13 - Il mio rifugio

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  «Che mi metto?!» incastro entrambe le mani tra  i capelli e come un'isterica spalanco gli occhi supplicando Megan di aiutarmi. 

 «Intanto mettiti un po' di calma, poi pensi ai vestiti»

«Come posso stare calma se tra poco a quella porta suonerà Will?!» continuo con lo stesso tono. Lei sospira, poi prende un vestito nero dal mio armadio, senza nemmeno pensarci due volte «Questo lo abbiamo comprato insieme un anno fa, ricordi?» mi domanda.

«Sì, e tu avevi preso quello rosa antico» rispondo, allora lei accenna un sorriso «Bene, tu metterai questo vestito e penserai che io sarò lì con te tutta la sera a farti compagnia, dovessi sentirti in imbarazzo o qualsiasi altra cosa» mi fiondo tra le sue braccia e sto per piangere, anche perché ho il ciclo, quindi potrei piangere pure guardando uno scarabocchio su un foglio.

È un'amica fantastica, sono fortunata.

In effetti addosso, questo vestito, mi sta bene.

È aderente fino alla vita, poi si allarga ma non troppo, e cade morbido fino a metà coscia.
«Sei bellissima» dice arrivandomi alle spalle mentre mi specchio, poi mi porge un paio di collant neri semi-trasparenti, ed una giacca, raccomandandomi di non prendere freddo.

Non appena finisco di passarmi un filo di rossetto, ecco che suona il campanello.

Mi precipito immediatamente giù per le scale e dopo aver fatto un respiro profondo vado ad aprire.
Muoio.
Lascio i miei averi a James, crematemi o mettetemi un cellulare nella bara in caso debba essere una morte apparente tipo quella di Giulietta in Romeo e Giulietta.

È bellissimo. Cioè, indossa una camicia bianca, dei pantaloni neri, ed una giacca di pelle del medesimo colore.

Sto sbavando, chiudo la bocca.

«Sei bellissima» dice lui squadrandomi, io arrossisco come al solito e lo ringrazio, dopo di che arriva mia madre insieme a Meg.

«Non fate tardi, mi raccomando» ci sorride. Io do un'ultima occhiata a Megan per ricevere un po' di conforto, poi afferro il cappotto ed esco con Will.
«Allora? Dove mi porti?» domando mentre come al solito lui intreccia le sue dita con le mie.
«Beh, so che magari avresti preferito una cena a lume di candela o... non so... però volevo fossi tu a decidere dove andare, quindi non ho prenotato nulla» fa passandosi una mano dietro la nuca, come vergognandosi, ma io faccio un sorriso a trentadue denti e lo tranquillizzo.

«Hai fatto bene, mi sento sempre un po' sotto pressione nei ristoranti»
«Davvero? Beh, anch'io! Abbiamo qualcosa in comune» ridacchia, poi si ferma a metà strada e afferra entrambe le mie mani e si piazza di fronte a me, molto, molto vicino.

Lo guardo leggermente dal basso, ci troviamo sotto la luce di un lampione e direi che il giallognolo si sposa perfettamente con i lineamenti del suo viso.

Ma che vuole fare?
Oddio, ora cominciano le palpitazioni.

Sto calma.

«E-ehm allora, che ne dici di...» cerco di iniziare un discorso ma non mi viene in mente niente, che idiota! Perché parlo se non so cosa dire?!
Ad un tratto però mi viene in mente un'idea.
«Che ne dici di prendere una pizza da asporto?» gli chiedo lasciandolo sorpreso.

«Da asporto? E dove vuoi portarla?»
«Lo vedrai, fidati di me, è una sorpresa» gli faccio l'occhiolino e prendendolo stavolta io per mano, lo tiro via fino alla pizzeria. È ancora confuso, ma non ha insistito e sta aspettando pazientemente di scoprire dove stiamo andando.

Io tengo la busta con le bibite, lui i due cartoni con le pizze.

«Io mi fido, ma quanta strada dobbiamo fare ancora?» domanda preoccupato, io ridacchio «Non molta, stiamo per arrivare».

Prendiamo ad un tratto un vicolo tra il negozio di un mio vicino di casa, ed una pasticceria, proseguiamo fino alla fine, poi giriamo a destra, scavalchiamo un muretto e ci addentriamo in un boschetto.
«Okay Jane, se io fossi una ragazza e tu un ragazzo, adesso penserei che tu voglia stuprarmi o roba simile» dice continuando a starmi dietro. Io rido «Lo so, sembra un primo pessimo appuntamento, ma tra due minuti spero cambierai idea».

William's pov                       


Lo avevo detto che è totalmente fuori di testa. In genere le ragazze mi fanno spendere un casino di soldi in ristoranti di lusso, altre preferiscono imboscarsi nelle discoteche per limonare tutta la sera, perché io adesso mi trovo in un fottuto bosco con in mano delle pizze da asporto?

Guardo davanti a me ed il motivo me lo trovo davanti. 
"Perché è una strafiga e tra poco riuscirai a fartela" mi rispondo da solo in testa. Già, devo solo essere gentile e accomodante, il resto verrà da sè. 
Comunque sto facendo un'enorme fatica a trattenermi. Ho visto quello che indossa e non è come vederla a scuola, cioè... ha una scollatura da paura e delle gambe mozzafiato, siamo da soli in un posto mezzo isolato... è totalmente fuori di testa Jane, anzi, oserei dire ingenua. 
Ma io non posso di certo saltarle addosso, quindi può ritenersi fortunata che io non sia un maniaco. 
«Quasi arrivati» dice girandosi una volta a guardarmi, senza fermarsi. Mi chiedo cosa ci sarà di tanto pazzesco da metterle così tanta allegria. È in fermento, sembra una bambina per la prima volta al luna park. 

«Sicura che dentro quella busta non ci sia una mannaia? Vorrei tornare a casa intero» scherzo per farla ridere, lei sta al gioco.
Devo ammettere che non ci sono abituato, in genere si offendono quando provo a fare ironia, lei invece risponde a tono.

Inutile che inizio a farmi piacere i suoi modi di fare, non sono quel genere di ragazzo. E poi voglio solo portarmela a letto, mica farci amicizia.
«Il pizzaiolo è il mio complice, abbiamo progettato di ucciderti e ora ti sto portando nel luogo dove si compirà il delitto» dice iniziando ad avere il fiatone.
«Ah sì? E com'è, bello, questo luogo del delitto?» domanda stupida, visto che è talmente elettrizzata che tra poco contagia anche me.
«Dimmelo tu» si ferma e ad un tratto mi accorgo che la strada percorsa era in salita, e adesso mi trovo in una zona pianeggiante. La raggiungo e per la prima volta nella mia esistenza rimango senza parole.

E non perché devo fingere che sia così.
Siamo su una specie di altura, è un bel posticino, c'è una panchina in pietra con accanto un paletto di legno con una lanterna, unica fonte di luce quassù, ed il panorama è mozzafiato.
Tutta la città si estende sotto i nostri occhi. Le luci dei palazzi in lontananza creano un'atmosfera che fa venire i brividi e le automobili che passano sono così piccole che mi sembra quasi di trovarmi di fronte ad un formicaio.
«Non sapevo dell'esistenza di questo posto» ammetto dopo qualche minuto di silenzio, passato ad ammirare la bella vista.
«In realtà non lo conosce nessuno» fa lei avvicinandosi alla panchina, facendomi segno di sedermi accanto a lei. La raggiungo «E tu come lo hai scoperto?»

«Vuoi sul serio saperlo?» wow, sembra leggermi nel pensiero. No, non voglio, ma devo.
«Certo, ti ascolto» sembra ancora incerta ma inizia.
«Beh.. un giorno, quando ero piccola, mia madre mi chiese di andare a comprare dei pasticcini per la festa del papà, e io senza farmelo ripetere corsi in pasticceria in preda all'euforia, perché  sapevo che i proprietari mi avrebbero regalato come sempre una delle loro brioche al cioccolato appena sfornate» sorrido, e stranamente non faccio fatica a seguire quello che dice, anche se pochi secondi fa avrei detto il contrario.
«Stavo per raggiungere la pasticceria, quando nel vicolo da dove siamo passati prima, vidi un cane. Ho seriamente pensato di essere pazza, perché era seduto lì al centro e mi fissava. Ovviamente essendo piccola e spericolata, mi avvicinai a lui. Si fece accarezzare, ma dopo un po' si alzò e corse fino alla fine del vicolo, poi girò a destra. Lo seguii, sembrava mi stesse aspettando. Continuò a correre ed eccomi qui. Un posto stupendo, diventò il mio "nascondiglio personale", ed è stato proprio qui che ho iniziato a cantare» le luccicano gli occhi, forse per la luce della lanterna, o forse sono io poco sentimentale. 
 «Non volevo annoiarti, mi dispiace» dice abbassando lo sguardo, probabilmente ha notato la mia espressione pensierosa e l'ha interpretata male. Avanti, devo solo sforzarmi di essere dolce, non sarà poi così difficile. Metto un braccio dietro le sue spalle e la tiro verso di me «Non mi hai annoiato» dico soltanto. Come andrà a finire questo "appuntamento"?...    


The rhythm of loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora