Capitolo 22 ✔

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Alex

Eravamo nel pieno delle vacanze con il locale chiuso da qualche giorno e non ci eravamo risparmiati nulla. Eravamo stati al mare, avevamo cenato fuori quasi tutte le sere e non c'era stato un giorno passato senza la compagnia di Maurizio e Juan tanto che stavo iniziando a fare fatica a ritagliarmi dei piccoli spazi solo per me e Mia. E noi, di tempo da soli, ne avevamo ancora un estremo bisogno.

Lei non me lo faceva pesare, mai una volta che mi avesse detto che non le andava di fare una cosa malgrado gravava sulle spalle la stanchezza di una giornata di lavoro; mai una volta che non avesse sorriso nel vedermi allontanare insieme a mio padre. Sì, mio padre, perché si stava comportando proprio come tale – o come avevo sempre immaginato facesse un genitore – e non vedevo differenza nel modo che aveva di guardare me e Juan, nonostante lui l'aveva visto crescere.

Era difficile definirci, ci avevo provato a trovare delle parole adatte a spiegare cos'eravamo. Non lo potevo dire fossimo già una famiglia, non perché non volessi o non lo meritassero, semplicemente affermandolo mi sembrava di sminuire quello che avevano con amore e fatica costruito i miei nonni. E poi ci voleva ancora un po' di conoscenza e qualche esperienza in più per sentirci tali, tutti quanti.

Ci saremmo arrivati a non storcere la bocca con perplessità quando venivamo presentati come padre e figlio, ne ero certo, ma dovevamo dare tempo al tempo e intanto goderci quello che stavamo costruendo insieme.

Mi trovavo sotto casa di Maurizio in quel momento, mi aveva detto di passare approfittando dell'assenza sia di Juan, il quale era a casa della nonna, sia di Mia che si trovava a lavoro.

Voleva parlarmi di una cosa importate, così mi aveva accennato, e preferiva farlo a quattrocchi, da soli; non perché fosse un segreto ma perché credeva che certi argomenti andasse affrontati in privato.

Dovevo ammetterlo, la situazione mi aveva intimorito un poco, più che altro mi impensieriva l'argomento di discussione del quale non aveva voluto anticiparmi nulla.

Forse mi stavo facendo troppe paturnie mentali e non ero mica in grado di gestirle, però mentre attendevo che aprisse il portone non riuscii a fare altro che ipotizzare i motivi per i quali voleva incontrarmi e – per non smentirmi – non riuscivo a trovare nulla di positivo in quell'incontro.

Mi ero già preparato al peggio. Perché è così che si fa per non rischiare di rimare delusi, anche se poi deluso di resti uguale.

L'appartamento di Maurizio era piccolino, non adatto a una famiglia ma ottimo per un single incallito. La teneva come punto d'appoggio per non gravare sui parenti quando veniva a Roma e per farsi qualche giorno di vacanza era più che sufficiente.

«Prego, siediti dove vuoi...» mi disse dopo aver chiuso la porta e seguendo il suo consiglio mi accomodai su una delle sedie che circondavano il tavolo quadrato posto tra l'angolo cucina e il divano di velluto a costine. Maurizio si sedette proprio difronte a me, giunse le mani sul piano d'appoggio e sospirò, quasi gli costasse fatica aprire bocca. «Ci tengo molto a chiederti una cosa, Alex» disse puntando gli occhi nei miei «ma ci tengo ancor di più a dirti che non devi sentirti obbligato in alcun modo a rispondermi di sì...»

Non ribattei, mi limitai a un cenno della testa per informarlo di aver capito e strinsi le labbra in una linea sottile in attesa che andasse avanti. Tentavo di mostrarmi tranquillo, impassibile dinanzi al tallone che batteva ripetutamente sul pavimento. Annoiato, dal senso di agitazione che mi scuoteva il petto.

«Come sai tra una settimana io e Juan ripartiremo. Sono stato molto bene in questi giorni, non... non credevo fosse possibile trovare fin da subito la sintonia nata tra di noi fin dal primo sguardo scambiatoci tramite webcam. Ti ritengo un ragazzo speciale, Alex, un ragazzo che nonostante le difficoltà avute è riuscito a trovare la propria strada e che si sta costruendo un futuro di tutto rispetto...» prese una pausa e solo in quel momento mi resi conto che stavo ancora respirando. Forse avevo trattenuto il fiato per tutto il tempo, forse ero troppo concentrato sulle sue parole da non dar peso al flusso dell'aria nei polmoni, ma mi sembrava di essere stato in apnea per tutto il tempo in cui aveva parlato. «Ho ritrovato in te tanti dei pregi di tua madre, forse tu non lo sai ma le somigli molto... e, a dirla tutta, ho scoperto anche qualche difettuccio che abbiamo in comune, ma non ti svelerò quali sono perché non vorrei me lo rinfacciassi...» ridemmo entrambi e apprezzai modo usato per alleggerire la situazione.

Hug Me - Ciò Che Rimane Di Noi #2 (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora