23 - Qui gatta ci cova

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«Q-quelli sono gatti?» chiedo incredula e sorpresa.

Di fronte a me c'è l'immagine di Ray piegato sulle ginocchia, che si prende cura di una cucciolata, chi l'avrebbe mai detto?

«Sì, altro che affari loschi» ridacchia Michael.

«Ma perché inventare tutta la storia del rave? Lo sa anche lui che è un pessimo ambiente, perché tenerci nascosta una cosa simile?»

«Beh, chiediamoglielo. O preferite lasciare le cose come stanno? Forse si vergogna»

«Fate largo gente, vado a chiedergli spiegazioni» fa Libby uscendo allo scoperto.

Non appena Ray la vede drizza all'impiedi, agitato e rosso come un peperone, allora tanto vale uscire tutti.

Lo raggiungiamo ed ecco che per la prima volta da quando lo conosco, lui resta senza nulla da dire per l'imbarazzo.

«Mi spieghi perché invece di dirci cosa avevi intenzione di fare, ci hai spediti a quel rave di merda?» chiede Oliver indicando il punto da cui proviene musica in lontananza.

Ray si passa una mano dietro la testa e solleva un angolo della bocca «Mi dispiace ragazzi, avrei voluto dirvelo, lo giuro. Io ero partito con l'intenzione di portarvi qui al molo e farvi conoscere... Mia, Golio, Gath, Tino e Mao Tse-tung, ma... avanti, non suona ridicolo? Mi è venuto in mente, quando Jane ha chiesto dove stessimo andando, che nella fabbrica abbandonata qui vicino avrebbero dato un rave, il che suona strano visto che nessuno di noi è tipo da rave insomma...»   

«L'hai sul serio chiamato Mao Tse-tung?» fa Michael picchiettando con un dito sul nasino di uno dei cuccioli. 

«Quello è Tino, Mao Tse-tung è quello che ti sta mordendo un laccio»
«Oh, dovevo immaginarlo»
«Va bene, però la prossima volta, visto che siamo tuoi amici, invece di vergognarti e spedirci in mezzo a bische clandestine, rapine o robe simili, pensaci due volte» lo rimprovera Oliver, anche se più che arrabbiato sembra rassegnato «Visto che un drogato oggi stava per fregare dei soldi a Jane» continua.

«Davvero? Oh mio dio... non immaginavo che sarebbe potuta succedere una cosa del genere, vi prego di perdonarmi» dice Ray con tono lamentoso.

«Sarebbe potuto succedere anche di peggio, comunque basta, l'importante è che hai capito che a noi puoi dire tutto» lui annuisce.

Per fortuna è ancora mezzanotte e un quarto, Ray ha dato un ultimo saluto ai suoi amici gatti e ci siamo tutti immediatamente catapultati dentro il furgone, finalmente al sicuro.

Direi che siamo sopravvissuti a quella che inizialmente pensavamo fosse una nottata difficile ed inquietante, siamo tutti sani e salvi a parte qualche graffietto per via della mia fuga di prima.

«Ho un'idea» fa Michael a metà strada, Ray ci sta portando tutti a casa.

«Basta idee vi prego, ne ho abbastanza di sorprese e suspense» si lamenta Oliver.

«No non preoccuparti, pensavo solo che magari un giorno di questi possiamo tornare qui e portare con noi quei gattini» 

«Già! Non sarebbe una cattiva idea» esclama Libby contenta «È da tanto che vorrei un gatto, ho l'allergia, ma prenderò qualcosa per  farmela passare» saltella sul sedile.

Ray la guarda sorridente «Mi piace come idea, non ci avevo pensato. Ora che sapete della loro esistenza potete aiutarmi a trovare loro una sistemazione».

«Io posso prenderne uno, non penso che i miei facciano problemi» fa Oliver alzando le spalle.

«Io voglio, e non sento ragioni, Mao Tse-tung e Tino» dice Michael facendo una smorfia dolce.

«Jane, siamo rimasti io e te, che mi dici?» chiede Ray.

«Beh, contando che io a casa ho già un coniglio, e tu sei più affezionato a loro di quanto non lo sia io, direi che sia più giusto che l'ultimo lo tenga tu» dico sapendo di farlo contento. Infatti ha assunto il tipico tono di chi sta gioendo ma non lo dà a vedere.

«Molto bene, allora è deciso!» accende poi la radio a volume non troppo alto, e sulle note di "Hold back the river" si dirige verso la città.


Quel bacio è stato fantastico, mi ha fatto provare emozioni stupende, mai provate prima, ma devo essere realista e restare con i piedi per terra. Devo voler bene a me stessa, più di quanto posso tenere agli altri, proprio per questo ho deciso di parlare a Will e Oliver, mettendo in chiaro che se vogliono, per loro posso essere nient'altro che un'amica.
Arriverà anche il mio momento per essere felice e fidarmi di qualcuno, ma evidentemente non è questo il giorno, e devo accettarlo.

Anche io avrò un ragazzo che mi farà sentire protetta e amata, un ragazzo che sia sincero con me e non mi usi o mi prenda in giro, nel frattempo mi dedicherò alla mia cara musica, al canto, al pianoforte, e l'amore arriverà quando meno me lo aspetterò.

Casa mia viene prima delle altre, così Ray si ferma di fronte al mio giardino.
Saluto tutti e scendo.

«Ti accompagno» fa Oliver seguendomi fino alla porta di ingresso, io sorrido.

«Grazie» dico guardandolo dritto negli occhi. Non posso nascondere il fatto che mi faccia parecchio effetto, ma non mi posso tirare indietro di certo ora che ho capito cosa voglio.

«Per tutto» proseguo «Per avermi aiutata nel bosco, per avermi fatto sentire al sicuro, per avermi chiarito le idee... più o meno».

«Non devi ringraziarmi. Se lo vuoi, per te ci sarò sempre» fa lui sorridendo di rimando.

«Oliver... voglio che tu sappia che stasera nonostante tutto sono stata bene, davvero, però...»

«Però hai bisogno del tuo spazio, niente pressioni» solleva le mani continuando a mostrare quel sorriso fantastico, io annuisco stringendo le labbra tra i denti, poi gli do un bacio sulla guancia e salutandolo un'ultima volta e poi anche gli altri con un gesto della mano, entro in casa.


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