Capitolo 24 ✔

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Mia

Otto giorni erano voltati in un battito di ciglia e ancora non mi rendevo conto che Alex stava per partire alla volta di Berlino, senza avere fissato una data di ritorno, mentre io me ne sarei rimasta a casa ad aspettarlo.

Non ero invidiosa di quella nuova esperienza ed ero anche cosciente che io non potevo parteciparvi senza mettere nei guai altre persone. Non stavo cambiando idea al riguardo semplicemente non riuscivo a rassegnarmi al fatto che saremmo stati lontani per un tempo non preventivato. Ché noi un nuovo distacco mica ce lo meritavamo.

Avevo dormito con lui quella notte o, meglio, avevamo passato la notte insieme perché di chiudere occhio neanche a parlarne. L'avevo guardato riposare qualche ora, con il viso disteso e l'espressione un bimbo senza pensieri. Mi aveva tenuta stretta a sé malgrado il caldo soffocante e la pelle appiccicaticcia per via del sudore e io glielo avevo lasciato fare, consapevole che avrei presto avvertito la mancanza dei suoi abbracci.

Aveva sussurrato al mio orecchio che mi amava, che apprezzava lo sforzo che stavo facendo e che era consapevole non fossi entusiasta di saperlo lontano. Mi aveva promesso che non avrebbe guardato una ragazza neanche per sbaglio, garantito potessi fidarmi di lui al cento per cento, ma non era questo a preoccuparmi. Certo, sarei stata ipocrita a dire di non averci pensato, i timori su di lui ancora mi assalivano quando i pensieri si facevano più cupi, ma la mia tristezza non nasceva dagli sbagli commessi in passato, il mio malumore esisteva per via della sua assenza, non per quello che avrebbe potuto combinare lontano da me.

Lo avevo vissuto sulla pelle che non serviva andare a Berlino per tradire una persona.

Me lo aveva domandato mille volte in quei giorni se fossi sicura della decisione presa, che non aveva problemi a restare e che non me ne avrebbe mai fatto una colpa ma io, nonostante avessi voluto gridare al mondo il contrario, gli avevo sorriso in ogni occasione e ribadito quanto fosse giusto fare quel passo.

Lo pensavo davvero, ero cosciente che lui necessitasse di passare più tempo con suo padre per rinsaldare quel rapporto nato da così poco. Sapevo gli servissero più sicurezze per riporre una fiducia maggiore in quel legame padre-figlio che in passato aveva saputo solo fargli del male e non volevo sentirmi la causa della sua rinuncia.

Ero certa non me lo avrebbe rinfacciato, lui come me sapeva che ce lo meritavamo un po' di tempo solo per noi, ma non sarei riuscita a stare serena pensando di avergli sottratto un'opportunità del genere. Il dispiacere di non averlo vicino lo dovevo accantonare per la sua felicità. Perché mica ci sarei riuscita a convivere con il senso di colpa e poi era vero che noi avevamo tutto il tempo del mondo per recuperare quello perso.

Dovevo solo accettarlo.

Mi trovavo a casa mia in quel momento, passeggiavo da sola lungo il corridoio dell'ingresso e continuavo a guardare l'ora sul telefonino. Alex mi aveva detto che mi avrebbe mandato un messaggio prima di entrare nel gate e, dato che mancavano giusto un paio d'ore alla partenza, mi aspettavo arrivasse a breve.

Den era chiusa in camera sua ad ultimare un disegno, mi aveva avvertita di non disturbarla per nessun motivo al mondo e, malgrado preferissi averla vicina, avevo assecondato le sue richieste. Doveva essere davvero importante se non si era nemmeno resa conto della tristezza che mi ammantava in ogni anfratto al mio rientro a casa, ma non volevo essere un peso per lei. In realtà, nella mia vita, avevo cercato di non pesare mai su nessuno.

Avevo deciso di non accompagnare Alex all'aeroporto anche per questo, non avrei sostenuto il peso di vederlo voltarmi le spalle e andare via e avevo preferito farlo io per prima, volevo essere libera di nascondergli quelle lacrime figlie di una consapevolezza sempre più reale.

Ero certa che vedermi piangere lo avrebbe dissuaso dai suoi propositi e, malgrado tutto, io volevo che partisse, per questo lo avevo salutato dopo aver fatto colazione insieme ed eravamo rimasti d'accordo di chiamarci appena fosse atterrato a Berlino

Ero il controsenso fatto persona, me ne rendevo conto, ma capita a tutti di desiderare una cosa ed essere costretti a sceglierne un'altra, perché non sempre ciò che vogliamo corrisponde a cosa è giusto fare. Io desideravo Alex vicino, ma sapevo che dovevo lasciarlo andare.

Ché, poi, non si dimostra così l'amore, lasciando libere le persone?

Stavo sporcando infinite pagine bianche della nostra esistenza con l'amore che provavo, glielo stavo scrivendo in tutti i modi che era sua la scelta, che lo avrei aspettato.

Perché sarebbe tornato, perché tornava sempre lui.

Raggiunsi il divano e mi ci buttai sopra scavalcando direttamente lo schienale, sbuffai aria dal naso e iniziai a giocare con le ciocche di capelli sfuggite dalla crocchia disordinata che penzolava sulla mia testa.

Dovevo solo accettarlo, mi dicevo. Dovevo solo abituarmi.

Alla fine, lo sapevo pure io che l'avremmo superata indenni. Che era tutta una questione di affrontare il cambiamento. Ne avevamo passate tante io e lui, di più ardue a dire il vero, che la lontananza sarebbe stata una sfida facile, una cosina da nulla se messa a paragone con le altre.

Quello era l'ennesimo ostacolo, la chiusura del cerchio per certi versi. Perché avevamo messo un punto a tante cose noi due: ci eravamo lasciati alle spalle un passato che bruciava ancora sulla pelle al ricordo, ci eravamo perdonati e prima o poi sarebbe arrivata anche la tranquillità a cui tanto aspiravo.

Dovevo solo portare ancora un po' di pazienza.

Sospirai ancora e fu in quel momento che il campanello di casa suonò. Alzai la schiena di scatto e per un attimo rimasi seduta sul divano, non aspettavamo nessuno e non ero poi così certa che fosse accaduto davvero. Non mi avrebbe sorpreso che la voglia di rivederlo mi avesse fatto venire le allucinazioni, creando in me aspettative che non si sarebbero avverate.

Ma il campanello suonò di nuovo e Den urlò dall'altra stanza di andare ad aprire.

«Arrivo!» gridai infilando gli infradito di gomma, inciampai in uno di essi e quasi persi l'equilibrio imprecando in silenzio contro me stessa.

Quando la spalancai quasi mi venne un colpo.

«Che ci fai tu qui?»

Chi sarà mai arrivato a casa di Mia?Beh

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Chi sarà mai arrivato a casa di Mia?
Beh... niente paura lo scoprirete molto presto dato che l'ultimo capitolo lo pubblicherò...
UDITE, UDITE
nel pomeriggio!

A dopo, un bacio.

A dopo, un bacio

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Hug Me - Ciò Che Rimane Di Noi #2 (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora