Fino a poche ore prima quel cancello era chiuso, ne ero certa. Andando a scuola ero rimasta a guardarlo per interi minuti, pensando per la prima volta in cinque giorni che agli occhi di tutti un essere umano era scomparso, e che di conseguenza la polizia sarebbe presto venuta a farmi delle domande a cui non avrei saputo rispondere.
Cosa poteva essere accaduto durante la mattina?
Decisi di entrare. Non mi aspettavo certo di trovarci ancora Uriel, ma almeno avrei potuto dire addio a quella casa. Sarebbe stato un po' come dire addio a David stesso, o almeno a ciò che era stato per me. Non riuscivo ancora a credere che tutto quel tempo passato insieme, la sua gentilezza e tutto ciò che aveva sempre fatto per me fossero complete menzogne.
Percorsi il vialetto lentamente, accorgendomi a metà strada che la porta d'ingresso era solo accostata. Non poteva essere un caso. Entrai senza esitare, incapace di sentirmi in ansia come forse avrei dovuto. Le finestre erano ancora aperte e tutto era in ordine, proprio come quando venivo a confidarmi con David fin da ragazzina. Se ci ripensavo adesso mi sentivo così stupida...
Mi lasciai andare a un sospiro, che improvvisamente fu sovrastato da un rumore sordo che non riuscii a distinguere. Non mi spaventai, non mi importava nulla di nulla. Se anche ci fosse stato un pericolo, che cosa avrebbe potuto capitarmi? Nel peggiore dei casi mi sarei ferita, e non mi importava. Mi sorpresi a pensare che nel migliore dei casi sarei morta, ma così avrei lasciato Abel da solo ad affrontare il triste destino che avevamo scelto insieme, perciò mi costrinsi a fare attenzione. Superai il piccolo corridoio e mi trovai in quel salone così pieno di ricordi... Lì tutto era immobile, perciò il rumore doveva provenire dalla stanza da letto.
Mossi in fretta i pochi passi che me ne separavano e mi affacciai appena. Non avevo mai visto la stanza di David, se non di sfuggita. Era luminosa e minimale proprio come il resto della casa, mentre al centro spiccava un letto matrimoniale con delle lenzuola perfettamente bianche.
Lenzuola bianche che si mossero all'improvviso.
Dovetti appoggiarmi allo stipite per non cadere. Qualcuno era nel letto, rannicchiato, completamente coperto. Finalmente il mio istinto di sopravvivenza ebbe la meglio e mi spaventai: non poteva essere un angelo, non avrebbero mai permesso ad Abel di stare con me, né Uriel aveva più motivo di continuare questa messinscena. Ma allora chi?
Il desidero di capire prevalse sulla paura e mi avvicinai al letto, da cui sentivo che la "forma" respirava a fatica. Riuscivo a vedere i movimenti del suo respiro affannato, che sembrò venirgli a mancare quando gli arrivai accanto. A quel punto si mosse, lentamente, come se gli costasse fatica. Le lenzuola iniziarono a scivolare giù con una lentezza snervante e finalmente, dopo interminabili secondi, scoprirono il suo viso.
Occhi verde chiaro, capelli nero corvino.
Non è possibile.
Mi coprii la bocca per lo stupore, temendo di essere diventata pazza. Era proprio lui, non c'erano dubbi, era Abel nella sua forma umana!
Era in silenzio, di nuovo immobile, affaticato. Eppure aveva quel meraviglioso sorriso che tanto amavo.
«Sto impazzendo?» mi preoccupai.
Non capivo più nulla. Mi ritrovai inginocchiata accanto a lui, mentre con le mani stringevo il suo viso come per assicurarmi che fosse tutto vero. Sentivo la sua pelle sulla mia, morbida e caldissima come se avesse la febbre. I suoi occhi chiari mi guardarono e solo quel punto, con fatica, riuscì a prendere le mie mani.
«No, sono reale». Rideva. Quanto mi erano mancati la sua voce e i suoi sorrisi...
Non sapevo come né perché, e non mi importava nemmeno. Abel era riuscito a tornare indietro!
STAI LEGGENDO
My Own Angel
FantasyLa giovane Sarah, rimasta sola al mondo ad appena 18 anni, vede materializzarsi davanti ai suoi occhi un ragazzo dalle ali piumate e lo sguardo dolce che si presenta come suo angelo, nato per starle accanto fino a che lei ne avrà bisogno. Dopo qualc...