Hug Me - Ciò Che Rimane Di Noi #2 (Completa)

Capitolo 10 ✔

Mia

La mattinata a lavorare era trascorsa veloce, il ristorante in cui si sarebbe festeggiato il matrimonio ci aveva concesso una saletta privata dove ci eravamo stabiliti sia per le preparazioni che per le decorazioni. Ci eravamo portati dietro un fornelletto elettrico e solo Jordan e Johnny avevano il permesso di andare e venire dalla cucina per utilizzare i forni.

Alla fine, eravamo riusciti a organizzarci bene e all'ora di pranzo due dei cinque piani della torta erano già ultimati, i cupcake sfornati e in attesa di essere decorati dalla sottoscritta e le crostate già incellofanate. Io mi ero dedicata alla preparazione di monoporzioni di tiramisù e panne cotte, non potevo usare la sac a poche fino al pomeriggio e avevo ottimizzato i tempi togliendo un po' di lavoro a Jordan.

Alex mi aveva aiutata, mi era rimasto accanto senza lasciarmi un secondo neanche per andare in bagno, mi preparava sul tavolo le ciotoline di plastica e non faceva mai mancare il caffè nel piatto dove inzuppavo i savoiardi. Certo, aveva rubato anche intere cucchiaiate di crema al mascarpone, rischiando di costringermi a prepararne di nuova, ma che potevamo farci? Lui era fatto così.

Era stato difficile uscire dalla mia stanza quella mattina, mi vergognavo da morire anche se ero cosciente che non avevo motivi per farlo. Non decidi di tua spontanea volontà di cedere al panico, la mente si spegne governata dalla paura e tu non puoi fare altro che sperare che quel miscuglio di brutte sensazioni si esaurisca presto e di non rimetterci la pelle, perché in quel momento pensi davvero di tutto.

Non mi aspettavo di trovarmi davanti l'uomo che mi aveva messa al mondo, non mi aspettavo di vederlo felice, innamorato e pieno di aspettative per il futuro. Mi rincuorava immaginarlo solo, perché era questo che si meritava uno come lui, e invece aveva ripreso la sua vita in mano e l'aveva ricostruita più solida, più bella. E il male che ci aveva fatto come lo aveva scontato? Perché il karma non si era abbattuto su di lui come era giusto che fosse? Me lo ero chiesta per tutta la notte, perché di dormire non se n'era parlato, tra quello che era successo e Alex che mi teneva stretta a sé il cuore proprio non ce la fece a darsi una calmata e permettermi di riposare un po'.

Mi spaventava l'idea di incontrate Johnny, dopo la brutta figura che gli avevo fatto fare con gli sposi temevo ce l'avesse con me, ma poi Alex mi aveva confessato di aver raccontato loro la verità garantendomi di non essere sceso nei dettagli della storia. Gli aveva spiegato che quell'uomo era mio padre, che all'epoca non era un brav'uomo né un buon genitore e che non lo vedevo né sentivo da quattordici anni. Nulla di più, nulla di meno.

Aveva fatto la scelta giusta, la verità seppur detta a grandi linee era l'unica soluzione in quel caso e gli ero grata per essersi accollato la responsabilità di riferirla; però la paura che Johnny fosse arrabbiato con me si era trasformata nel timore di venire guardata in modo diverso, con compatimento, e io non rivangavo mai il passato proprio per sfuggire a occhiate di quel tipo.

Fortunatamente, appena Alex riuscì a convincermi ad andare a fare colazione al buffet dell'hotel, mi resi conto che le mie paure erano senza fondamenta. Johnny e Jordan si comportarono esattamente come il giorno precedente e quelli prima ancora fingendo con maestria che nulla era accaduto. Stefano, invece, mi aveva presa da parte, abbracciata, e mi aveva detto di stare tranquilla, che potevo contare su tutti loro. Da Stefano non mi aspettavo comportamento diverso, ero come una sorellina per lui, non ce l'avrebbe mai fatta a sorridermi senza riaprire l'argomento, doveva dirmelo guardandomi negli occhi che avevo una spalla a cui aggrapparmi. Dovetti ammettere che quelle parole furono come balsamo sul cuore e il sorriso che ricevetti dagli altri seduti al tavolo mi aiutò a mettere da parte l'agitazione provata nei loro confronti, mi diede l'ulteriore conferma che in quella lotta, perlopiù interiore, non ero sola.