40 - Sola

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Sono sdraiata sul mio letto con James sulla mia pancia e giocherello con le sue orecchie mentre al telefono sento Megan litigare con sua sorella. Quando finalmente finiscono, posso continuare discorso che le stavo facendo su William e su quanto sia diventato inquietante. 

«Mi sta sempre addosso, secondo te che sta succedendo?» le chiedo. 

«Non lo so, ma sono sicura che si tratti del suo solito teatrino» fa lei sgranocchiando qualcosa, probabilmente le solite patatine da fame nervosa post-litigata.

«Mi sembra strano il fatto che ogni volta che sono da sola me lo ritrovo accanto e ti giuro che non riesco a capirne il motivo» ormai sono esasperata, tra Oliver che non mi parla da una settimana e quando lo fa è aggressivo e William che non si sa perché mi sta sempre intorno e si comporta in modo molto strano.

«Forse è cambiato e gli piaci» prova a dire incerta, ma anche lei sa che è una cosa praticamente impossibile quindi subito dopo si contraddice «Nah, è solo un pervertito psicopatico» bene, rincuorante.

«Cambiando discorso... ora che i tuoi genitori sono partiti farai una festa come quella di Chris?» mi chiede speranzosa, ma il ricordo che ho di quell'episodio mi fa rivoltare lo stomaco, pensando anche che è da allora che è iniziata gran parte dei miei problemi.      

«Non credo proprio, me ne starò in pace a rimuginare e magari che so, potrebbe essere la volta buona che mi faccio suora» sollevo le spalle anche se non può vedermi, poi suona il campanello e sbuffo.

«Chi sarà a quest'ora?» chiedo guardando l'orologio che segna le otto e mezza di sera.

«Vai a vedere, ti richiamo più tardi o ci sentiamo per messaggi» fa Meg, poi chiude e svogliatamente scendo le scale per andare ad aprire.

Guardo dallo spioncino pensando che sia Nick che ha dimenticato le chiavi, invece vedo il mio caro vicino di casa Will lì fermo impalato che aspetta.

«Ma seriamente?» dico a bassa voce tra me e me un po' scocciata, poi apro.

«Ciao» fa, al mio sguardo confuso non dà una risposta, anzi, mi fa una domanda che mi mette ancora più perplessità: «Sei da sola?».

Sarebbe saggio rispondere che mio fratello maggiore è in salotto a guardare la tv, che mia madre è in cucina a preparare la cena e mio padre in garage alle prese con l'auto, ma ahimè la televisione è spenta, come la luce della cucina, ed il garage è chiuso, serrato.

«Senti, non ho bisogno della balia, e soprattutto non ho bisogno di te che mi stai sempre col fiato sul collo e nemmeno vuoi spiegarmi il motivo» dico esausta sospirando.

«Volevo solo assicurarmi che stessi bene» fa lui allora guardando il corridoio oltre le mie spalle.

«Sto bene, mai stata meglio, anzi ora se vuoi scusarmi devo andare a rispondere al telefono» dico accompagnata dal sottofondo poco musicale degli squilli. Lui titubante stringe le labbra tra i denti «Se vuoi posso farti compagnia» fa, ma io lo liquido subito «Ti ringrazio ma tra poco tornerà mio fratello» poi chiudo la porta e corro a rispondere.  

Incredibile.

Insistente e pure sospetto, dopo quello che mi ha fatto di certo non lo lascio entrare in casa mentre sono da sola.

«Pronto?» rispondo al volo.

«Jane, sono Chris, Nick mi ha detto di avvisarti che farà un po' tardi per il lavoro e dice anche di ordinare qualcosa al giapponese per stasera» in effetti mi aveva promesso che stasera avremmo mangiato qualcosa di diverso dal solito.

«È troppo tardi per ordinare, arriveranno domani mattina di questo passo» dico dispiaciuta, ma poi mi viene in mente un'idea «Lo vado a prendere io e lo porto a casa!»

«Sei sicura? Fuori è già buio e il ristorante non è molto vicino»

«Sicurissima, tanto da sola non saprei cosa fare qui in casa, almeno impiego il tempo in qualcosa di utile» dico iniziando ad infilarmi il cappotto.

«Va bene, stai attenta, lo dico a Nick» fa, gli schiocco un bacio nella cornetta e riattacco.

In effetti non sono mai andata in giro da sola di sera, ma non sarò mica l'unica persona al mondo a farlo, e poi devo diventare autonoma... tra i miei genitori, Nick, Megan e adesso anche William non mi sono mai trovata da sola nemmeno per un istante.

Il cielo è limpido, la luna è piena e le stelle si vedono perfettamente, mi confortano quelle piccole lucine lassù. Cammino con le mani in tasca per via del freddo, ancora le temperature sono basse, avrei dovuto portare con me dei guanti.

Penso che sarebbe bello se in questo momento qui con me ci fosse Oliver, ma non l'Oliver arrabbiato che non sopporta nemmeno la mia presenza, l'Oliver protettivo, gentile e dolce, che mi passa la sua felpa quando ho freddo e mi porta in braccio se sto male.
L'Oliver che quando mi vede sorride e mi fa arrivare il cuore in gola.

Mi manca terribilmente e nemmeno posso dirglielo.

Manca ancora parecchia strada, ma alla fine meno di quanto credessi. Non appena giro l'angolo però mi scontro con forza con qualcuno e sento di stare per cadere, quando mi sento afferrare da un polso.

Sono un po' intontita e non c'è molta luce, riesco a vedere ben poco, ma il tipo non ne vuole sapere di lasciarmi il braccio, così cerco di capire se stia bene.

«Scusami, non ti avevo visto» dico incerta tentando di sciogliere la sua presa, poi lui solleva la testa e mi rendo conto che ha un'aria familiare.

«Oh scusami tu, non vorrei mai che una ragazza come te si faccia del male» fa con un ghigno. Ora ricordo meglio, è uno degli amici di Will, quello che ho incontrato quando il vicino ha dato di matto.

«Una ragazza come me?» domando confusa, nel frattempo lui invece di allentare la presa, la stringe ancora di più facendomi parecchio male ed inizia a trascinarmi verso un'auto da cui esce un altro tizio.

«Simon dammi una mano» fa ad un tratto continuando a strattonarmi. Nel frattempo urlo e mi divincolo come una matta «Lasciami!» grido disperata, ormai non so nemmeno se sto piangendo, non sto capendo più nulla. 

«Guarda come si dimena» dice l'altro «Chissà se è così anche a letto» poi si lecca le labbra, sto per vomitare.

Mentre il tizio continua a tenermi bloccata per entrambi i polsi, l'altro mi tappa la bocca da dietro, e di peso mi fanno entrare  in macchina, poi sbattono gli sportelli e partono facendo strisciare le ruote sull'asfalto.

                      

          

The rhythm of loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora