehi, guarda che te lo sto dicendo per il tuo bene» disse sbuffando ed incrociando le braccia.
Mi misi a ridere e mi avvicinai alla ringhiera del balcone.
«Aspetta un attimo, vuoi...».
«Saltare giù?» dissi anticipandolo. «Sì, esatto»
Andrea mi guardò spaventato.
«Tranquillo, non mi farò nulla» saltai sull'albero davanti alla casa e poi scesi a terra.
Il ragazzo mi guardò con sguardo apprensivo nel mentre che mi trasformavo e sparivo fra gli alberi.
Le zampe si muovevano sicure sul terreno dissestato del bosco. Sapevano dove portarmi. Non ci stavo neanche pensando, correvo e basta.
Era da un po' che non andavo in quel posto rilassante e lontano da qualsiasi cosa.
Ogni tanto, sul terreno, c'era della neve ma la maggior parte delle fronde degli alberi l'aveva bloccata prima che toccasse il suolo.
Continuavo a correre sicura, gareggiando contro i vento, nel mentre che i miei pensieri vagavano liberi e selvaggi. Però, vi era sempre un unico pensiero che riusciva ad annientare tutti gli altri. Continuava a tormentarmi per sapere che cosa avrei detto ad Andrea.
Bella domanda... pensai. Potrebbe essere facile, ormai sa quasi tutto e sembra molto tranquillo anche se è consapevole di essere circondato da mostri. Sospirai. E se dovessi rivelargli anche solo una piccola cosa che potrebbe spaventarlo? E se decidesse di lasciarmi solo per questo?
Ringhiai e cercai di scacciare quel pensiero.
Ad un tratto, rallentai e passai dentro ad una piccola caverna naturale, dal lato opposto intravedevo già la luce del mio piccolo "posto segreto".
Uscii dalla caverna e mi ritrovai su di un largo spuntone di roccia ed erba soffice, ormai ricoperti di neve. Circa 15 metri più in basso, vi era un lago né troppo grande né troppo piccolo ed abbastanza profondo per tuffarsi dallo spuntone dove mi trovavo senza spiaccicarsi sul fondo.
Intorno al lago si estendeva il bosco.
Vicino alla parete rocciosa della caverna si ergeva una fila disordinata di alberi.
Certo, forse non era un granché, ma era un bel posticino appartato.
Mi sdragliai in punta allo spuntone, con le zampe anteriori e la testa fuori da esso. Una lieve brezza invernale, non troppo fredda, mi solleticò il muso e la pelliccia.
Chiusi gli occhi e mi lasciai cullare da quella tranquillità, con i lievi raggi del sole invernale che mi riscaldavano leggermente, anche se la mia temperatura un po' più alta di quella umana non mi faceva sentire freddo.

I Cullen e i Quileutes 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora