Capitolo 8 ✔

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Mia

Natale era la mia festa preferita.

Adoravo quel periodo dell'anno dove le strade s'illuminano a festa e le vetrine dei negozi si riempiono di decorazioni. Adoravo ascoltare Michael Bublé intonare White Christmas o Jingle Bells durante le passeggiate in centro per gli acquisti dei regali.

Mi piaceva pensare che fosse merito del Natale se la gente si sentiva meno impaurita dal mondo e sorrideva a quegli sconosciuti con i quali sostava in fila alle casse. Una magia strana ammantava le città in quel periodo e io l'avvertivo sulla pelle tutta quella positività.

Quell'anno sarebbe stato un po' diverso dagli altri. Era il pomeriggio del ventiquattro e in casa non vi era neanche una lucina accesa, per non parlare del grande assente: l'albero. La partenza per Lione mi aveva impedito di comprare per tempo le decorazioni e al mio ritorno quelle più belle erano già sparite. Trovai inutile spendere una quantità spropositata di denaro quando ero certa che l'anno successivo avrei comperato nuovamente ogni cosa.

Con Den avevamo deciso di rimandare tutto, complice anche il fatto che avremmo passato il venticinque e Santo Stefano a casa dei nostri genitori, ma era davvero triste sentirsi quella festa addosso, quasi fosse una seconda pelle, e non vederla rispecchiata tra le mura della propria casa.

Un'altra cosa diversa dal solito prevedeva me completamente sola la sera della Vigilia. Io e Den eravamo abituate a grandi feste con tanti parenti intorno, le partite a carte e poi a tombola, le risate davanti al camino e al ricollocamento delle stanze per riuscire a dare un posto letto a tutti quanti.

Di solitudine ce n'era davvero ben poca in quei giorni, era difficile trovare il tempo anche solo per riallineare i pensieri, figuriamoci per perdercisi.

Quando si decide di camminare con le proprie gambe, però, bisogna accettare il buono e il cattivo che ci viene dato; quella era decisamente una nota a sfavore, perdere un giorno del nostro Natale era un sacrilegio puro, speravo solo di recuperare dal mattino successivo.

«Allora, come sto?»

Sollevai la testa per riuscire a vedere al di là del divano, ero sdraiata a fare zapping compulsivo dinanzi al televisore e non avevo sentito il ticchettio dei tacchi della mia amica.

La studiai con attenzione. Il vestito rosso le calzava a pennello e risaltava sul nero delle maniche e del colletto di pizzo, lo stivaletto scamosciato chiudeva in bellezza quell'outfit.

«Stai benissimo!» affermai con il convincimento che le occorreva per darsi una calmata e riacquisire un po' di controllo.

«Sei sicura?» chiese ancora riluttante. Non smetteva di lisciarsi i capelli, di sistemare la frangia e di controllare se la manicure fosse a posto.

Era tesa, lo avevo notato dal modo convulso di andare avanti e indietro dalla cabina armadio alla sua stanza. Aveva provato tre diverse combinazioni di abiti e accessori e non era entusiasta di nessuna di loro. Quello che non capiva era che nessuno di quei vestiti sarebbe riuscito a placare la sua agitazione e che, quella, se ne sarebbe andata solo a serata conclusa.

«Ti pare che se avessi qualche dubbio non te lo direi?» affermai occhieggiandola con stupore e fingendo un pelo di risentimento per non essere stata creduta prima. «Andrà tutto bene... devi resistere qualche ora e poi arrivederci a Pasqua!» Den sorrise appena e annuì con un po' di sicurezza in più rispetto ai minuti precedenti.

Era stata costretta a partecipare al cenone della vigilia a casa dei genitori di Edoardo. Li aveva incontrati due volte in tutto e in entrambe le occasioni le cose non erano andate per il verso giusto.

Hug Me - Ciò Che Rimane Di Noi #2 (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora