«Oh mio Dio Jane, credo di stare per morire» guardo Megan mentre cammina avanti e indietro, davanti alla fermata dell'autobus che ci porterà in aeroporto.
«Perché non ti siedi e ti calmi?» domando inutilmente accavallando le gambe, lei nemmeno mi guarda, così, dopo altri cinque minuti pronuncio la parolina magica.
«Mi spiace ma devo farlo» premetto tra me e me, poi parlo a voce più alta «Ricorda che stai indossando la felpa di Chris».
Non so se abbia funzionato, ma almeno si è fermata.
«Allora?» chiedo senza ricevere alcun segno di vita, questa volta si gira e sembra che abbia appena visto un mostro.
«Sono una sgualdrina» annuncia destando l'attenzione di una vecchietta seduta accanto a me, che inizia a guardarci con fare confuso.
«Non... non dire così! Che problemi hai?» mi alzo e la raggiungo.
«Sto per incontrare il mio ragazzo per la prima volta, con indosso la felpa del migliore amico figo di tuo fratello! Faccio schifo» piagnucola. Okay, è decisamente impazzita.
Per fortuna non dobbiamo aspettare ulteriormente, è appena arrivato l'autobus, e senza pensarci due volte la spingo dentro, sperando si calmi durante il tragitto.
Arrivate in aeroporto ci appostiamo nella zona arrivi.
«Manca poco» sta facendo venire ansia anche a me.
«Come sto? Capelli? Trucco?»
«Stai benissimo, sei perfetta» rispondo esasperata.
«Okay, adesso camminerò fino a lì, dimmi se dietro è tutto al suo posto» fa indicando un pilastro poco lontano da noi.
«Quindi? Niente macchie?» oh già di ritorno?«Niente» sospiro.
«Ma quando arriva? L'aereo dovrebbe essere atterrato da cinque minuti... oppure ho visto male, ricontrollo»
D'accordo, meglio allontanarmi un attimo, prima che io la strozzi con le mie mani.«Meg, io vado un attimo in bagno, aspetta qui, farò presto» senza darle nemmeno il tempo di rispondere mi giro e a passo svelto mi dirigo verso il cartello con su scritto "WC".
Oh bene, c'è lo specchio, potrei romperlo con un pugno come si vede nei film, o potrei semplicemente parlare alla mia immagine riflessa sfogando tutte le mie frustrazioni.
Oppure mi sciacquo la faccia, faccio un bel respiro e torno da Megan.
Lascerò passare qualche minuto, non sono sicura di riuscire a controllare il mio istinto omicida adesso.
Quando Megan è agitata e insicura, diventa la persona più stressante del mondo. Forse è per questo che sua sorella mordicchia le cose in giro per casa, sarà forse... un anti-stress.Bene, sono passati un bel po' di minuti, vado o mi darà per dispersa.
È rimasta esattamente nello stesso punto in cui l'avevo lasciata, mi aspettavo di trovare anche Paul, ma è ancora da sola.
«Ma quanto ci hai messo? Hai fatto la "numero due"?» fa con tanto di gesto di virgolette con le dita.
«Che?! No! Non- non trovavo la strada»
«Va be non importa, piuttosto... che dici, lo chiamo? Doveva essere qui venti minuti fa» dice preoccupata, vorrei correggerla e dire "un quarto d'ora, veramente" ma sto zitta, anche perché so che qualunque sia la mia risposta, lei gli telefonerà lo stesso.
Comincia a passeggiare aspettando che le risponda ed io la seguo.
Finalmente dopo un bel po' di tempo, si gira di scatto con un'espressione di sgomento «P-pronto?» fa incerta.
Faccio un gesto con la testa, in cerca di spiegazioni.«Chi sono io? Chi sei tu!» non capisco cosa stia succedendo.
«L-la sua... oh...» da turbato, il suo volto cambia completamente «Capisco» la sua voce sembra spezzata.
«Io sono... una sua amica» noto che dai suoi occhi iniziano a scendere lacrime a fiotti, e inizio a preoccuparmi seriamente. Appoggio anch'io l'orecchio al telefono e sento la voce di una ragazza, poi, in sottofondo, anche quella di un ragazzo: «Perché hai risposto?».
Probabilmente sta tentando di prenderle il telefono.
«Che c'è? Ho visto il nome di una ragazza e mi sono insospettita» fa lei.
«Chi è?» fa lui.
«Una certa Megan» poi una serie infinita di "tu-tu-tu-tu-tu". Aspetto che lei chiuda la chiamata, ma è come rimasta pietrificata, così le sfilo il cellulare dalla mano.
«Meg...»
«Ti prego... non dire "te l'avevo detto"» singhiozza, sta venendo da piangere anche a me, vedendola in questo stato.
«Non ne avevo la minima intenzione, vieni qui» dico abbracciandola.
«Mi ha preso in giro per tutto il tempo... io... io gli ho raccontato cose su di me che solo tu sapevi...»
«Lo so... ehy... ehy non devi piangere per lui» prendo un pacchetto di fazzoletti dalla tasca e gliene porgo uno, poi usciamo dall'aeroporto e ci sediamo su una delle panche di fronte al parcheggio.
Ho chiamato Nick aspettando che Megan si calmasse.
«Guarda chi c'è lì» dico alla mia amica vedendo spuntare mio fratello, con Chris accanto. Non gli avevo ancora spiegato nulla, così appena entriamo in macchina, entrambi si girano preoccupati.
«Che è successo?»
«Niente» rispondo io per lei «Siamo migliori amiche anche per questo, abbiamo sfiga con i ragazzi esattamente nello stesso momento»
«Aaah, tipo il ciclo sincronizzato!» esclama quell'imbecille di mio fratello, almeno l'ha fatta sorridere.
«So io cosa ci vuole in questi momenti» interviene Chris sfoggiando uno dei suoi sorrisi migliori «Ehy sono io l'esperto di donne qui!» si lamenta Nick.
Caro fratello, leggere per caso su facebook la faccenda delle mestruazioni sincronizzate non fa di te un esperto di donne.
Lo tengo per me.
«Sentiamo» dico curiosa.
«Venite tutti da me, i miei non ci sono per tutto il weekend» poi guarda Megan arricciando di poco le labbra ad un lato della bocca, e lei, nonostante il brutto momento, non può fare altro che accettare.
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The rhythm of love
RomanceJane Peters, 17 anni, timida e impacciata, non ha mai trovato un ragazzo di cui potersi fidare ciecamente. La sua vita le sembra monotona e triste, ma non sa che presto verrà stravolta, nel bene e nel male, da amici e nemici. Da chi guardarsi le spa...