Accadde all'improvviso. Sentii sopraggiungere dal nulla una sensazione forte, come un'attrazione magnetica verso il centro della stanza di mio padre, nella quale ancora mi trovavo. Poi vidi qualcosa di indefinito galleggiare a mezz'aria davanti a me: una piccolissima sfera bianca che sembrava emanare luce propria.
Sussultai non appena mi resi conto che quella cosa cresceva come se fosse viva, mentre la sua luce diveniva sempre più flebile, fino a svelare dei colori e delle forme familiari: sembrava un corpo umano, ma... non poteva essere. Forse la perdita di mio padre mi aveva sconvolta tanto da avere le allucinazioni, perché tutto ciò non aveva senso.
Eppure, malgrado i miei pensieri increduli, la cosa luminosa assunse sempre più una forma umana, fino a spegnersi totalmente per lasciar posto a una nuova, incredibile figura.
Un... ragazzo.
Un ragazzo affascinante che ora mi stava fissando, uscito fuori da una minuscola sfera luminosa comparsa inspiegabilmente nella camera di mio padre.
Ero diventata pazza.
Dopo qualche secondo di shock, ripresi il controllo e cercai di capire cosa stesse accadendo. Il ragazzo era immobile, in piedi, al centro della stanza. Aveva vestiti particolari: una maglia bianca fatta di una leggera stoffa lucida, dei pantaloni grigi e scarpe nere simili a morbidi stivali; era slanciato e aveva lineamenti delicati. Occhi verdi molto scuri – troppo, per i normali canoni - e capelli lisci di un bellissimo nero corvino. La sua espressione era rilassata, come se per lui la situazione fosse normalissima, ma la cosa più strabiliante la notai solo alla fine, all'improvviso: un paio di candide ali si spiegavano dalla sua schiena fin quasi alle ginocchia. Ali grandi, bianche, piumate.
Se fino a un secondo prima avevo cercato di trovare un senso a quella situazione, adesso mi ero arresa.
O era un sogno, o ero impazzita.
Fu lui il primo a parlare. Bisbigliò tra sé e sé qualcosa che non compresi, poi alzò la voce per rivolgersi a me.
«Finalmente ti ho incontrata».
Ma io ero troppo sconvolta per rispondere.
«Non devi aver paura di me».
Fece un passo nella mia direzione. Avrei dovuto avere l'istinto di allontanarmi, ma il suo sguardo, in qualche modo, riuscì a trasmettermi affetto e sicurezza. A quel punto la curiosità sopraffece lo sbalordimento e cercai, tra le mille domande che improvvisamente mi vennero in mente, la più importante.
«Chi sei?».
Lui esitò. «So che quello che ti sto dicendo ti sembrerà impossibile, ma io sono il tuo angelo. Mi chiamo Abel. Posso sapere anch'io qual è il tuo nome?».
«Il mio nome?». Stavo forse sognando? «Sa... Sarah».
L'angelo - o qualunque cosa fosse - mi si avvicinò lentamente. Istintivamente indietreggiai fino ad avere le spalle al muro e a quel punto le gambe mi cedettero. Lui sembrò preoccuparsi e venne a inginocchiarsi proprio accanto a me.
«Stai bene?».
«Non prendermi in giro, non esistono gli angeli!». Quasi urlavo.
«Questo è quello che credono gli esseri umani. Ma se fosse così, come spiegheresti la mia apparizione e le mie ali?».
A conferma delle sue parole, le mosse entrambe di qualche centimetro. Perciò erano vere!
«Non capisco. Tu saresti il mio angelo? Che vuol dire?» cercai di capire.
«E' così. Sono venuto in questo mondo per proteggerti e per starti accanto fino a che continuerai a sentirti sola come adesso».
«Ma... come sai che sono sola?». Ero così esterrefatta che la mia voce tremava.

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My Own Angel
FantasíaLa giovane Sarah, rimasta sola al mondo ad appena 18 anni, vede materializzarsi davanti ai suoi occhi un ragazzo dalle ali piumate e lo sguardo dolce che si presenta come suo angelo, nato per starle accanto fino a che lei ne avrà bisogno. Dopo qualc...