Capitolo 18 ✔

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Alex

Erano passati all'incirca una decina di giorni dalla scoperta che Walter non era mio padre, un periodo di assestamento che mi aveva aiutato a rimettere in linea ogni pezzo della mia vita che il tempo aveva mandato in frantumi ma, anche se non avrei mai recuperato tutto quello che avevo perso in quegli anni, sapere di avere la possibilità di cambiare le cose mi aveva fatto affrontare quel disagio interno e vedere il tutto da una prospettiva migliore.

Le elucubrazioni mentali sulle menzogne rifilate da Walter le avevo messe definitivamente alle mie spalle, con loro avevo lasciato indietro anche quell'uomo e suo figlio che nonostante continuasse a essere mio fratello non lo consideravo tale da tempo. In fondo mi avevano sempre voluto fuori dalle loro vite e a modo mio li stavo accontentando.

Volevo ricominciare da capo, scrollarmi di dosso, come gocce di pioggia, il senso di inadeguatezza che avevo sempre provato pensando a loro, sapendo quanto gli avessi tolto nascendo.

Volevo ricostruire la mia famiglia, con Johnny, Mia e tutti i miei amici... e con il mio vero padre.

Lo desideravo davvero, lo desideravo così ardentemente che ne sarei uscito distrutto se anche quella volta non fossi riuscito a portare a compimento quel sogno. Ma le cose stavano procedendo per il verso giusto e non avevo alcuna intenzione di fasciarmi la testa prima di romperla, non volevo che i timori figli di una vita che non avevo scelto mi rovinassero un futuro che appariva roseo ai miei occhi.

C'erano tutti i presupposti affinché le cose andassero bene e avrei fatto del mio meglio per non combinare alcun danno.

Mia mi era stava vicina in quei giorni, mi aveva guardato le spalle con il suo modo sempre pacato, senza essere invadente e lasciando a me il tempo di aprirmi e parlare di quello che mi stava succedendo dentro. Dei miei sogni e delle mie paure.

Aveva passato più notti a casa mia che nella sua e, nonostante continuasse a dire che dovevamo andarci piano, aveva già occupato una parte della cabina armadio con le sue cose. Io la lasciavo fare, se il pensiero di avere un altro rifugio dove andare, nel caso le cose si fossero messe male, la faceva stare tranquilla non avrei certo fatto rimostranze. Per me l'essenziale era stare insieme e stare bene e finché la l'armonia ci avrebbe avvolto nel suo manto di raso accettavo che trascorresse qualche notte lontana da me.

Mi trovavo all'interno dell'aeroporto di Ciampino in quel momento, Mia era a lavoro e Giovanni aveva deciso di non lasciarmi solo al primo incontro con mio padre, così aspettava seduto mentre io non facevo altro che camminare avanti e indietro e controllare il tabellone degli arrivi.

«Devi darti una calmata amico, altrimenti mi muori d'infarto prima di incontrarlo...»

«Lo so, ma non ci riesco...»

Giovanni mi afferrò per la spalla, si era alzato in piedi e neanche lo avevo visto tanto ero in preda al nervosismo. Mi guardava con quello sguardo buono e al contempo severo e sorrise. «Andrà tutto bene... non sarebbe venuto se non gli fosse interessato nulla...»

Poggiai la mia mano sulla sua e annuii. Aveva ragione ma facevo fatica a credere che un uomo come lui, che si era fatto una vita in un altro Stato, che aveva una compagna e un figlio da una ex potesse avere voglia di incasinarsi l'esistenza con un altro ragazzo al quale fare da padre.

Quando ti abituano a vivere in un modo, fatichi a comprendere ci siano altre strade sul tuo percorso. Io ci dovevo ancora entrare nell'ottica che Maurizio non era Walter.

E, infatti, quando alzai lo sguardo lo trovai lì, si trascinava dietro la sua valigia mentre camminava sicuro, anche se si guardava intorno con fare spaesato. Mi stava cercando.

Hug Me - Ciò Che Rimane Di Noi #2 (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora