Capitolo 21 ✔

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Mia

Domenica.

Mi era sembrato di essere tornata indietro nel tempo a quegli anni dove ogni fine settimana si organizzava un pranzo con i parenti trovando sempre una scusa per passare del tempo insieme, dove la piscina era ingombra di marmocchi urlanti - capitanati dalla padrona di casa - e il giardino occupato dai genitori che passavano il tempo parlando dell'ultima partita o di un nuovo gossip letto su Chi.

Questa volta non era diversa dalle solite, solo i visi erano cambiati ma la voglia di stare insieme era la stessa.

Eravamo arrivati a casa dei miei genitori divisi in quattro auto e Tom, con già il suo costume infilato e un'orribile camicia hawaiana addosso, assieme a mia madre, vestita con il suo immancabile copri-bikini fiorato, ci avevano atteso dinanzi l'uscio, felici di avere la possibilità di affacciarsi su uno scorcio delle nostre nuove vite. Avevano conosciuto Alex e Edoardo, ma degli altri presenti quel giorno ne avevano soltanto sentito parlare ed ero certa che non vedessero l'ora di dare un volto a quelle persone che, da ormai un anno, sentivano nominare costantemente.

Dopo le presentazioni eravamo passati nel giardino sul retro della villa dove il barbecue era già acceso e la carne pronta per essere cotta. Tom ci aveva invitato a usare la dependance per abbandonare i vestiti e restare in costume: "Fate come foste a casa vostra!" aveva detto con quel suo modo affabile che te lo faceva amare un attimo dopo averlo conosciuto, così un po' per volta avevano seguito il suo consiglio. Io e Den avevamo usato le nostre vecchie camere.

C'era voluto un po' per scacciare via l'impaccio iniziale, quasi tutti si trovavano in quella casa per la prima volta ed era normale che non si sentissero totalmente a loro agio. Tranne Ema, lui si era buttato di testa in piscina senza neanche aspettare gli altri, ma non m'infastidì, anzi, il suo modo di fare ero certa avrebbe aiutato.

Tra le chiacchiere, un panino salsiccia e peperoni in una mano e la birra fredda nell'altra, una battuta fuori posto di Ema e un battibecco tra Alex e Stefano, qualche ora più tardi avevamo trovato il giusto modo di convivere e il senso di disagio era evaporato come acqua sotto al sole cocente.

Stavo sdraiata a prendere il sole sulla chaise longue accanto a quella di Serena, la quale aveva deciso di rimare vestita perché non voleva mostrare i chili di troppo dovuti alla gravidanza, non avevo insistito più di tanto perché non volevo si sentisse costretta, ma le avevo accennato di disporre di qualche costume se avesse cambiato idea.

Parlavamo di Maya, quello sembra essere diventato l'argomento principale, ma era talmente bella quella bimba, con i suoi capelli ramati e il visetto imbronciato, che era sempre un piacere sapere come procedevano i giorni da neogenitori. Non bene a quanto pareva dato che li teneva svegli quasi tutta la notte, mentre ora stava dormendo come un ghiro.

«Tra gli orari assurdi del locale e questo diavoletto sono stanca morta, te lo giuro...»

Fu in quel momento che mia madre venne a sedersi accanto a noi, tirò un lungo sospiro, come se da quella mattina si fosse fermata solo in quel momento, e rimase qualche secondo ad ammirare il piccolo scricciolo che dormiva tra le braccia di Serena. «Allora... come state?» domandò guardando più che altro la mia amica. Di me sapeva vita morte e miracoli... o quasi.

«Tutto bene... avete una casa bellissima...» rispose strizzando gli occhi per via del sole. Erano rimasti tutti ammaliati quando avevano visto la villa in cui eravamo cresciute, non eravamo solite dare sfoggio alla fortuna che avevamo avuto - e che ancora possedevamo - e, nonostante Alex avesse più volte ribadito quanto fosse bella la casa dei miei, forse nessuno si immaginava tanto. Perché quella casa era un sogno, il sogno di Tom; l'aveva progettata lui stesso e non si era fatto mancare proprio nulla.

Hug Me - Ciò Che Rimane Di Noi #2 (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora