Capitolo 40

174 17 8
                                    

Ginevra POV

Il mio telefono squilla incessantemente e io non ho voglia di alzarmi per prenderlo. È Marco che me lo passa dicendo: "Ehy, è Daniele, rispondi sennò lo faccio io."

Rispondo contro voglia perché se rispondesse Marco penso che Daniele potrebbe pensare male sentendo la voce di un uomo.

"Ciao Ginny, so che hai litigato con mio fratello, so che è da tanto tempo che non ci sentiamo, ma ho bisogno di vederti."

Non so cosa rispondere, solo ora mi rendo conto di quanto mi sia mancato Daniele durante questi giorni.

"Ciao Dan! Beh, per me non è un problema, se vuoi possiamo vederci." Cerco di mantenere un tono distaccato, è vero che mi è mancato, ma non voglio farglielo capire, ho paura che lui voglia convincermi a tornare con Michele.

"Ok, quando possiamo vederci e dove?" chiede lui con voce triste.
"Non lo so, io non vivo più con mia madre, vivo con mio fratello."
"Da tuo fratello? Ti sei trasferita in Toscana?"
"No no, da un altro fratello" dico quasi ridendo, lo sto mandando in palla.
"Un altro fratello? Di chi stai parlando?"
"In realtà non è proprio mio fratello, è un fratellastro perché io non ho fratelli. È una lunga storia Dan, sarebbe meglio vederci di persona, ti do l'indirizzo di dove sto così puoi venire quando vuoi."
Dopo avergli dato l'indirizzo ci salutiamo.

------------------------------------------------------

"Comunque secondo me dovremmo dirlo al preside che siamo fratelli!" mi dice Marco mentre ci rechiamo a scuola per l'ultima settimana prima delle vacanze.
"Ma perché scusa?"
"Allora, noi arriviamo insieme la mattina e ce ne andiamo via insieme la sera; rischiamo che lui pensi qualcosa di strano e che mi licenzi. Poi tu l'hai detto a Daniele quindi si può anche dire in giro."
"Per prima cosa il fatto che io lo abbia detto a Dan non vuol dire che ora lo deve sapere tutto il mondo. Però hai ragione, il preside deve saperlo; andiamo a parlargli insieme?"
"Sì. Quando hai detto che viene Daniele?"
"Domani per le cinque."
"Ok, io domani non sono a scuola perché non ho lezioni. Andrò a far la spesa che magari si ferma a cena e sistemerò la casa."
"Sì beh, ma non serve che fai tutte 'ste cose; lui viene per me e non voglio che tu ti preoccupi di fare tutto questo. Vai tranquillo che poi farò io."
"Mi fa piacere aiutarti e conoscere qualche tuo amico; sei sempre mia sorella!"

------------------------------------------------------

Preside POV

Arrivo a scuola con qualche minuto di anticipo e mi godo ogni attimo di silenzio. Ascolto i miei passi sui pavimenti dei corridoi, il lieve "clik" della chiave che gira nella serratura del mio ufficio. Amo la mia scuola, il mio lavoro e i miei ragazzi. I ragazzi di cui vado molto fiero e di cui seguo personalmente i progressi. Mi fermo ad osservare le foto appese alla porta della segreteria: sono dieci foto che raccontano i dieci anni di questa scuola. Anno dopo anno gli alunni sono aumentati, persone con la voglia di imparare a vivere, a rispettare gli altri e il mondo che sta loro intorno. Esatto, questo è quello che voglio che loro imparino, perché penso che queste siano le cose importanti nella vita. Ritorno in ufficio e inizio a lavorare lasciando la porta aperta. Arrivano le segretarie, che come sempre vengono a salutarmi prima di mettersi al lavoro. Poi è il turno degli insegnanti, alcuni passano dall'ufficio per ritirare alcune carte, alcuni per lamentarsi di qualcosa e alcuni vengono semplicemente per salutarmi o augurarmi buona giornata.
Oggi però qualcosa non va come il solito. Di solito l'insegnante di musica viene sempre a salutarmi, oggi invece passa davanti al mio ufficio e si dirige in prima senza neanche guardare attraverso la parete trasparente. O c'è qualcosa che lo preoccupa oppure ha combinato qualcosa e non vuole che io lo sappia. È a scuola solo da qualche mese ed io mi sono affezionato molto a lui. È un giovane ragazzo che di insegnamento non sa molto, ma ama i ragazzi, li capisce, li stimola ad andare avanti, ad essere curiosi ed ha un bellissimo rapporto con loro. Spesso viene a parlarmi dei loro problemi e di come insieme si possano risolvere, oppure sono i ragazzi stessi che, incoraggiati da lui, vengono a parlarmi. Sono orgoglioso del mio corpo insegnanti e dei miei ragazzi. Comunque dovrò indagare sul comportamento di Marco, voglio assolutamente mettere le cose in chiaro.

Intorno a mezzogiorno vedo Marco e Ginevra fuori dalla mia porta, ma sembra che abbiano paura a bussare. Ho notato che sono molto legati, ultimamente mangiano sempre insieme e mi fa piacere, in fondo era quello che volevo. Quando li ho fatti conoscere chiedendo a Ginevra di guidare Marco nel suo primo periodo a scuola speravo proprio che diventassero buoni amici. Finalmente Ginevra prende coraggio, bussa e senza aspettare risposta apre la porta, sa che può farlo, che non ha bisogno di una risposta. Entrano insieme e Marco chiude la porta alle sue spalle.

"Buongiorno ragazzi! Posso fare qualcosa per voi?"

Mi guardano con sguardo perso, neanche loro sanno esattamente cosa dire. La prima a parlare è Ginevra, la coraggiosa Ginevra.

"Noi dovremmo parlarle di un fatto accaduto."

Sembra preoccupata e rischia di far preoccupare anche me.

"Avrà notato che ultimamente siamo molto legati io e Ginevra" mi dice Marco "noi siamo qui per dirle che non si deve preoccupare, in senso..."
Si blocca, non sa più come andare avanti e io non riesco a capire cosa mi vogliano dire.

"Se per caso le è passato per la testa il fatto che io e Marco stiamo insieme, beh, non è vero" dice Ginevra senza tanti giri di parole "Non stiamo insieme, viviamo insieme e.. Ecco, abbiamo scoperto di essere fratelli, o meglio fratellastri. Noi volevamo dirglielo perché avevamo paura che magari lei pensasse qualcosa di strano e poi.. Prima di far succedere qualsiasi cosa siamo venuti qui."

"Ragazzi, io non so cosa dire. Grazie, grazie per essere venuti a parlarmi e per la sincerità che avete avuto. Non penso che avrei mai potuto pensare che voi stavate insieme però grazie per avermelo detto. Ma Ginevra, quindi tu ora vivi con lui? E tua madre?" Per ora non voglio indagare sulla loro parentela, penso abbiano scoperto tutto da poco tempo e forse non gli va di parlarne.

"È una storia un po' complicata e per adesso non me la sento di dirle niente, mi scusi. Però non si preoccupi per me io sono in buone mani."

I due si sorridono e se non avessi appena saputo che sono fratelli potrei notare una certa complicità nei loro sguardi.

Capitolo più lungo del solito, scusate se aggiorno solo una volta in settimana ma di più non riesco a fare!
Spero vi piaccia questo capitolo con le cose viste da un punto di vista che non è il solito di Ginevra. Se non vi piace ditemelo. Grazie


Tutto quello che ho di teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora