Capitolo 22 ✔

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Alex

Mi trovavo davanti al portone del palazzo che ospitava la mia nuova casa. Con le mani in tasca e senza riuscire a stare fermo sui talloni attendevo l'arrivo di Sara per la fantomatica consegna delle chiavi. Avevo letto il suo messaggio alla fine della festa organizzata per Giò e Serena, avevo completamente abbandonato il telefono troppo preso da altre faccende, troppo preso da Mia.

La transizione era andata a buon fine; c'era voluto più tempo del previsto per entrare perché i vecchi proprietari avevano ricevuto un'offerta più allettante dopo la mia ma, avendo firmato il compromesso con il sottoscritto, non potevano farsi indietro.

Era iniziato un gioco al rilancio al quale non avevo avuto alcuna intenzione di cedere, avevo fatto la mia proposta e loro l'avevano accettata. Per quale motivo spendere più soldi quando possedevo un documento che testimoniava l'accordo. Alla fine l'avevo spuntata io, tenendomi in tasca quarantamila euro.

Uscii da sotto la piccola tettoia quando la vidi arrivare, il suo caschetto era riconoscibile anche sotto al cappello bianco di lana. Si avvicinava a passo svelto ma guardava a terra, forse per ripararsi dal freddo pungente di quel pomeriggio di fine febbraio.

Non la vedevo da quando Mia ci aveva beccati nel mio ufficio, avevo preferito aggiornarmi con lei per telefono onde evitare fraintendimenti con la ragazza che volevo riconquistare. Lei aveva tentato un paio di volete a organizzare un incontro "formale", ma le sue intenzioni erano chiare e io non volevo sbagliare, non di nuovo. Non potevo permettermelo.

«Buon pomeriggio signor Velli...» storse la bocca in un sorriso malizioso e baciò entrambe le mie guance come se ci conoscessimo da una vita. Beh... il fatto che fossimo finiti a letto insieme sicuramente la giustificava da quell'atteggiamento poco forbito.

«Buon pomeriggio a te, Sara...» risposi dopo essermi ripreso dal suo slancio di euforia.

«Allora, facciamo un ultimo giro dell'appartamento insieme e poi ti consegno le chiavi...» passò un dito sotto la cuffietta di lana per spingere i capelli dietro l'orecchio ma quelli, un attimo dopo, tornarono al loro posto.

«Possiamo anche evitare... tanto so già com'è...» affermai con un'alzata di spalle e la vidi accigliarsi dalla sorpresa.

Mi sorrise poi, il suo fare condiscendete era una buona arma per quel lavoro, mi accarezzò il braccio coperta da Refrigiwear nero e mi prese sottobraccio. Quella confidenza stava iniziando a darmi sui nervi.

«Non posso consegnarti le chiavi se non controllo l'appartamento un'ultima volta, è il protocollo...» affermò melliflua socchiudendo le palpebre.

«Mi sembra che altre volte hai trasgredito al protocollo, o no?» dissi a un soffio dal suo viso e lei incurvò l'angolo della bocca. «Dai, prima andiamo prima finiamo questa cosa...»

Mi fece strada verso il mio appartamento, prendemmo l'ascensore e, arrivati al terzo piano, entrammo in casa. Era completamente vuoto, spoglio dei mobili visti l'ultima volta. Gli ex proprietari avevano fatto sparire ogni cosa, era rimasto solo qualche cartone vuoto e fogli di giornale sparsi un po' ovunque. Non mi sarei sorpreso se nel frattempo avessero rotto anche qualche tubo solo per farmi dispetto dopo quello che era successo.

Facemmo un giro veloce, temevo che Sara mi saltasse al collo da un momento all'altro e invece era rimasta al suo posto. Aveva capito che quel giorno non ci sarebbe stata trippa per gatti e aveva avuto il buongusto di non umiliarsi vedendosi sbattere in faccia un palese rifiuto.

Era intelligente e furba, questo gli andava riconosciuto, ma immaginai che in ventisette anni e non so quante case vendute non dovessi essere l'unico cliente con il quale si era spinta oltre. Sapeva gestire quelle situazioni, sapeva capire quando farsi da parte e non insistere.

Hug Me - Ciò Che Rimane Di Noi #2 (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora