Capitolo 12 ✔

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Alex

«Che ne pensi?» Indicai a Serena il completo che avevo deciso di indossare per la serata.

Solitamente non avevo bisogno d'aiuto per scegliere cosa mettere, sapevo come valorizzare un corpo che già parlava da solo, ma ero cosciente che quella sera non ci sarebbe stata solo la festa di Capodanno ma anche una vera e propria sfilata di moda tra gli invitati – roba che alla Milano Fashion Week sarebbero venuti i capelli bianchi.

Avevo optato per un total black, indossandolo, però, mi era sembrato eccessivo anche per me, alla fine la scelta era ricaduta su un pantalone nero sotto a una camicia rosso vinaccia.

«Starai benissimo, Alex! Tutte cadranno ai tuoi piedi...» si zittì e soppesò per un istante quelle parole «Sai che c'è?! Meglio se resti con la tuta...» aggiunse poi ridendo e io in risposta le scompigliai i capelli appena piastrati facendole urlare i peggior insulti.

«Serena calmati che il mio nipotino si stressa!»

«Potrebbe essere una femmina, Alex!»

«Non voglio pensarci ancora...»

«Perché, sarebbe un problema per te?» arcuò un sopracciglio indispettita e legò le braccia al petto con fare minaccioso.

«No, Sere... ma è un dato di fatto che se nasce maschio dovremmo preoccuparci solo del suo pisello, se nasce femmina, invece, dovremmo star attenti ai piselli di tutti gli altri!»

Ero davvero convinto di quel che avevo appena affermato, anche se lei era scoppiata a ridere neanche avessi fatto la battuta del secolo. Io lo sapevo cosa volevano gli uomini ed erano pochi quelli come Giovanni, Serena sbagliava a credere di non doversene preoccupare già da subito.

«Quando voi due bambini avete finito, ci sono Edoardo e Den in salone.»

Alzai la testa di scatto e rimasi a guadare il mio amico in attesa che mi comunicasse della presenza di Mia, ma lui rimase zitto e con un cenno del capo ci disse di raggiungerli.

«Alex, sei peggio di Mia! Ancora non sei pronto?» Den mi osservò quasi con disgusto notando che indossavo ancora la tuta mentre lei, il suo ragazzo e i miei amici erano già tutti pronti. Ma ci voleva tempo per la perfezione, Michelangelo ci mise tre anni per creare il David da una lastra di marmo.

«Beh, in realtà Mia sarebbe stata pronta in orario se le avessi lasciato il bagno libero. Devi ancora spiegarmi perché ti ci sei chiusa dentro quando avevi già fatto tutto...»

«Edo...» sospirò «Io ti amo ma parli sempre troppo e a sproposito. Se mi sono chiusa in bagno è perché ancora non avevo finito di prepararmi, mi pare ovvio... se Mia ha tardato e deve raggiungerci da sola – e chissà se troverà parcheggio, vista l'ora – non è colpa mia!»

«Passo a prenderla io» m'intromisi. Era sempre un'ottima occasione quella di trascorrere qualche minuto insieme, da soli, la serata non ce lo avrebbe concesso e lei tendeva a starmi lontana in mezzo alla gente.

Un lampo di luce guizzò nello sguardo di Den e un mezzo sorriso compiaciuto nacque sulle sue labbra. «Vedi?! Ogni tanto hai una buona idea anche tu! Dai, che stai aspettando? Vatti a preparare...» mi strizzò l'occhio talmente velocemente che non riuscii a capire se fosse un atto di complicità o solo un battito di ciglia, ma non persi tempo a chiedermelo, avevo una principessa in attesa della sua carrozza.

Quando citofonai al campanello che riportava i cognomi di Mia e Den mi ritrovai a saltellare sul posto, diedi la colpa al freddo, che in quella notte aveva sfiorato i due gradi, ma sapevo per certo che era l'agitazione di vederla ad aver preso il sopravvento.

Hug Me - Ciò Che Rimane Di Noi #2 (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora