22 - Niente va come dovrebbe

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Jane's pov

Un braccio di Oliver mi cinge la vita e con l'altra mano mi tiene il viso. 

Tutto intorno a noi si è praticamente fermato, quella musica terribile si sente più ovattata e lontana, non c'è più nessuno che barcolla, vomita o urla.

Non so definire di preciso cosa io stia provando in questo momento, ma so che è proprio quello in cui voglio essere adesso. Lui ha un buon profumo, ci avevo già fatto caso, ma adesso è come se fosse improvvisamente diventato il mio preferito.

Ha delle labbra morbide e dolci, ed il suo tocco è delicato, non come Will, che sembrava volesse saltarmi addosso.

Ecco lo sapevo, Will.

A scatti mi torna in mente quella sera, il bacio, la ragazza sulle gambe di Oliver in quel pub, le bugie, i dubbi, le strane sensazioni...

«Non posso»  dico allontanandomi dal suo viso, per poi scoppiare in lacrime e correre via in mezzo a cespugli, rovi e alberi come un'idiota.

Ma che mi prende?

Possibile che non riesco mai e dico mai a godermi nemmeno un attimo di felicità nella mia vita monotona e noiosa?

Sono una stupida, ecco cosa.

Ho graffi sulle braccia e qualcuno anche sul viso, tutto questo perché non ho avuto il coraggio di restare lì a spiegare il motivo di questo mio ripensamento.

Corro e corro, poi qualcosa nella mia testa mi fa realizzare che mi trovo da sola, al buio, in mezzo al nulla, con rumori strani che provengono da ogni parte e forse pure qualche tipo strano e invasato che va verso la centrale elettrica.

Ecco un bell'attacco di panico.

Mi immobilizzo e inizio a respirare affannosamente, le lacrime non si fermano e mi sento confusa. 
Possibile che prima di fidarmi ciecamente di qualcuno io debba dare sempre tempo al tempo o fare i salti mortali? Perché non essere sinceri e basta? 

Perché due ragazzi che prima erano amici per la pelle, adesso nemmeno si guardano più in faccia e si accusano l'un l'altro? 
Io come dovrei fare a capire chi dei due mente, mica ho la sfera magica!
Forse per il mio bene, è meglio allontanarmi da entrambi e aspettare quello giusto.

Magari un ragazzo che non ha bisogno di screditare gli altri per piacermi. 

Intanto sto continuando a singhiozzare e non riesco a fermarmi, potrei anche smettere di respirare ma le lacrime scorrerebbero ugualmente. 

Ad un tratto qualcuno mi sfiora la spalla e mi giro di scatto spaventata.

«Ti sei persa?» mi chiede un tizio con indosso solo un paio di jeans. Puzza di alcol in una maniera incredibile ed ha l'espressione di chi sta per vomitare da un momento all'altro.

«No» dico allontanandomi velocemente da lui, ma mi afferra per un braccio con una presa piuttosto stretta prima che io possa fare qualche altro movimento.
«Dai avvicinati, posso darti una mano a ritrovare la strada»  fa sghignazzando.
«No, ce la faccio da sola» dico a denti stretti cercando di liberarmi da quella presa, poi lui mi afferra anche l'altro braccio «Che ne dici di darmi qualche spicciolo eh?» fa poi continuando a stringermi con una mano e iniziando a frugare nelle mie tasche con l'altra. Io tento di divincolarmi ma non riesco a fare nulla, ed il mio portafogli è in una delle due tasche posteriori.
«Non mi serve molto, solo qualcosa per procurarmi della roba» ecco che appiccica il suo corpo sudicio su di me per frugare anche nelle altre due tasche, poi improvvisamente si stacca e lo ritrovo per terra. Dietro di lui vedo Oliver che si massaggia una mano «Stai bene?» mi chiede venendo subito verso di me per poi abbracciarmi.

Per la paura avevo smesso di piangere, ma adesso, che mi chiedo come possa, dopo che l'ho lasciato in quel modo, stringermi a lui così, le lacrime hanno ripreso a rigarmi le guance.

Il suo cuore batte veloce, deve essersi preoccupato non vedendomi più.
«Non farlo mai più Jane, pensa cosa sarebbe potuto succedere se non fossi arrivato in tempo» dice con tono pacato, tenendomi di nuovo stretta sul suo petto con una mano dietro la mia testa ed accarezzandomi per farmi calmare. 
«Mi dispiace» mormoro tra un singhiozzo e l'altro «Per prima e per ora».

«Sta tranquilla, posso solo immaginare cosa ti passa per quella testolina» sorride, il che lo rende ancora più bello.

Ha aspettato che io mi calmassi, poi siamo tornati indietro sempre mano nella mano, e non ha fatto alcun cenno su quello che era successo tra noi prima che io sparissi.
Di questo posso solo essergli grata.
Al nostro ritorno troviamo Libby e Michael.

«Dove eravate finiti?»

«Io ehm...» farfuglio.

«Stavamo facendo una passeggiata, è un po' noioso restare qui fermi a non fare niente» mi salva Oliver, ancora una volta.    

«Capisco... noi invece non abbiamo trovato un bel niente, ma in compenso c'è qualcosa che dobbiamo farvi vedere».

Lancio uno sguardo confuso ad Oliver, perplesso anche lui, ed iniziamo a seguirli per un piccolo sentiero, poi arriviamo di fronte ad un cancello socchiuso.

«Cosa dovremmo vedere?» domando curiosa.

«Facciamo piano, non dobbiamo farci sentire» sussurra Michael aprendo lentamente il cancello e facendoci passare per primi, poi va nuovamente al comando e percorriamo una strada, stavolta in discesa, che porta ad un lago. 

Sembra un dipinto, c'è un molo con qualche barca qua e là, il riflesso della luna sull'acqua ed un capanno non molto grande. 

«Tutto molto bello e romantico ma... tutto qui?» fa Oliver «Dovevamo tenere d'occhio Ray, non fare una gita esplorando e violando proprietà private» continua.

«Appunto, Ray è qui» dice Libby.
«E che ci fa qui? Scusate, potete parlare una buona volta? Perché tutto questo mistero?»

Ci portano dietro al capanno.
«Mentre cercavamo, abbiamo visto Ray allontanarsi dalla centrale» inizia a raccontare Michael «Ha scavalcato le inferriate, poi, assicurandosi che nessuno lo seguisse si è addentrato nel bosco, ha attraversato il sentiero di prima, ha aperto il cancello e... guardate» fa sporgendosi dall'angolo, noi facciamo lo stesso.

«Ma che...»            




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