3 - Il mio mondo, il suo mondo

3K 305 248
                                    

Alla fine delle lezioni Abel non si presentò a scuola. Mi sembrò strano, ma mi dissi che magari non si era semplicemente reso conto dell'ora.

«Cerchi qualcuno?».

Chris, accanto a me, mi colse di sorpresa. Sembrava molto incuriosito dal mio tentennamento apparentemente immotivato.

«Ehm, no, nessuno in particolare».

Finsi una risata divertita nella speranza che la bugia non fosse troppo palese e mi costrinsi a non cercare più Abel per non destare sospetti, ma non mi sentivo del tutto tranquilla.

Raggiungemmo la casa di Chris in dieci minuti, lo salutai brevemente e poi per altri cinque minuti proseguii da sola sulla stessa lunga via fino al mio cancello. Come speravo, il mio angelo era a casa, seduto sul divano del soggiorno con aria un po' annoiata. Mi sentii sollevata non appena lo vidi.

«Sei qui, Abel. Ti cercavo all'uscita di scuola, hai avuto qualche problema?».

«Io no, ma tu eri con il tuo amico e ho preferito non disturbarti». Ah. Ecco chiarito il mistero. E lui non ne sembrava molto felice.

«Non avevi bisogno di andartene».

«E' meglio così. Restando ti avrei messa in difficoltà, non avresti saputo come spiegarmi la situazione».

«Hai ragione» dovetti ammettere. «Scusami, di solito torno sempre da sola, questo mio amico è tornato in città dopo tanto tempo e...».

«Non devi scusarti» mi interruppe, alzandosi improvvisamente dal divano. «Prepariamo il pranzo, avrai fame».

In realtà il mio stomaco si era appena chiuso. Abel non sembrava allegro, nonostante fosse gentile con me come sempre, e io iniziai a sentirmi in colpa. Lui era sempre pronto a starmi vicino e io l'avevo lasciato solo per una persona di cui lui nemmeno sapeva nulla. Avrei dovuto aspettarmi che ci sarebbe rimasto male.

«Scusami ancora per prima» finii col ripetere mentre cucinavamo.

Con la coda dell'occhio lo vidi girarsi verso di me. «Non scusarti, non c'è nulla di sbagliato nel tornare a casa con un amico».

«Prima però sembravi un po' giù» ammisi, armeggiando con i fornelli per non doverlo guardare negli occhi.

Mi accorsi tardi che, senza volerlo, lo stavo mettendo in difficoltà.

«Scusami. E' solo che... sono arrivato davanti la scuola troppo in anticipo e vi ho visti insieme su quella panchina. Sembravate molto in confidenza e ho sentito che avevate deciso di tornare a casa insieme, così sono tornato indietro subito. Se ti sono sembrato strano, forse, è perché mi stavo ancora chiedendo chi fosse questo ragazzo di cui non mi avevi mai parlato».

Dunque il problema era questo. Effettivamente il comportamento mio e di Chris non sembrava quello di due persone che non si vedevano da così tanto tempo, ma evidentemente Abel aveva sentito solo una parte del nostro discorso. Era meglio spiegargli tutto.

Iniziai a raccontargli della mia vecchia amicizia con Chris, della partenza improvvisa e delle motivazioni del suo inatteso ritorno. Abel mi ascoltò con attenzione per tutto il tempo, senza mai interrompermi.

«La sua storia è molto simile alla tua» commentò alla fine.

«Sì, per questo lo sento molto vicino».

«Adesso capisco». Aveva un sorriso un po' triste. «Iniziavo a temere che mi nascondessi qualcosa».

Mi stupì. Concluse la frase con un'espressione scherzosa, ma le sue parole non lasciavano spazio a dubbi.

My Own AngelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora