28 - Il grande giorno

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«Giorno».
Emetto qualche suono soffocato prima di aprire gli occhi e trovarmi davanti Megan che mi fissa.

«Buongiorno» dico «Sei rimasta sveglia per tutto il tempo o...»

«No no, ho dormito. Dalle cinque e cinquantasette alle sei»

«Wow, tre minuti!» esclamo stirando i muscoli, non sono abituata a dormire con qualcuno accanto, mi sento un tantino intorpidita.
Guardo l'orario sul telefono e direi che è ora di alzarsi, tiro via le coperte e sorrido «Oggi è il grande giorno! E grazie a Dio anche l'ultimo in cui tu mi ricorderai ogni cinque secondi che è venerdì»

«Ci vuole poco per renderti felice eh?» fa lei alzandosi e dirigendosi verso il mio armadio.
«Cosa ti fa pensare che io sia felice?»

«Non sorridi mai la mattina appena sveglia, o sei troppo felice per me, oppure vedere qualcuno in particolare ti mette di buon umore» si gira per un attimo a guardarmi con messo sorrisetto ammiccante.

«Falla finita con questa storia» sbuffo «Ah, comunque prendi pure quello che vuoi, fai come se fosse il tuo armadio» dico ironica mentre lei esamina accuratamente ogni singolo capo di abbigliamento che ho.

«Sembra il guardaroba di un depresso» commenta «Tutto nero, grigio... così cupo e angosciante»

«Sempre meglio del tuo, che se lo apri rischi di trovarci dentro pure tua sorella» ribatto. Lei, con mia sorpresa annuisce rassegnata «Già».
Mentre lei decide cosa mettersi, io occupo già il bagno per lavarmi e darmi una sistemata, poi metto un paio di jeans neri a vita alta, un maglioncino corto e largo e raccolgo i capelli in una crocchia disordinata.

Lei invece opta per dei jeans strappati ed una felpa che non ricordavo minimamente di avere. Bene.

«Sembro troppo "normale"?» mi chiede incerta, io sollevo un sopracciglio «Come vorresti vestirti scusa? Non è una cena di gala, vai solo a prenderlo in aeroporto» le faccio notare spingendola giù dalle scale, un altro po' ed era di nuovo a frugare nel mio armadio in cerca di un vestito sexy per il suo fidanzato virtuale. Che non sarebbe più rimasto solo virtuale, questione di ore.

«Stai benissimo così, vai tranquilla!» tento di convincerla, lei sospira e tentando di mettere in ordine la sua chioma color miele inizia a scendere senza opporre più resistenza per salire, poi però si ferma di colpo e io, distratta, entro in rotta di collisione con la sua schiena.

Tento di capire che problemi abbia, poi trovo il motivo davanti ai miei occhi.

«Oh ci sei anche tu» sorride Chris tenendo due tazze di caffè in mano «Buongiorno!»

«S-sì, b-buongiorno anche a te» balbetta la mia amica.
Ad un tratto lui inizia a guardarla in modo strano «Quella è...» arriccia le labbra indicando Meg «Credo che quella sia la mia felpa» fa.    

Le do una ginocchiata sul sedere e lei si gira fulminandomi con lo sguardo, poi si rigira «C-che? Questa? Ohhh, io non... me l'ha data Jane, se vuoi la tolgo...» inizia a farfugliare imbarazzata, poi lui la blocca «Non ti preoccupare, ti sta bene, tienila». 

Io inizio a ridere uscendo di casa «Ti giuro che non lo sapevo» 

«Sì certo, come no»

«Davvero! Di solito rubo le felpe a mio fratello, non so come ci sia finita nel mio armadio quella di Chris» continuo a ridere ricordando l'espressione esilarante di Megan.

«Che vergogna» piagnucola portandosi entrambe le mani sul volto, poi cambia completamente tono «Però... ho addosso la felpa di Chris... e mi ha pure detto che mi sta bene!» ci pensa su un altro secondo poi un sorriso a trentadue denti compare anche sulla sua faccia «Se non ti dispiace me la terrò per un po'»

«Nessun problema, solo che... ti rendi conto che sei venuta da me alle tre di notte nervosa per l'incontro con Paul, e adesso stai probabilmente andando fuori di testa per Chris?» domando facendola sbuffare.
«Lo so, ma che c'è di male se ammetto che Chris è un figo da paura?» io allargo le braccia e mi arrendo «Niente, io sono l'ultima persona al mondo che può fare una predica».

A lezione non faccio altro che pensare al fatto che tra poco alle prove vedrò Oliver, come dovrò comportarmi? Come al solito probabilmente.
Dovrei chiedergli se stiamo insieme?
No! Non se ne parla. E poi se mi risponde "Ma no Jane, quelli erano baci da amici"?
Esistono i baci da amici?
Oh mio Dio sono confusa, di nuovo, per l'ennesima volta. Lascerò fare tutto a lui, io mi comporterò come se nulla fosse.
Appena suona la campanella trovo Oliver appoggiato al muro, di fronte la mia classe.

«Hey, non avevi storia?» gli chiedo, piuttosto dovrei chiedere a me stessa com'è possibile che io sappia meglio il suo orario delle lezioni del mio.  
«Sì, ma gli ultimi dieci minuti di lezione la Withman come al solito è uscita a farsi due tiri»
«Simpatica, non sapevo fumasse» ci avviamo verso il terzo piano «Tu fumi?» gli chiedo ad un tratto.
«Una volta, circa due anni fa, poi ho smesso»
«Come mai?» 

«Beh, ho trovato altri modi per ridurre lo stress»

«Tipo la corsa?» ridacchio facendo riferimento a ieri, lui si ferma, in mezzo alle scale, sorride «Tipo la corsa» ripete «Rammollita».

A quella parola ho spalancato la bocca e ho iniziato a rincorrerlo fino all'aula prove, e ovviamente per la stanchezza, mentre lui è bello pimpante e saltella, io mi piego in due riprendendo fiato.
«Bel tentativo Jay, devo ammettere che la volontà c'è» mi prende in giro, io gli lancio uno sguardo minaccioso e facendo la finta offesa, entro nell'aula ancora vuota per iniziare a sistemare gli strumenti. Lui mi segue a ruota, ma in un primo momento non me ne accorgo, poi mi circonda la vita con entrambe le mani da dietro e appoggia la testa sulla mia spalla lasciandomi un bacio appena sotto l'orecchio.
Brividi su brividi.
«Domani è sabato» sussurra, e io senza pensarci mi lamento «Anche tu no però eh!».

Sembra confuso, non sa che la mia amica mi ha dato il tormento «Scusa, storia lunga» dico trattenendo una risata.
«Ti va di fare qualcosa? Non so, potremmo...»

«Potremmo andare tutti insieme da buoni amici, a prendere i gatti!» urla Ray entrando come un tornado. Oliver sbuffa scocciato «Sì Ray, esattamente quello che intendevo, tutti insieme da buoni amici» si allontana da me e prende la chitarra iniziando ad accordarla. 

                           



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