A passo lento mi avvio verso l'aula di scienze, è l'ultima ora e non ho assolutamente alcuna voglia di fare niente. Tutti sembrano così felici ed in fermento per via dell'aria primaverile, ma sinceramente è ancora inverno quindi tutto continua a sembrarmi freddo e distante.
Ad un tratto mentre cammino scorgo una chioma di capelli chiari e mi fermo. Con lo sguardo resto a guardare Oliver che prende dei libri dal suo armadietto, oggi indossa una camicia a quadri neri e grigi, una maglietta dei Twenty-one pilots e dei jeans neri strappati, è sempre un figo da paura, anche con quell'aria come persa nel vuoto. Per colpa mia.
Che faccio?
Le mie gambe hanno deciso di farmi rimanere lì impalata in mezzo al corridoio come uno spaventapasseri. Non appena chiude l'armadietto si gira e mi vede, provo ad accennare un sorriso e salutarlo, ma con sguardo glaciale mi ignora completamente e se ne va.
Fantastico, so già come andranno anche le prove di oggi.
Dopo aver sopportato l'ennesima lezione sulle biotecnologie, incontro Ray in corridoio, e quando mi vede mi piomba addosso come uno zombie e si lascia cadere.
«Non riesco a tenerti Ray!» urlo sforzandomi di sostenere il suo peso.
«Sono depresso» piagnucola tirandosi su da solo e abbracciandomi, sempre un po' a peso morto.
«Perché, che ti è successo?»
«È chiaro ormai che si tratti di una congiura contro di me. Avevo detto tette grosse, e mi sono arrivate, sì, ma mi sa che qualcuno ha frainteso... perché io non volevo le tette di quella che tutti chiamano Peter Griffin, ma di una strafiga da paura» fa.
«Sono pur sempre... tette» dico incerta, molto incerta, infatti lui si allontana per guardarmi perplesso «Quelle non sono comuni tette, quelle cose uccidono! Non indossa neanche il reggiseno, tu hai presente quando si gira quante persone investe con quei due affari?»«N-no e non voglio averlo presente» dico salendo le scale, lui mi segue a ruota continuando a lamentarsi «Ti giuro Jane, smetterò di fare richieste indecenti... potrebbe arrivarmi davanti la sosia di Israel Kamakawiwo'ole».
Sospiro «Dovresti farti controllare Ray, hai qualche problema».
Quando entriamo nell'aula prove, troviamo Oliver e Michael alle prese con il microfono.
«Che succede?» chiede Ray rimboccandosi le maniche, io li raggiungo poco dopo.
«Non so, non funziona, stavamo provando ad aggiustarlo» fa Michael.
«Possiamo chiederne un altro ad Angelica» intervengo sollevando le spalle.
«E secondo te siamo idioti che non ci abbiamo provato?» fa Oliver, non lo avevo mai visto così.
«Scusami, pensavo che...»
«Se non sai le cose non parlare» mi interrompe brusco, io resto in silenzio, anche se avrei voglia di andare via e lasciare tutto.
Michael e Ray ci guardano spiazzati, non sapendo cosa dire.
«Okay calmiamoci ragazzi» interviene Ray, subito dopo entra Angelica «Ho controllato dappertutto, mi dispiace ma siamo a corto di microfoni» annuncia.
«E come possiamo fare adesso? Dobbiamo smettere di provare?» chiede Michael, io sono come in stato di trans, il tono di disprezzo che ha usato Oliver mi ha stesa, ma torno alla realtà quando lei fa il mio nome «Andrò subito ad ordinarne di nuovi, nel frattempo dovrete arrangiarvi. Jane, tu hai una voce chiara e forte, pensi di riuscire a cantare lo stesso?» mi chiede e prima che io possa rispondere Ray lo fa per me «Certo che ce la farà» poi mi circonda le spalle con un braccio.
«Perfetto, così vi voglio!» ed esce chiudendosi la porta alle spalle. Oliver sembra scettico, proprio lui che poco tempo fa avrebbe puntato tutto su di me.
«Cominciamo allora» annuisco e si cominciano le prove.
Tornando a casa
C'è di nuovo Justin che mi aspetta fuori scuola, questa volta con me c'è Megan.
«Che ci fa qui?» mi chiede confusa, io sbuffo «Ci prova».
«Ciao Jane» fa sorridendomi, poi guarda Meg «Oh ci sei anche tu...»
«Megan» fa lei«Ah sì, giusto, Megan! Allora deduco che stavolta non verrai con me» fa deluso, io chiedo a Meg di aspettare, poi mi metto un attimo in disparte con lui e sospiro.
«Justin, lo so che tra noi è successo quello che è successo... cioè io non me lo ricordo ma... è successo e mi ha dato non pochi problemi, io lo so che vuoi essermi amico e non so che altro, ma...»
«Ho capito» fa stringendo le labbra tra i denti e inarcando le sopracciglia «Ammetto che prima di partire speravo di riuscire ad avere una possibilità con te, ma dovrei smetterla, anche per me cioè, sembro disperato... in realtà mi piaci e basta, passerà» dice sollevando le spalle e mettendosi le mani in tasca.
«Ci vediamo» dice, poi con un cenno saluta anche Megan e sale sulla sua moto per poi partire.
«Carino, ma ha qualcosa che non va» dice lei mentre ci avviamo verso casa.
«Già, ma non sarà più un problema»
«A proposito di problemi... com'è andata con Oliver?» mi chiede immaginando già la risposta.
«Male, oggi alle prove per poco non mi urlava contro» mormoro «È brutto sentirlo lontano, era l'unico in grado di farmi sentire al sicuro e in pace» sento un nodo in gola e smetto di parlare.
«Sei forte, non ti lascerai abbattere da questo momento»
«Lo spero...» detto questo, senza dire più niente camminiamo con un vento leggero che ci scompiglia i capelli, ed un tramonto malinconico di fronte a noi.
STAI LEGGENDO
The rhythm of love
RomanceJane Peters, 17 anni, timida e impacciata, non ha mai trovato un ragazzo di cui potersi fidare ciecamente. La sua vita le sembra monotona e triste, ma non sa che presto verrà stravolta, nel bene e nel male, da amici e nemici. Da chi guardarsi le spa...