Capitolo 24 ✔

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Alex

Due settimane. Quindici dannati giorni senza vederci, senza sentirci. Infinite ore nelle quali mi ero trattenuto dall'andare a cercarla, dal dirglielo che io non ci volevo stare senza di lei, che proprio non ci sapevo convivere con la sua assenza.

Non l'avevo fatto, non l'avrei fatto neanche in futuro perché non aveva senso alimentare un'aspettativa nella quale lei non credeva più. Mi sarei fatto più male di quel che già provavo a essere rimasto il solo a credere che noi ce la meritavamo una seconda occasione.

Alla fine, ci ero riuscito a mettere l'egoismo da parte; mi ero cibato di pane e pazienza e aspettato i suoi tempi, senza pretendere, senza domandare, ma donandole tutto quello che potevo. Le avevo messo il mio cuore in mano, era un po' piccolo, abbastanza tumefatto, ma suo. E ci era stata attenta per un po', aveva tentato di rinvigorirlo con carezze che sapevano di speranza e quel pizzico d'amore che non era mai mancato, ma che dosava per farsi meno male nella prospettiva di una nuova caduta. Me lo aveva riconsegnato quel martedì pomeriggio a Trastevere, il mio cuore, quando obbligandomi a prendere una decisione che mai avrei voluto, mi aveva costretto a tornare lo stronzo di sempre, quello che anteponeva i suoi bisogni a quelli degli altri.

Il fatto era che non ce la facevo più! Non potevo attraversare quel sentiero di rinascita da solo, era una strada che andava percorsa in due quella, perché piena di ostacoli, piena d'insidie che andavano affrontante e superate insieme. Non avrebbe avuto senso il contrario.

Mia si era fatta indietro, forse aveva tentennato, forse in fondo in fondo avrebbe anche voluto prendermi per mano e provarci ad affrontarle davvero le cose, ma quello che contava era il risultato finale: lei non c'era.

Non la biasimavo, le avevo dato tutte le ragioni per non fidarsi più di me e non era colpa sua se non riusciva a superare il tradimento e le menzogne. Però, cazzo se faceva male sapere che le era rimasto più facile chiudere tutto che tentare ancora.

Dondolavo il bicchiere proprio davanti al mio naso, il liquido ambrato danzava al suo interno e il tintinnio dei ghiaccioli riproduceva una lenta e fastidiosa litania che non riuscivo a fermare. Ero seduto su uno degli sgabelli, con i gomiti puntati sul bancone. Il Sweet era vuoto, ma non mancava molto all'apertura.

Sospirai, ingollai una delle due dita di scotch nel bicchiere e ripresi a far scontrare il ghiaccio contro il vetro mentre con lo sguardo annoiato seguivo il loro andirivieni.

«Quanto dovrà durare?» La voce di Gio riecheggiò nella stanza. Lo seguii con la coda dell'occhio avvicinarsi fin quando non si fermò proprio davanti a me, al di là del bancone.

«Cosa di preciso?» chiesi senza guardarlo.

«Questa agonia. Guardati, amico, sembri un morto che cammina e Mia non si fa vedere da giorni... pensi davvero di risolvere le cose in questo modo?»

«Bevendo? – domandai – Perché mi aiuta, sai? un altro paio di questi e ti svolto la serata...» storsi le labbra in un ghigno divertito, ma il mio amico non ci trovava nulla da ridere nelle mie parole.

«Intendevo alzando bandiera bianca, Alex...» spiegò in un sospiro frustrato.

Strinsi le spalle e finalmente mi decisi a guardarlo negli occhi. «Non posso fare tutto io, Gio... non posso combattere questa battaglia anche per lei...» un groppo acido mi si piazzò al centro della gola e l'avrei frantumato quel bicchiere se avessi assecondato il senso di rabbia che sentivo scorrermi nelle vene.

«E quindi che farete? Lei inizierà a frequentarsi con quel ragazzo del corso e tu tornerai a scoparti la prima che ti capita?»

«Ah, non farmici neanche pensare! Mia con quel tutor del cazzo... che schifo!» scossi la testa e strinsi gli occhi per togliermi dalla mente l'immagine di quei due insieme. Era davvero disgustoso immaginarli vicini o che, addirittura, si baciavano.

Hug Me - Ciò Che Rimane Di Noi #2 (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora