Capitolo 25 ✔

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Alex

L'aeroporto di Fiumicino era gremito di gente. Nulla di eccezionale in realtà dato che ci trovavamo in piena estate e Roma è tra le città più amate nel mondo. Quello che non era naturale, però, era il senso di vuoto che mi attanagliava il centro del petto, una morsa che non aveva alcuna intenzione di mollare la presa.

Avevamo appena fatto il check-in e stavamo aspettando che il nostro volo venisse chiamato per dirigerci al gate.

Eravamo solo noi tre: io, mio padre e mio fratello e per quanto fossero felici ci vedermi al loro seguito – unica nota dolce di tutta la faccenda – qualcosa stonava nel nostro quadretto e io lo sapevo bene cos'era.

Con i miei amici ci eravamo salutati la sera prima. Ema sembrava più dispiaciuto di lasciare Juan che me, ma questi erano dettagli. Avevamo approfittato del locale ancora chiuso per organizzare una cena tutti insieme e avevamo passato le ore a brindare e divertici quasi fosse una giornata come le altre. Solo alla fine avevo ricevuto un abbraccio da parte di tutti con la promessa che ogni giorno gli avrei fatto il resoconto di quello che stavo combinando. E lo avrei onorato quel patto, non volevo si dimenticassero di me già dopo una settimana.

Avevo preferito salutarli in quel modo anziché costringerli a seguirmi in aeroporto, soprattutto perché avere loro accanto avrebbe costretto Mia a presenziare quando sapevo bene che quella era l'ultima cosa che desiderava.

Aveva finto bene in quei giorni, si era mostrata entusiasta davanti a Maurizio e aveva fatto promettere a Juan di tenermi d'occhio mentre ero in Spagna. Aveva scherzato con loro sui regali che avrei dovuto portarle e mi aveva anche promesso di raggiungerci per passare un weekend insieme ad agosto. Ma io avevo imparato a leggerla dentro, a superare le barriere con le quale schermava l'anima, ed ero certo che stesse soffrendo più che mai all'idea di questo distacco.

Avevo provato a parlarle, le avevo detto in continuazione che sarei rimasto senza problemi se per lei, questa partenza, era un ostacolo insormontabile, ma Mia mi conosceva bene e sapeva che, nonostante dichiarassi il contrario, era prepotente la voglia di seguire mio padre, di conoscerlo meglio. Quello che non voleva capire, però, era che non le avrei mai rinfacciato la mia mancata partenza, che se lei aveva bisogno di me sarei rimasto senza batter ciglia.

Sì, forse all'inizio non avevo preso bene il suo rifiuto, la freddezza con cui aveva affrontato la questione mi aveva gelato l'anima e di conseguenza indurito il cuore, ma io lo sapevo com'era fatta e mi era bastato rifletterci su qualche ora per capire che non potevo pretendere un passo così poco ponderato da parte sua. Mi ero innamorato di lei proprio perché così diversa da me, proprio perché sapeva frenare la mia parte istintiva e farmi riflettere sulle situazioni, un minimo almeno. Mica potevo pretendere che cambiasse a mio piacimento!

Però, Mia, si era sempre dimostrata migliore di me e, nonostante lei non potesse partire, mi aveva lasciato la libertà di andare, di fare le mie esperienze e tornare più ricco d'affetto e con un rapporto con mio padre più saldo di quello che avevamo potuto costruire in pochi giorni.

Le ero grato, le ero grato per ogni cambiamento che aveva attuato alla mia vita. L'aveva resa più bella, degna di essere vissuta fino all'ultimo secondo se lei mi era accanto.

Ed era per questo che non facevo altro che chiedermi se stessi prendendo la scelta giusta. Se non fosse stato meglio rinsaldare prima il legame con lei e solo dopo quello con Maurizio.

Insomma, non ero più così sicuro di partire per Berlino senza averla al mio fianco.

Scrollai la tesa mentre con la mano massaggiavo la nuca. Mi guardavo intorno con la speranza di vederla arrivare da un momento all'altro anche se non avevo il diritto neanche di pensarla una cosa del genere.

Hug Me - Ciò Che Rimane Di Noi #2 (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora