Fratelli a confronto

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Guardo nel vuoto, gli occhi fissi sulle dita delle mie mani. Sono appollaiata in un angolino del divano della mia nuova casa. Sì, nuova, perché nella casa dove sono cresciuta non ci voglio tornare. Marco non sa ancora niente; solo poche ore fa abbiamo scoperto di essere fratellastri e non ne abbiamo ancora parlato. Lui sta facendo la doccia e io rifletto su quello che è successo nell'ultima settimana. Il litigio con Michele e l'abbandono del nuoto, la fuga dalle cure di mia madre e l'accoglienza in una nuova casa, il nuovo rapporto che potrebbe nascere tra me e Anna; e infine la scoperta che la persona a cui tengo di più, e mio fratello. Ho paura. Ho paura che il nostro rapporto non sarà più lo stesso di prima. Sono talmente persa nei miei pensieri che non mi accorgo che Marco è dietro di me. Si siede vicino a me senza dire una parola, forse non siamo ancora pronti per parlarne.  Appoggio la testa sulle sue gambe, ma lui non reagisce, è come se fosse anche lui perso nei suoi pensieri.

Marco POV

Mi risveglio dal mio stato di trance e decido che è arrivato il momento di parlare.
"Hai voglia di parlarne?"
"Non lo so con esattezza, vorrei, ma... Che cosa c'è da dire?"
Annuisco, da un lato ha ragione. In fondo abbiamo scoperto di essere fratelli; condividiamo la stessa casa, ci piace stare insieme e parlare, siamo un'alunna e il suo insegnante, ma siamo anche fratelli.
"C'è qualcosa che non ti è chiaro? Qualcosa che vuoi chiedermi?"
"Effettivamente sì. Vorrei recuperare il tempo che abbiamo perso. Mi piacerebbe passare tanto tempo con te, parlare e raccontarci la nostra vita. Vorrei non avere segreti con te, però non siamo mica obbligati a dirci tutto."
La guardo sorridendo e le accarezzo i capelli. Accettare tutto questo è fantastico. Per anni ho sognato di avere una sorella ed ora è così. Non le dico niente, ma lei capisce che io ho accettato. Si siede di fronte a me.
"Poco tempo fa non parlavamo dei fatti nostri; tu eri il mio insegnante e non era giusto che tu avessi preferenze. Io vorrei chiederti alcune cose" mi dice timidamente.

"Spara" sono pronto a tutto, a qualsiasi domanda.

"Com'è nostro padre?"

Sorrido sentendo come l'ha chiamato, è già un bel progresso il fatto che abbia accettato tutto questo. Si, io sono sempre così, spesso vedo le cose dal punto di vista di uno psicologo, non riesco a staccarmi dal mio lavoro; ma la cosa più brutta è che vedo tutte le persone con cui parlo come dei pazienti. Da quando ho conosciuto Ginevra questa cosa è aumentata, io sento che lei ha bisogno di me, bisogno di me come consigliere, come persona con cui parlare e ha bisogno anche di qualcuno che la faccia sentire coccolata.

"Lui è un uomo molto severo con se stesso e con gli altri. Io sono cresciuto con delle regole precise, lo ammetto, la nostra casa sembrava una caserma. Poi sono diventato grande e lui si è un po' ammorbidito. Non ha mai avuto aspettative nei miei confronti, infatti per quanto riguarda lo studio mi ha sempre lasciato libero di scegliere cosa volessi fare. Mi è sempre mancata una figura materna, per qualche anno c'è stata tua madre, io non sapevo niente di lei e a dirti la verità non la ricordo neanche. In fondo quando lei e papà si incontravano io avevo pochi anni."

La osservo, non dice niente e scommetto che sta pensando; è una ragazza che pensa troppo e questo non le fa certo bene.

"Sei confusa?"

"Non lo so!"

"Allora vuol dire che lo sei" le dico ridendo.

"Che scemo! Si, sono confusa! Insomma, ora parlare di un padre che non sapevo fosse mio padre mi sa strano. Cioè, come devo chiamare quello che per anni credevo fosse mio padre? Lei non è niente per me."

"Ti sbagli Ginny, non puoi dire che non è niente per te. Anche se non è geneticamente tuo padre lui è l'uomo che ti ha cresciuto, che ti ha tenuto in braccio quando piangevi, che ha giocato con te i primi anni della tua vita, che ti ha aiutato a fare i compiti e che ti ha sostenuta, sempre. Non puoi davvero dire che per te non significa niente. Lui sarà sempre tuo padre se tu lo vorrai e potrai chiamarlo in qualsiasi modo, ma non dimenticarlo mai, perché a lui devi tanto, molto più di quanto tu creda." Vedo le lacrime scorrere lungo le sue guance.

"Perché quando parli seriamente mi viene sempre da piangere?" mi chiede.

La abbraccio e lei si lascia stringere a me "Perché sono troppo saggio" le sussurro in un orecchio facendola sorridere.

Capisco perfettamente come si sente, i suoi dubbi, i suoi pensieri e le paura che viaggiano nella sua testa come meteore. All'improvviso mi viene un'idea.

"Andiamo a farci una vacanza!"

"Cosa?" mi chiede come se fossi scemo.

"Fra qualche giorno iniziano le vacanze di Natale, andiamo da qualche parte, dove c'è tanta neve, in qualche rifugio in montagna dove possiamo stare insieme, dove c'è silenzio e possiamo stare tranquilli e riposare.

Mi guarda intensamente e vedo nei suoi occhi la voglia di partire, di lasciarsi tutto alle spalle e di fare qualcosa di nuovo. Non glielo permetterò però, non gli lascerò dimenticare quello che è accaduto. Partiremo, ma la nostro ritorno farò di tutto per convincerla a tornare da sua madre. in fondo il suo posto è lì, ed è giusto che lei ci torni. Mi mancherà, già lo so, ma so anche che è la cosa migliore per lei e io voglio solo che lei stia bene, la mia piccola sorellina.

Io adoro Marco, i suoi pensieri e il suo modo di comportarsi! E voi?
Spero che questo capitolo vi piaccia!!

Grazie nanni00  per l'aiuto iniziale!!


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