Capitolo 17 ✔

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Mia

Quel lunedì le ore parevano non passare mai. Avrei potuto dare la colpa a chef Santi e alla sua devozione per l'arte panaria, del tutto distante dalla mia; potevo dare la colpa al tempo, il cielo era oscurato da nuvoloni carichi di pioggia; ma la responsabilità andava attribuita a quelle iridi cristalline che non avevano smesso di osservarmi per l'intera lezione.

Matteo aveva provato a chiamarmi per tutto il weekend, telefonate non andate a buon fine visto le mie mancate risposte, ma non aveva cessato di provare fino a quella mattina.

Mi sentivo una ragazzina... no, mi sentivo una ragazzina maleducata e sciocca, ma non sapevo davvero cosa dirgli, non sapevo cosa si aspettasse da me dopo quel bacio.

Avevo passato due giorni davvero strani. Mi ero sentita, mi sentivo ancora, in colpa verso una storia chiusa da tempo, ma che dentro spalancava ancora profonde voragini, verso una persona che le stava provando tutte per farmi capire che c'era ancora una speranza per noi e mi sentivo in colpa anche nei confronti di quell'altro ragazzo che aveva commesso solo l'errore di baciarmi.

Le cose si fanno in due... non facevo altro che ripetermelo, che rimproverarmi e rimuginarci su. La testa era affollata da pensieri contrastanti, perché a me veniva da sorridere quando mi tornava in mente quel bacio e poi da piangere quando era Alex a reclamare il suo spazio.

Stargli vicino, il sabato sera, fingere che fosse tutto come al solito, era stato tra le sfide più ardue che avessi mai affrontato. Si vedeva lontano un miglio che non ero a mio agio, fuori contesto, fuori dal mondo e Alex mi conosceva abbastanza da accorgersene senza grandi sforzi.

Aveva imparato a leggermi dentro, come un artista con le sue opere più belle, sapeva cogliere ogni sfumatura del mio sguardo, ogni lineamento teso del profilo.

Mi ero scusata dicendo di non sentirmi bene, che forse stavo iniziando ad accusare la stanchezza accumulata in quelle ultime settimane, e avevo avuto la fortuna di essere creduta, forse perché in parte era anche vero. Il peggio però era arrivato un istante dopo, quando mi aveva stretto in un abbraccio e poi baciato la tempia con una dolcezza e un'attenzione tale da farmi sentire un mostro.

Non ero stata io a ridurre a brandelli la nostra relazione, eppure in quel momento mi ero sentita la causa di tutto. Alex si stava impegnando a restaurare un vaso rotto, io a finire di distruggerlo.

Non stavamo più insieme da più di tre mesi ormai, e di certo non avrebbe mai potuto rimproverarmi di nulla – aveva fatto ben di peggio – ma io la sentivo comunque addosso quell'aura di responsabilità nei suoi confronti. E se da una parte avevo la necessità di informarlo del bacio, dall'altra la paura mi aveva frenato ad ogni occasione.

Paura di cosa, poi? Non lo sapevo neanche io.

«E, con questo argomento, abbiamo concluso le mie lezioni di teoria... ma, badate bene, non vi risparmierò nulla all'esame finale!» Santi, con un colpo, chiuse il libro che aveva davanti e ci riservò una lunga e torva occhiata prima di riprendere a parlare. «Chef Neri vi aspetta domani, mi raccomando, puntuali!» E, stavolta, il suo sguardo si fermò su di me.

Avevo portato un ritardo di dieci minuti quella mattina, quelli che avevo impiegato a decidere se entrare nello stabile o prendermi un altro giorno per pensare a come affrontare Matteo, e Santi mi avrebbe volentieri lasciato fuori dall'aula se Valerio e Matteo non fossero intervenuti. Mi ero scusata mille volte prima di sedermi ma, evidentemente, non era servito a nulla.

«Ancora due giorni e poi addio teoria, non sei felice?» Clara Agostini, seduta alla mia destra dall'inizio del corso sembrava davvero euforica. Suo padre possedeva una pasticceria a Tor Vergata, vicino l'università, lei voleva imparare a lavorare il cioccolato e dopo aver preso quell'attestato si sarebbe iscritta a un corso più specifico, era stato chef Neri a consigliarglielo.

Hug Me - Ciò Che Rimane Di Noi #2 (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora