Capitolo 26 ✔

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Alex

Le ventitré e quarantacinque minuti. Riuscii a liberarmi dal lavoro solo a quell'ora, il sabato sera era sempre un delirio nel nostro locale e non potevo permettermi di lasciare Gio e il nostro staff da soli.

Era ancora relativamente presto per chi fa un lavoro come il mio però la situazione era diventata più gestibile e questo mi aveva permesso di abbandonare il bancone e fiondarmi in macchina.

Come mi ero ripromesso avevo atteso altri giorni, le avevo concesso altro tempo per riflettere su di noi, per capire che, cavolo, eravamo Alex e Mia e il nostro amore non si poteva disperdere nell'aria senza lasciare più traccia.

Come avevo immaginato lei non aveva neanche azzardato un primo passo, era rimasta lontana dal Sweet e, anche se Den mi aveva avvisato che l'indomani si sarebbe fatta rivedere, io avevo perso la pazienza per attendere ancora.

Dovevo parlarle, lo doveva sapere che l'amavo davvero, ché mica glielo avevo mai detto a chiare lettere che fosse così. Doveva decidere di chiudere la storia avendo in mano ogni dettaglio e, in fondo, ci speravo che aprendole il cuore lei l'avrebbe trovato il coraggio di buttarsi il passato alle spalle.

Un messaggio illuminò il telefono buttato sul sedile del passeggero e da una veloce occhiata capii che era Sara. Il testo era composto da tre semplici parole "Buona fortuna, testone".

Ci eravamo sentiti in quei giorni, dopo averle chiesto scusa per essere stato poco di compagnia non avevamo più smesso di scriverci. Alla fine, glieli avevo spiegati i motivi per i quali non riuscivo a essere sereno, le avevo parlato a grandi linee di Mia e dovevo ammettere di essere rimasto sorpreso quando, al posto del fastidio, avevo trovato della comprensione.

Eravamo andati a letto, le piacevo ed era chiaro, eppure aveva avuto la maturità di trasformarsi in una confidente ed essere anche obiettiva nell'espormi la sua opinione sulla faccenda.

Le avevo scritto anche poco prima di salire in macchina avvisandola che sarei andato a risolvere i miei tormenti, così come mi aveva consigliato di fare, e quella era stata la sua risposta.

Trovai un parcheggio poco distante dal suo palazzo e percorsi quei pochi metri che ci separavamo a piedi. Quasi correvo pur di sbrigarmi a raggiungere il suo portone, ché io mica ce la facevo più a starle lontano.

Den mi aveva detto che era rimasta a casa, che sicuramente l'avrei trovata già a letto e che avrebbe detestato il fatto che l'avessi svegliata, eppure tutto questo diventava trascurabile se pensavo al dopo, se prendevo in considerazione l'ipotesi che, forse, quella sera avrebbe decretato un nuovo inizio.

Sorrisi, uno spiegamento di labbra nato con naturalezza, spinto da un ottimismo che non sapevo da cosa fosse nato, ma che avvertivo mescolarsi al sangue quasi fosse una sostanza dopante. Me lo sentivo addosso il cambiamento, una svolta radicale che avrebbe ribaltato le cose.

Ero quasi in prossimità del suo palazzo quando, alzando il viso, arrestai la mia corsa. L'attenzione era stata catturata da due sagome ferme davanti al portone che stavo raggiungendo. Non smisi di avanzare però, nonostante il cuore avesse accelerato in maniera malsana, continuai a camminare fin quando non riuscii a mettere a fuoco i due ragazzi che stavano parlando sotto la luce soffusa del piccolo lampioncino posto sopra di loro.

E la riconobbi. Mia era bellissima avvolta dalla sua giacca nera, sorrideva mentre cercava qualcosa nella borsa; le chiavi di casa, immaginai, ci metteva sempre una vita per ripescarle tra tutte le cianfrusaglie che si portava dietro.

Lui non riuscivo a vederlo bene, ma non ebbi dubbi su chi fosse. Quel cazzo di tutor stava sempre in mezzo nei momenti meno opportuni. Stava sempre in mezzo, punto.

Hug Me - Ciò Che Rimane Di Noi #2 (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora