31 - Relazione proibita

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Gli occhi verde scuro di Abel mi fissavano in silenzio, mentre per la prima volta mi guardava conoscendo i miei sentimenti per lui.

Eravamo ancora sul mio letto e mi stava ancora stringendo a sé, immobile, tranne che per quel leggero tremore che diventava sempre più evidente. Probabilmente era spaventato quanto me dalle conseguenze di quella notizia.

«Ti prego, dì qualcosa» lo esortai in preda all'ansia.

Le sue braccia mi lasciarono andare. Si mise a sedere sul bordo del letto, dandomi le spalle con quelle sue bellissime ali bianche.

«Posso andarmene, se vuoi».

«Andartene?». Mi sarei aspettata qualunque risposta, ma non quella.

«Se per te è difficile starmi accanto, posso andare via, anche solo per un po' di tempo. Sai che non ho bisogno di una casa per stare bene».

«No! Non voglio che tu te ne vada».

Strinsi il suo braccio per trattenerlo. Abel tornò a guardarmi, ma la sua espressione era neutra, indecifrabile. «Allora cosa vuoi che faccia?».

Dovevo decidere io? Era gentile a mettere sempre i miei desideri al primo posto, ma stavolta era troppo importante per lasciare la scelta solo a me. Per quanto fosse stata dura, se lui avesse preferito starmi lontano avrei dovuto accettare la sua volontà.

«Tu cosa vuoi, Abel?».

«Io voglio solo che tu sia felice».

«E' un problema. Anche io voglio solo che tu sia felice» tentai di sdrammatizzare.

L'accenno di un sorriso attraversò il suo viso per un secondo, ricaricandomi di nuova energia. «Dico davvero, Sarah. Vorrei solo farti smettere di star male, perché è chiaro che ti sto facendo soffrire. Quindi devi dirmi tu come fare».

Abel non si smentiva mai. Beh, io sapevo benissimo cosa mi avrebbe fatta stare meglio, eppure in quel momento, capendo che il destino di entrambi sarebbe dipeso da me, esitai. Volevo stare con lui perché quella distanza obbligata mi faceva male, ma il mio lato più razionale stava urlando nella mia mente che la mia era una decisione stupida, che stare insieme era come chiedere pubblicamente di essere separati. Ma, in fondo, che altro potevamo fare? Sarebbe stato insopportabile sia andare avanti in questo modo, sia allontanarci.

«Voglio stare con te» ammisi. Non avevo davvero una scelta.

Abel restò in silenzio ancora per qualche secondo, prima di rispondere. «Ti rendi conto di cosa significa?».

«Lo so, rischiamo di essere separati».

«Non è un rischio, è una certezza. Sei disposta a rimanere sola, dopo? Preferisci essere felice per un po' e poi perdermi?».

«Non riuscirei ad andare avanti in nessun'altra maniera» risposi di getto, ma poi mi resi conto che così non gli stavo dando possibilità di replica. «Però se tu non vuoi troverò un modo».

Abel accennò un mezzo sorriso. «Certo che lo voglio anch'io. Non sopporterei di vederti soffrire e poi io ti desidero da molto tempo, ormai» ammise con un leggero imbarazzo. «Ho solo paura di cosa accadrà dopo».

Avvicinò lentamente la sua mano al mio viso, ma prima ancora di sfiorarmi la ritrasse, come per impedirsi di toccarmi. Eppure io desideravo che lo facesse, avevo un disperato bisogno di lui.

«Anche io ho paura, Abel, solo che ho bisogno di te. Se proprio non possiamo essere felici per sempre, almeno potremo esserlo per un po' di tempo, no?» insistei, ignorando la mia parte razionale che mi implorava di fermarmi.

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