Capitolo 6 ✔

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Mia

Modellavo la pallina di pasta di zucchero bianca da diversi minuti, ormai era diventata talmente morbida a causa del calore dei palmi da non essermi più utile per dare forma ai fiocchi di neve.

Ero stata incaricata di completare una torta a tema Frozen per la fine del mio turno, una bimba che festeggiava i suoi cinque anni attendeva per quella sera il suo colosso a tre piani, ma se avessi continuato così non avrei portato a termine neanche quello più piccolo.

Si trattava di un lavoro alquanto semplice, dovevo rivestire il bordo dei piani in polistirolo di blu e la parte superiore con della pasta bianca così da farli sembrare delle montagne di ghiaccio ricoperte di neve, le figure dei protagonisti del cartone animato erano bidimensionali, le avevo stampate su di un foglio commestibile, ritagliate con il bisturi e rese più resistenti applicando uno strato di ghiaccia reale sul retro.

Solitamente, una torta del genere la concludevo nell'arco di un paio d'ore, tre se trovavo qualche difficoltà, ma quel giorno mi muovevo davvero a rilento e dovetti ringraziare la presenza dello staff al completo altrimenti avrei frenato anche l'operato di tutti gli altri.

Avevo la testa così pregna di pensieri da non riuscire a concentrarmi neanche su qualcosa di tanto semplice da realizzare. Di norma era il lavoro che mi permetteva di non rimuginare troppo su quello che accadeva nella mia vita di tutti i giorni, ma in quell'occasione neanche questo era riuscito a togliermi Alex, ma soprattutto il suo bacio imprevisto, dalla testa.

Erano passate poco più di ventiquattro ore e io non avevo smesso neanche un secondo di rivivermi quell'attimo. Anche Den si era accorta che qualcosa non andava, durante la visita a Serena ero rigida come un tronco di quercia e quasi sobbalzavo quando anche solo si accennava ad Alex, aveva tentato a chiedere spiegazione ma, come mio solito, avevo eluso le domande rassicurandola che fosse tutto normale.

Beh, non lo era affatto!

Nulla era normale da quando Alex era entrato dalla mia vita, a causa sua mi muovevo come se camminassi di continuo su dei bicchieri di cristallo con la paura che ogni passo avrebbe potuto essere quello buono per scivolare, per farmi male. Non ero al sicuro con lui nelle vicinanze, eppure, per qualche strano gioco del destino, non riuscivo mai ad allontanarmi abbastanza.

E non c'entrava il fatto che frequentassimo le stesse persone, non c'entrava il fatto che il locale in cui ci riunivamo era di sua proprietà; mi ci nascondevo dietro quelle patetiche scuse, mi ci crogiolavo nella finta assenza di responsabilità, ma lo sapevo bene di essere la prima a cercare il suo sguardo quando la mancanza iniziava a prudere sulla pelle.

«Mia, Stefano... venite un secondo nel mio ufficio.» La voce nell'altoparlante mi fece sussultare e la pallina di pasta di zucchero, che ero riuscita a far diventare completamente appiccicosa, planò a terra senza possibilità di recupero. La gettai via priva di rimorsi prima di lavarmi le mani e utilizzare il grembiule per asciugarle, era stata talmente lavorata che non ci sarebbe stato modo di recuperarla anche volendo.

Scossi la testa e m'imposi di riacquisire una parvenza di normalità, una volta parlato con Johnny avrei dovuto mettermi sotto e concludere il mio lavoro nell'arco di un'ora. Avevo perso fin troppo tempo a dar spazio a qualcosa che non si sarebbe ripetuta, che non aveva futuro.

Una volta raggiunto l'ufficio Johnny ci chiese di chiudere la porta e sederci sulle poltroncine dirimpetto alla scrivania, pareva euforico tanto da non riuscire a trattenere il sorriso e nacque spontanea la curiosità di scoprire cosa avesse in serbo per noi.

«Allora, miei prediletti, ho una notiziona di quelle che ti fanno scompigliare i capelli. Li vedete come sono ridotti i miei?»

«I tuoi sono sempre così, ce l'hai innato lo stile da scappato di casa!» rispose Stefano e io non potei far a meno di ridere.

Hug Me - Ciò Che Rimane Di Noi #2 (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora