24 - Punizione scampata!

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  «Buongiorno raggio di sole!» la voce di Nick mi riporta al mondo reale. Va ad aprire la finestra e si siede ai piedi del mio letto.

«Buongiorno» ho ancora il tono impastato, sbadiglio.

«Lo sai che ieri sera papà voleva parlarti? Sei tornata tardi» dice con tono calmo, io mi sollevo sui gomiti e mi trascino fino alla spalliera del letto per poggiare la schiena.

«Era molto arrabbiato?» domando facendo la tipica smorfia da "Ahia, stavolta le punizione non te la toglie nessuno".
«Era preoccupato più che altro, non ti sei nemmeno fatta sentire»

«Lo so, mi dispiace, solo che lì dov'eravamo non prendeva il telefono, e non è una scusa, lo sai che di solito chiamo sempre» lui fa un cenno con la testa «Sì, per questo non hai nulla da temere» fa.

«In che senso? Non mi metterà in punizione?» inarco le sopracciglia.

«No, gli ho parlato per un po' e l'ho convinto. Sai la solita storia "non esce mai, deve fare le sue esperienze, è responsabile, ha quasi 18 anni bla bla bl..."» non gli do nemmeno il tempo di finire che mi fiondo ad abbracciarlo.

«Grazie» dico schioccandogli un bacio sulla guancia. Lui mi scompiglia i capelli e ridacchia «Non c'è di che, va a preparati adesso, c'è Megan che ti aspetta sotto».

Megan? Di solito passo sempre io da lei, sarà successo qualcosa?
Vado a lavarmi in fretta, metto dei jeans neri strappati, una felpa di Nick che chissà come mai era finita nel mio armadio, infilo le scarpe e corro verso lo specchio tenendo in mano un eye-liner, un mascara e il correttore.

«Ecco fatto» dico facendo uno scatto verso la porta. Mi do una sistemata ai capelli con la spazzola mentre scendo le scale e quando arrivo al piano di sotto trovo Megan intenta a fissare il pavimento.

«Giorno Meg!» urlo per rinsavirla, lei solleva lo sguardo e con aria da cane bastonato mi mugugna un «Giorno» stentato.

«Hai fatto colazione o...»

«Prenderemo qualcosa nel bar della scuola, andiamo» mi prende per la manica del cappotto e mi trascina fuori dopo aver fatto un saluto generale.
«Che ti prende?»

«Domani è venerdì» fa.

«Eh e quindi? Oooh! Paul? Paul! Ma certo!» me n'ero completamente dimenticata!

«E non sei contenta? Cos'è questa faccia tremenda?» chiedo confusa.
Si ferma di colpo, mi fa voltare verso di lei  e mi afferra le spalle «Ho un brutto presentimento».
Cos'è, adesso è diventata sensitiva? 
«È successo qualcosa o...»

«No, niente di niente» ricomincia a camminare gesticolando freneticamente «Abbiamo continuato a parlare normalmente, come sempre, ma qualcosa non quadra capisci?»

«Veramente no»

«È tutto troppo normale, troppo calmo, non dovrebbe essere agitato? Voglio dire, domani ci incontreremo per la prima volta!»

«Meg, come fai a capire per messaggi se è agitato o no?»
«Lo so e basta. Poi ci siamo sentiti anche per telefono e non aveva un tono di voce diverso dal solito...» io sospiro «Forse è un tipo un po' apatico oppure non ha ancora realizzato che finalmente sta per vederti» ipotizzo.

Lei solleva le spalle e mi prende a braccetto «Sarai lì con me vero? Potrei svenire, vomitare, piangere, fare cose... strane»

«Sì Meg, io sono sempre con te» appoggio la testa sulla sua spalla, cosa molto scomoda dal momento che stiamo ancora camminando e a passo piuttosto svelto anche.


Arrivate in caffetteria salutiamo Joyce, che da dietro il bancone dei dolci ci fa segno di avvicinarci.

«Ragazze, solo per oggi ho fatto le crepes, ve ne ho riservate due, perché qui sono degli avvoltoi, manco fossimo allo zoo!» ci avvolge con la sua solita risata canora.
Joyce è una delle poche persone che lavorano in questa scuola, a starmi simpatica. Ha uno stile anni '50, sempre truccata e sistemata come se da un momento all'altro da quella porta dovesse entrare l'uomo della sua vita, e odia quasi tutti a parte me, Megan e qualche altro.

«Grazie Joyce, se non ci fossi tu probabilmente cambierei scuola per trovarne una dove ci sei» fa Meg addentando la sua crepes ai mirtilli.

«Oh prego cara, così mi fai arrossire» ridacchia lei.

«Tu hai bisogno di mettere su un po' di peso, ne vuoi un'altra?» mi chiede apprensiva, scuoto la testa mentre mastico e quasi non sputo tutto quando mi domanda «Come va con quel ragazzo con cui sei uscita l'altro giorno? Quel William».

Non ho ancora detto a Meg della mia decisione, non le ho raccontato di ieri né dell'episodio della ragazza bionda a casa di Will.

Mi limito a fare un cenno con le spalle «Per adesso non ho tempo di pensare ai ragazzi» dico rabbuiandomi.

Dallo sguardo di Megan capisco che è arrivato il momento di uscire dal bar. Finiamo la nostra colazione, salutiamo una Joyce un po' confusa ed una volta in cortile, in zona sicura, ci fermiamo.

«Vuoi per favore dirmi cos'è successo?» ha il sorriso da psicopatica, devo pure sbrigarmi.

Le racconto ogni cosa, nei dettagli. Arrivata a Will si è lasciata scappare un «Che stronzo!» e voleva pure andare a... picchiarlo? Non ho ben capito, comunque ho riportato l'attenzione su di me dicendole del bacio con Oliver, e lì stava quasi per svenire, ma è tornata normale quando ho dichiarato le mie intenzioni.

«Quindi è finita così?» fa un po' delusa.

«Già, la prossima volta starò più attenta alle persone per cui avrò interesse» arriccio le labbra ad un lato della bocca e lei mette un braccio attorno alle mie spalle.

«Oliver non era male però» sghignazza quando entriamo in classe. Le mollo uno schiaffo affettuoso e vado al mio posto.

                             

                                     

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