Capitolo 5 ✔

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Mia

Camminavo avanti e indietro macinando chilometri lungo corridoio che portava al reparto di maternità, pregando di vedere Giovanni arrivare da un momento all'altro e, perché no, sperando anche che si presentasse da solo, cosa che sapevo non sarebbe mai accaduta. Alex avrebbe mandato al diavolo chiunque pur di raggiungerci, o meglio pur di raggiungere la nostra amica.

Le panchine bianche accostate alla parete scorrevano veloci sotto al mio sguardo e le scritte sul muro che riportavano le date e i nomi dei nascituri ormai parevano tutte uguali, perdevano il loro fascino quando si era in preda all'ansia.

Serena era chiusa in sala parto e monitorata costantemente mentre a me avevano impedito di restarle accanto perché non rientravo nella cerchia dei famigliari, come se uno zio lontano avesse più diritto della sottoscritta di starle vicino.

Ero arrabbiata, ma ancor di più mi preoccupava il pensiero di saperla da sola, che se una contrazione fosse stata più forte non avrebbe avuto nessuna mano da stringere, alcun paio d'occhi rassicuranti a guardarla. Mi facevano paura i parti, mi facevano paura le grida o il dolore che trasudava da chi si sottoponeva a quell'agonia, per non parlare del sangue, mio nemico dalla notte dei tempi, ma avrei resistito a tutto se solo me lo avessero concesso.

Bloccai il mio andirivieni quando notai un gruppo di quattro persone avvicinarsi. Riconobbi immediatamente i genitori di Serena, il padre mi aveva fatto commuovere il giorno del matrimonio, ma non ebbi idea di chi fossero gli altri due anche se ero certa di aver visto anche loro.

«Mia, ciao! Da quanto è dentro?» Alla signora Elisabetta tremavano le mani, fu la prima cosa che notai quando si avvicinò abbastanza da vedere che non riusciva a tenerle ferme, era agitata ma sotto il velo d'ansia che le segnava i tratti, incuneata tra le ciglia c'era anche tanta trepidazione. Stava per diventare nonna e ci avrei scommesso la testa che non aspettava altro di vedere sua figlia con in braccio il nipote o la nipotina.

«Circa mezzora... Ho chiamato Giovanni...»

«Sta arrivando, Alex lo ha appena lasciato davanti all'ingresso...» S'intromise il signor Fulvio con il sorriso buono e gli occhi stanchi di chi aveva fatto il turno di notte. «Questo è mio fratello Carlo e sua moglie, Francesca.»

Mi presentai a mia volta e un istante più tardi vidi apparire Giovanni. «Come sta?» mi chiese quando lo raggiunsi per poi percorrere a ritroso la strada appena fatta.

«Come una che sta per partorire, Gio. Va e infondile coraggio!»

«Io spero solo di non sentirmi male!» sussurrò a mezza bocca prima di tirare un sorriso e salutare i suoceri. «Sta vicino ad Alex... è parecchio agitato» disse poi prima di scomparire dietro la porta che dava l'accesso al reparto lasciandomi priva di parole e con nuove paure a scuotere la me interiore.

Le palpitazioni salirono così velocemente da sorprendermi da sola e il fiato si fece corto, neanche avessi corso la maratona di New York, tanto che Elisabetta si avvicinò e mi strinse le spalle assicurandomi che tutto sarebbe andato bene, che lei di figli ne aveva fatti tre e, come potevo vedere, era ancora in gran forma.

Le sorrisi con la cordialità che sapeva distinguermi e, avvolta da quell'aura materna, fui tentata di confessarle che non era per la figlia che stavo avendo quel crollo emotivo. Serena sarebbe stata anche in grado di partorire da sola tanto era pregna di forza di volontà, io lo sapevo bene, e ora che Giovanni le era accanto ero più tranquilla che mai. Insieme quei due spaccavano il mondo.

M'impedii di farlo però per diversi motivi, il più importante era che non volevo essere al centro dei pensieri di una donna che, a pochi metri di distanza, aveva la figlia prossima al parto e poi Alex era apparso dietro di lei proprio quando stavo valutando l'idea di liberarmi o meno di quel fardello che mi portavo sulle spalle.

Hug Me - Ciò Che Rimane Di Noi #2 (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora