35 - Mi dispiace (pt.2)

127 12 1
                                    

Jane's pov

Devo dirglielo, io non merito le sue scuse e lui non merita le mie bugie. 

Non riesco a guardarlo nemmeno negli occhi mentre lui mi tiene il viso tra le sue mani ed è così vicino che vorrei non se ne andasse mai. 

«Mi devo preoccupare?» domanda inarcando le sopracciglia, io deglutisco «Mi odierai, dopo quello che ti racconterò» tento di dire mentre le lacrime riempiono i miei occhi.

«Okay, se fai così dev'essere qualcosa di grave» si risiede accanto a me visibilmente in ansia.

«Alla festa» mi blocco tentando di non morire per iperventilazione, poi continuo «Ho fatto qualcosa che...»
«Arriva al punto» taglia corto lui impaziente posando una mano sulla mia.

«Io non so cosa mi sia preso, ho bevuto e non ricordo niente ma... c'era un ragazzo e... e...»

«Lo hai baciato?» mi chiede togliendo la mano e aggrottando leggermente le sopracciglia. Io resto in silenzio per un po', poi faccio un grande respiro cercando di non scoppiare a piangere e glielo dico.
«Ci sono andata a letto» sputo così, senza freni, sentendomi sporca e sbagliata.

Sul suo volto non vedo alcuna espressione, sembra impassibile. 

Non so cosa gli stia passando per la testa e cosa stia pensando di me in questo istante, ma so per certo che non è niente di buono. 

Senza dire niente e senza nemmeno guardarmi si alza e va via. 
Mi sento vuota. 

Non vuota come se mi fossi appena tolta un peso, vuota come se avessero prosciugato ogni sentimento dal mio corpo. 

Alla fine delle lezioni salgo senza alcuna voglia di cantare fino al terzo piano, poi entro in aula prove dove trovo già tutti pronti, compreso Oliver che se ne sta seduto in disparte con la chitarra sulle gambe. 

Non mi ha nemmeno guardata, come se mi avesse rimossa totalmente dalla sua esistenza in meno di mezzo secondo. 
E forse ha tutte le ragioni del mondo per farlo. 

Ray e Michael hanno capito che qualcosa non va, e chi non ci sarebbe arrivato? Decidono comunque di non dire niente e di provare fino allo sfinimento.

«Ci vediamo ragazzi!» ci saluta Ray, ed una volta usciti dalla classe, ecco che Oliver scappa via.

Sono a pezzi e non ho visto Megan neanche di sfuggita oggi, torna con Chris ovviamente.

Non so se le racconterò di ciò che sto passando, sembra così tranquilla e felice...

In stato pietoso vado verso il cancello, quando sento qualcuno che mi chiama.

«Jane!» mi giro dopo che sento una mano che mi afferra il polso e trovo Justin di fronte a me.

Perfetto, adesso sì che la mia giornata di merda è completa.

«Che ci fai qui?» domando senza avere il minimo interesse per il fatto che ho gli occhi gonfi ed i capelli legati e disordinati.

«Che bello quando qualcuno è felice di vederti, fa sempre piacere!» scherza lui, ma di ridere non ne ho alcuna voglia.

«Okay d'accordo, sono venuto a prenderti per fare un giro, tra un po' di tempo partirò e mi piacerebbe conoscerti meglio» dice indicando una Scrambler rossa. E dovrei salire su quell'affare?
«Non è giornata» dico soltanto, continuando a camminare, ma lui mi segue.

«E dai, sono venuto fin qui solo per te!» fa mettendosi di fronte a me per farmi fermare.

Io sospiro «Davvero, non è il caso».

«Ti prego, solo un giro, prendiamo qualcosa o se vuoi ci sediamo a parlare e basta o possiamo anche stare in silenzio»  fa inginocchiandosi, gesto che mi mette terribilmente in soggezione, così lo invito ad alzarsi ed accetto pur di farlo smettere di comportarsi da idiota.

Mi dà un casco e mi aiuta a salire sulla sua moto, ma prima di partire qualcosa mi fa rivoltare lo stomaco. Oliver ci ha visti, ma non ho avuto nemmeno il tempo di vedere che faccia avesse, perché Justin è partito sgommando.

«Allora? Perché quell'aria da funerale?» mi chiede una volta entrati in un parco. 
«Niente che ti riguardi» rispondo fredda. Non posso, non riesco a togliermi dalla testa lo sguardo di Oliver quando gli ho detto di me e Justin. Continua a tornarmi in mente come un tormento e in questo istante vorrei essere nella mia stanza, con James tra le mie braccia e Megan che sopporta il mio disagio, non qui a camminare in un viale alberato e freddo.
«Va bene, forse siamo partiti con il piede sbagliato, ma dammi almeno la possibilità di rimediare» dice mettendosi di nuovo di fronte a me, comincio ad odiarlo, è già la seconda volta che lo fa.

«A meno che tu non possa farmi tornare indietro nel tempo non penso che sia semplice rimediare» dico fissandolo negli occhi, ha uno sguardo profondo ma non mi mette a disagio, anzi voglio fargli capire che deve starmi alla larga.
«Ahh, ho capito qual è il problema» fa scuotendo la testa «Hai raccontato tutto al tuo "ragazzo"» fa con tanto di gesto di virgolette con le dita.
Io sospiro e lui prosegue «Beh, eri ubriaca, non ti ricordi niente... se non è riuscito a comprendere le tue ragioni, forse non è il ragazzo giusto per te» fa.

«E chi sarebbe allora quello giusto, tu?» dico sbuffando una risata.
«Possibile» risponde facendo spallucce, poi nota la mia espressione affranta e mi circonda le spalle con un braccio, continuando a camminare.
«Jane, non è la fine del mondo, hai me!» a questa frase roteo gli occhi «Oh allora tutto okay, sono salva» rispondo sarcastica, ecco che mi blocca di nuovo, tra poco lo uccido. Stavolta tiene le mani sulle mie spalle, le fa scivolare ai lati del collo  e sei avvicina a me sempre di più «Vuoi dire che non potrei salvarti dai tuoi problemi?» domanda a mezzo centimetro dalle mie labbra, al che io lo allontano «Prova solo a baciarmi e ti mollo un calcio lì sotto» dico impassibile, lui ridacchia «Sei carina anche quando ti arrabbi» fa, ma almeno non ha più provato ad avvicinarsi.
«Puoi riportarmi a casa?» domando dopo aver constatato che in questo momento non riesco proprio a stare in giro, ho troppi pensieri per la testa e il morale sotto ai piedi.
«Ogni tuo desiderio è un ordine» fa lui facendo dietrofront e portandomi di nuovo alla sua moto «Mi dispiace solo di non essere riuscito a distrarti, devi tenerci proprio a lui».                                  





The rhythm of loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora