"Ti devo parlare!" dico a Michele senza salutarlo.
"Ciao amore, anche a me fa piacere vederti" mi dice.
"Scusa Mick, appena ti racconterò cosa mi è successo capirai perché sono così."
"Dimmi tutto.""L'altro giorno ho trovato in soffitta questa foto" li dico mostrandogliela "questo è mio padre, leggi la scritta sul retro."
Vedo il suo sguardo cambiare completamente.
"Tuo padre era un nuotatore?" dice urlando. Ci siamo incontrati in un bar e tutti si girano a guardarci.
"Abbassa la voce ti prego; guarda bene la foto e dimmi, conosci la piscina o qualcuno dei ragazzi?"
"Mi ricorda qualcosa di familiare, ma non è una piscina dove vado spesso, però sono sicuro di esserci già stato; possiamo provare a chiedere in piscina o alla mia famiglia."
"No Michele, preferisco che la cosa rimanga tra noi intanto, voglio indagare e scoprire cos'è questa storia. Mio padre non mi ha mai raccontato niente e questo mi fa male, ma ora non ho intenzione di lasciare tutto così."
La mia voce si è un po' incrinata e una lacrima non trattenuta scivola sulla mia guancia.
"Vieni qua cucciola" Michele mi abbraccia e io mi lascio andare. Tra le lacrime racconto al mio ragazzo quanto mio padre era importante per me e quanto tutt'ora sento spesso la sua mancanza. Perdere un genitore è una cosa molto brutta. Per me è stato un incubo, ho dovuto come cominciare una nuova vita, chiudere tutto quello che c'era stato e capire che mio papà non sarebbe tornato. Nei primi tempi dopo la sua morte me lo vedevo sul suo divano a guardare la TV, era come se lui vivesse ancora con noi. È stato difficile tornare al solito ritmo e ora che pensavo di aver chiuso una porta, spunta una foto di cui non so niente e che mi fa capire che è come se non avessi mai conosciuto mio padre. Michele fa di tutto per consolarmi e aiutarmi ma penso non possa capire che cosa provo veramente; lui ha una famiglia bellissima e molto unita, si vogliono tutti bene e nessuno è morto, lui anche i nonni, io manco quelli. Ogni tanto penso che la vita sia così ingiusta, però poi mi rendo conto che se le cose succedono è per un motivo e so di non potermi lamentare della vita che ho. Come dice sempre Mick devo essere felice di quello che ho e non, lamentarmi per quello che non ho. Appena mi sono calmata Michele mi chiede: "Te la senti di fare un po' di allenamento o preferisci andare a casa?"
"Penso che sfogarmi un po' mi farà bene, hi bisogno di distrarmi."È domenica e, come ieri, entriamo in piscina con le chiavi di Michele, mi sento quasi importante nell'entrare in una piscina buia e improvvisamente far accendere le luci.
Entrando in acqua cerco prima di rilassarmi, lascio che l'acqua mi bagni il viso e mi immergo completamente. L'effetto che mi fa l'acqua è bellissimo, è come un moment e un tranquillante messi insieme. L'acqua mi fa passare tutti i mali, mi rende tranquilla e anche un po' rincoglionita se mi rilasso troppo. Continuiamo ad allenarci lavorando sulla velocità e sul fiato. Michele controlla che io respiri nel modo giusto sia nuotando piano che sempre più veloce. Dopo una virata mi do la spinta sulla parete e sento un crampo fortissimo al polpaccio. Mi fermo a metà piscina rischiando di annegare e cerco di tirare il muscolo e rimanere a galla. Per fortuna Michele è in acqua e mi raggiunge per portarmi a bordo vasca. Esco dall'acqua e cerco di farmi passare il crampo che ancora non accenna a diminuire. Sento le mani di Mick che mi sfiorano la gamba cominciando a massaggiare e stirare la zona che mi fa male. Sembra che sappia perfettamente dove mi fa più o meno male. Non parliamo; vi sembrerà strano, ma quando i nostri corpi fisici si toccano noi non abbiamo bisogno di parlare, è come se il sentimento che ci lega ci faccia capire tutto senza comunicare verbalmente. Quando mi passa il male non lo dico a Mick e lo lascio continuare il suo massaggio anche se so bene che lui sente che il mio muscolo non è più in tensione. Però lui continua il suo lavoro facendo scorrere le mani sempre più su sulla mia gamba. Lo fermo con un sorriso prima che arrivi dove vuole arrivare, gli do una pacca sulla mano: "Guarda che non è lì che mi fa male."
"Ah no? Peccato, ti avrei fatto volentieri un massaggio anche lì."Approfitto della piscina dietro di lui e alzandomi gli do un' "involontaria" spinta facendolo cadere in acqua. Mi tuffo sopra di lui e stiamo in acqua a farci scherzi per un bel po' prima che lui si fermi e mi prenda per i fianchi. Io appoggio i gomiti alle sue spalle e gli circondo il collo con le mani.
"Qual'è il problema?" mi chiede. Io faccio finta di non capire, o forse davvero non capisco "Che problema?"
"Tu.. Tu non vuoi.. Insomma, non vuoi fare l'amore con me?" dice con convinzione, come se la sua non fosse solo una domanda.
"Ti sbagli Mick e ti dirò la verità. Io non vedo l'ora di fare l'amore con te. Ogni volta che ti tocco, ogni volta che ci baciamo, ogni volta che stiamo insieme, anche adesso, io provo attrazione verso di te. Fosse per una parte di me lo farei anche qui, ora, ma l'altra parte mi dice che non è ora il momento. Vorrei che la nostra prima volta insieme fosse fantastica, non lo so cosa vorrei di preciso, ma sento che non è adesso il momento giusto. Non sei arrabbiato ora, vero?"
"Certo che non sono arrabbiato. Ti capisco perfettamente e ora che so di più sono d'accordo con te. Ma posso farti una domanda?"
"Non devi chiedere, falla e basta!"
"Tu sei vergine?"
"No, perché?"
"Penso sia giusto che io lo sappia."
"Si, è vero!"
Ci abbracciano dolcemente. Anche se stiamo insieme non parliamo mai tanto perché nessuno dei due ama parlare, ma mi rendo conto che questi momenti in cui parliamo fanno bene ad entrambi. Quando ci stacchiamo gli accarezzò i pettorali muscolosi, avere un ragazzo nuotatore ha anche i suoi pregi."Sei bellissimo" gli dico e lo penso davvero. Quando l'ho conosciuto non lo credevo proprio, ma il conoscerlo meglio mi ha dato la possibilità di apprezzarlo caratterialmente e fisicamente.
"Vedi però che tu mi provochi? Come posso stare buono se mi accarezzi e mi dici queste cose?"
"Beh perché, anche tu lo fai! Abbi pazienza, vedrai che ne varrà la pena."
"Ci vieni a pranzo da me?" chiede cambiando discorso.
"Non posso, mi dispiace, ma vengono a casa mia delle amiche e le sto trascurando molto ultimamente. Perché non vieni tu?"
"Preferisco lasciarvi sole, passate un pomeriggio tra donne, spettegolate un po' e poi ti avrò di più per me."
"Sei geloso delle mie amiche?" gli chiedo trattenendo una risata.
"Quanto sei stupida" mi dice Mick cominciando a farmi il solletico.
"Lasciami, basta dai, ti prego" urlo, ma sono divertita da questa cosa.Visto che la piscina è chiusa decidiamo di fregarcene delle regole e facciamo la doccia nello stesso spogliatoio; non nella stessa doccia per non rischiare.
"Ginny vero che mi presti lo shampoo?"
"E se ti dicessi di no?"
"E se venissi li da te e ti facessi quello che tu sai?"
Gli tiro lo shampoo da sopra la parete e rido quando scopro di averlo colpito in testa.Come sempre Michele mi accompagna a casa. Apro la porta con le mie chiavi e mi giro per chiuderla. Due mani mi circondano il collo e altre due mi bloccano per i fianchi.
Caccio un urlo di spavento e mi giro.....
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Tutto quello che ho di te
General FictionGinevra, una ragazza di 17 anni che non sa cosa vuole dalla sua vita. Scopre che c'è qualcosa che le piace e nel quale può mettere anima e corpo. Michele, un semplice allenatore di nuoto, una vita apparentemente tranquilla, aiuterà Ginevra nel suo...