Capitolo 8

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Avevo un corridoio buio davanti a me, a sinistra c'era un salotto con le pareti bianche decorate con quadri moderni. Due divani di pelle nera e un televisore grandissimo avanti. La casa aveva il parquet e svariati tappeti in ogni stanza. Lasciai le valige nella hall per vedere le altre camere.
Percorsi il corridoio e mi fermai alla prima porta a destra, aprí e trovai una camera da letto con due letti singoli ma abbastanza larghi. Un'enorme vetrata dov'è si vedeva il mare. Le pareti della stanza erano bianche tranne una che era blu. In quella parete c'era una scrivania in legno chiaro con sopra una libreria a muro.
Immaginai che quella fosse la camera dei ragazzi così continuai nel corridoio e aprì la porta di fianco.
Una stanza bianca con una parete sul verde,con un letto ad una piazza e mezza e una vetrata dalla quale si vedeva il mare e il centro della città. La camera aveva anche un terrazzo dove c'era un tavolino e delle sedie.
Uscì dalle camere andai in cucina dove trovai i ragazzi e Mimmo che tra un po' ci avrebbe portato in maneggio a controllare i cavalli.
La cucina era strepitosa ed enorme adoravo già questa casa. Dopo esserci rilassati qualche minuto alle 12 andammo in maneggio dai cavalli.
<Mimmo tu dove starai?> Chiese l'amico stupido di mio fratello.
M:< Io ho la casa qua a Catania Ben, è a due passi dal maneggio.>
G:<Quindi saremo solo io, Fede e Benjamin a casa? Oh povera me, immagino già il salotto cosparso di calze e pantaloncini e la cucina in fiamme.>
F:<Zitta che tu non sei meglio. Una volta al mese ci ritroveremo cosparsi di assorbenti, con la dispensa vuota e con te che hai una crisi isterica ogni due minuti. Credi che sia facile sopportarti?>
<Ma tu mi vuoi bene..> dissi con voce dolce sporgendomi in avanti e avvicinandomi alla faccia di Fede, facendo ciò misi il mio bellissimo fondoschiena davanti alla faccia di Benjamin che improvvisamente divenne rosso e accaldato.
-Brava complimenti. Un applauso a Ginevra per aver meritato il Best Idiota nel mondo del 2016-
Quanto non mi mancava la mia coscienza. Mi misi a sedere nuovamente molto più imbarazzata di prima.
Il viaggio non durò molto, era per lo più tutta strada dritta facile da ricordare.

All'entrata c'era un cancello enorme dorato, entrammo e seguimmo un vialetto in ghiaia. Parcheggiata la macchina, seguimmo Mimmo verso le scuderie.
Non avevo mai visto nulla del genere.

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