12 - Appuntamento

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  «Oggi siamo stati grandi, vero Mike?» fa Ray dando delle pacche sulla spalla a Michael, che annuisce soddisfatto.
«Che ne dite se andiamo a bere qualcosa al bar?» propone poi, nel frattempo arriva Libby, che sentendo tutto si fionda addosso a Ray abbracciandolo da dietro «Idea grandiosa!» esclama felice.
«Io non posso venire» dico secca, saluto tutti e vado via in fretta mentre mi guardano straniti.
Percorro la strada fino all'uscita e una volta oltrepassato il cancello una mano mi blocca per il polso.
«Da chi scappi?» scherza Will.

«Da nessuno, ho solo fretta di tornare a casa, sono un po' stanca» dico facendo un mezzo sorriso.
«Hai qualche impegno per sabato sera?» mi chiede mentre automaticamente iniziamo a camminare verso casa.
Sabato sera ha detto?
È domani! 
Non esco di sera con un ragazzo da quando Chris ha iniziato a lavorare con Nick, sarà il caso di andarci da sola? 
Ma sì, tanto cosa potrebbe mai succedere!
«No, non dovrei averne» rispondo sperando di avere l'aria di qualcuno che oltre allo studio e alla musica ha anche una vita sociale.
«Perfetto, allora ti andrebbe di uscire? Solo noi due, dico» fa.
«Sì, mi piacerebbe!» dico contenta.
«E dove vorresti andare? Un pub, un locale... al cinema?»
«Uhm... non so» dico indecisa.
«Lo decideremo domani stesso, tu pensaci nel frattempo» sorride e come sempre resto incantata. Ora che sto iniziando a conoscerlo mi rendo conto che non merita di avere un amico che parli così male di lui, ho deciso che mi concentrerò solo su Will e proverò a togliermi Oliver dalla testa. D'altronde uno che va con tutte, con me non avrà alcuna speranza.
Già, come se io ne avessi con le persone normali.
Non è questo il punto però! Io mi sono fidata e sono diventata sua amica, e lui mi ha ripagata mentendomi, che bell'amico, davvero!
E oggi ha pure avuto il coraggio di chiedermi perché ce l'avessi con lui.
Pfh.

«Jane?» mi sento chiamare da Will, che mi risveglia dai miei pensieri.
Sono con William e penso ad Oliver?! Questa storia deve finire adesso.

«Scusami, a volte penso troppo» dico imbarazzata.
«Ho notato» ridacchia, dopo di che mi si avvicina e mi dà un bacio sulla fronte.
Manco fosse il Papa. 
Devo smetterla di aspettarmi cose improbabili, basta! 

«A domani» mormora aspettando che io entri in casa, lo saluto e sparisco dietro la porta.

A volte anche a me capitano le gioie, che bello!

«Jay sei tu?» Nick è in salotto.
«No, sono il ladro!» urlo di rimando, allora sento dei passi correre veloci verso di me e spunta Chris che mi prende in braccio come un sacco di patate.

«Mettimi giù!» dico mentre non riesco a smettere di ridere.

«Eh no! Questa è una proprietà privata, i ladri non possono entrare!» ed ecco che inizia a correre per il soggiorno e poi mi butta sul divano e inizia a farmi il solletico.

«Smettila! Ti prego! Non respiro! Chris!» sto per soffocare dalle risate, poi finalmente si ferma e riprendo a respirare come i comuni mortali.
«Sei pazzo» dico con il fiatone.

«Ho solo fatto il mio dovere da poliziotto» si gonfia il petto, fiero.

«Beh se fosse sul serio questa la punizione per i criminali, il mondo sarebbe un posto migliore»

«Oh dai, è stato così terribile?» sporge il labbro inferiore e io gli do una pacca sul braccio.

«Che scemo. Sì, è stato bruttissimo, sai che soffro il solletico»

«Ooooh poverina!» ecco che riprende, ma per fortuna entra mio padre in quell'istante e viene in mio soccorso. 

«Chris, lascia stare la mia bambina se non vuoi assaggiare la potenza del mio pugno»
«Mi arrendo!» alza le mani e mi lascia libera.
«Grazie papà» dico mandandogli un bacio da lontano.
«Vado in camera mia, avvisatemi quando è pronta la cena» dico, e corro su.

           
William's pov

«Ma perché dobbiamo sempre venire da me?» domanda Sarah riagganciandosi il reggiseno.
«Perché da me c'è sempre qualcuno in casa, e i vicini parlano»

«E c'è la verginella nella casa accanto» continua lei «Rovinerei i tuoi piani»

«Beh, ad essere sinceri è così. Comunque smettila di fare la gelosa, lo so che te la fai con quei due coglioni di Simon e Jackson e chissà quanti altri della tua compagnia di drogati. Quindi io posso farmi chi voglio, come voglio e quando voglio» dico con nonchalance  accendendomi una sigaretta.

«Te l'hanno detto loro?» domanda girandosi a guardarmi.

«Certo, gli amici a che servono se no?»

«Che stronzi» sputa fuori con amarezza, si riveste del tutto e si sdraia accanto a me sul letto.
«Meglio comunque farsi una verginella che prendermi l'AIDS o chissà quali altre malattie» dico guardandola con disgusto, lei fa lo stesso «Anche tu sei uno stronzo. Tutti voi ragazzi lo siete. Mi usate come uno straccio e poi mi buttate via. E godete pure»     

«Stai diventando sentimentale adesso? Sei tu che la sbatti in faccia a chiunque, non è colpa "dei ragazzi". A momenti ti facevi pure mio fratello... menomale che almeno lui sa tenersi una donna, non è come me» getto il mozzicone sul pavimento e mi rivesto anch'io, dopo di che vado via senza nemmeno guardarla ed esco da quel porcile.

Oggi fa più freddo del solito, mi stringo nel mio giubbotto e con le mani in tasca mi incammino verso casa. Ad un certo punto, seduto, o meglio, stravaccato su una delle panchine del parco, intravedo una chioma di capelli biondi.
«Come te la passi, amico?» dico sedendomi accanto a lui, non mi risponde. 
«Hai litigato con la tua amichetta?» ecco che si gira verso di me, ho catturato la sua attenzione. Come pensavo.

«Spero non ti dispiaccia se domani sera esco con lei»

«Fai pure, non m'importa» ritorna a guardare un punto di fronte a sè.
Ooh, sì che ti importa, ti importa eccome.
«E spero non ti dispiaccia neanche che da domani sera non sarà più il fiorellino puro e casto che hai conosciuto» sghignazzo. Si alza di scatto e mi prende per il colletto della felpa guardandomi con disprezzo «Perché lo stai facendo?» dice dopo qualche secondo di silenzio «Perché non la lasci in pace e basta?».
Inizio a ridere, e questo gli dà sui nervi e allo stesso tempo lo lascia sorpreso per la mia reazione.

«Perché sai che se voglio una cosa, la ottengo. Mi conosci da così tanti anni, dovresti risponderti da solo a certe domande» mi trattiene ancora per un po', poi mi lascia andare.

«Non sei cambiato neanche di una virgola. Eri così prima, e lo sei adesso, anzi ora sei anche peggio. Tu non le farai niente, perché se solo provi a toccarla, te ne farò pentire» minaccia a denti stretti.

«Ah sì? E in che modo?» senza rispondermi si gira e si allontana.

«Che fai, te ne vai? Bravo, scappa! Tanto non avrai mai Jane!» gli urlo dietro.
Mi alza un dito medio continuando a camminare senza girarsi, ed io sorrido scuotendo la testa, sapendo di avere in mano la vittoria.                    



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