4 - Io, in un gruppo?

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Stamattina, stranamente, mi sono alzata prestissimo. Dico stranamente, perché erano circa le sei e venticinque quando, mentre tutti dormivano, sono andata a lavarmi e vestirmi con il solo pensiero in testa di voler andare a scuola.
Per vedere William si intende, non perché io sia diventata improvvisamente una studentessa modello eh!
E quindi eccomi qui, seduta a sorseggiare un cappuccino stando attenta ad non macchiare i miei jeans nuovi, o il mio maglione bordeaux largo abbastanza da poterci far entrare altre due persone. 

«Che problemi hanno i giovani di oggi?» si lamenta mia madre sul mio abbigliamento «Un maglione che lascia mezza spalla scoperta, con questo freddo!» scuote la testa ed inizia a versare in una piccola ciotola del mangime per James. 
«Metterò il cappotto pesante, e poi dentro la scuola ci sono i riscaldamenti» le faccio presente seguendo con gli occhi Nick che cammina avanti e indietro per il corridoio.

«Cerchi qualcosa?» chiedo ripulendomi le labbra dai baffi di schiuma, mentre tento di capire cosa stia facendo.
Lui si ferma per un attimo «No, ho dimenticato come si cammina, mi sto esercitando, non vedi?» 
«Ah-ah-ah simpatico» dico alzandomi dalla sedia «Beh, qualsiasi cosa sia, io non ce l'ho» continuo. 

«Ne sei sicura? Perché giusto ieri sera ti ho vista salire in camera tua con quello» punta il dito contro il cappello che sto indossando, è comodissimo e poi mi sta bene, speravo non se ne accorgesse. 
Alzo gli occhi al cielo e sbuffo «Ne hai circa un milione, proprio questo ti serve adesso?»
Lui sospira, poi dice qualcosa che non riesco a sentire dato che nel frattempo intravedo in lontananza, dalla finestra del salotto, Will che esce di casa insieme a Daniel e mi si blocca letteralmente il cervello. 
«Va bene, tieni, devo andare» lo liquido velocemente, mi tolgo il cappello e glielo lancio, poi saluto tutti ed esco in fretta e furia lasciandomi alle spalle un fratello confuso ed una madre rassegnata di avere una figlia tanto strana.

Camminano sul marciapiede opposto e si dirigono esattamente nella stessa direzione verso cui dovrei andare io. Mi tengo a debita distanza, non voglio farmi vedere, non saprei cosa dire e la presenza di suo fratello mi imbarazzerebbe ancora di più.
Dio se è bello, anche da dietro, bello e impossibile...

Sii positiva Jane, positiva e discreta! E meno stalker per favore, altrimenti se ne accorge.


Ha una camminata tranquilla, tiene le mani in tasca e nasconde il mento dietro al colletto del suo giubbotto nero per ripararsi dalle raffiche di vento che soffiano di tanto in tanto. 

Quando arrivo di fronte casa di Meg, lei è già fuori e viene verso di me dopo aver gettato un'occhiata verso i due ragazzi. Fa la solita espressione di quando sta per combinare qualcosa, dopo di che urla «CIAO JANE!». Voglio morire.
La strada è deserta, ci siamo solo noi quattro, ha gridato così forte che Will e Daniel si sono girati per capire chi fosse l'artefice di quel suono stridulo, ed io disperatamente mi guardo intorno in cerca di un nascondiglio o di qualcosa che mi permetta di strangolare Megan. 
Veloce come un fulmine mi fiondo dietro un albero e prego affinché quei due continuino a camminare. 
Per favore, fai che non mi abbiano vista... ti supplico!

«Tranquilla, se ne stanno andando» vedo spuntare Megan alla mia destra, prima di capire che fosse lei ho fatto un balzo per lo spavento.
«Tranquilla? Ma che ti salta in testa?!» sbraito uscendo allo scoperto, lei fa spallucce, dopo di che sistema il suo zaino su entrambe le spalle e mi prende a braccetto. 

«Dai, non fare così, sei melodrammatica! Che cosa terribile sarebbe successa nel caso in cui ti avessero visto? Ooooh Will ti avrebbe salutato, che orrore!»
«Non prendermi in giro...» scuoto la testa e guardo il marciapiede «È stato troppo imbarazzante farmi vedere spettinata, con la tuta che urlava "bruciatemi vi prego" da lontano, nel loro giardino ieri sera! Un pessimo primo incontro...»
«Secondo» mi corregge.
Resto in silenzio a rimuginare su quanto è accaduto, dovrei smetterla di essere così paranoica, timida o quello che è.

Una volta arrivate in mensa, dopo le lezioni, ci sediamo al nostro solito tavolo vicino la vetrata da cui si può ammirare un enorme campo da calcio, un'area studio all'aperto, parte del cortile e toh guarda, un Will.
«Mi stai ascoltando Jane? Dove sei?» domanda Meg sventolando una mano di fronte al mio viso. Mi sono di nuovo isolata nel mondo della mia testa, un mondo in cui William ha occhi solo per me e mi chiede di essere la sua ragazza. Usciamo a cena, viaggiamo, suono e canto delle canzoni per lui... 
Ma chi voglio prendere in giro. 

The rhythm of loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora