Dopo circa una settimana dall'inizio di scuola, incontrammo per caso David. Ero in giro nel mio quartiere con Abel e lo vidi dall'altra parte della strada, poco più avanti di me. Proprio come speravo, si fermò e aspettò che lo raggiungessi.
«Ciao, Sarah. Facevi spese?» mi salutò. Aveva quel suo sorriso dolce che mi incantava sempre.
«Sì. Tu, invece?».
«Io facevo dei giri per organizzare un viaggio di lavoro in America».
Pronunciò quella frase come se fosse la cosa più naturale del mondo, senza accorgersi di quanto mi spaventò sentirlo parlare di quell'argomento. David era partito spesso, in quegli anni, e ogni volta stava via per intere settimane, se non perfino mesi.
Intanto Abel, accanto a me, mi osservava con aria stupita. Probabilmente a lui non ne avevo mai parlato... l'ultimo viaggio di David si era concluso subito dopo il suo arrivo.
«Ehi, che c'è?». David sembrò parlare per entrambi.
«Nulla, scusami».
Mi accorsi di essermi bloccata in mezzo alla strada e ripresi a camminare, sforzandomi di sorridere.
«Parlami di questo viaggio» tentai di rimediare con aria interessata.
«Non è nulla di speciale. Un gruppo di laureandi deve andare a New York per un progetto sull'energia pulita e io devo coordinarli, provvedendo a tutto ciò di cui avranno bisogno sul luogo».
«Anche tu partirai?». Speravo ardentemente che non notasse l'ansia che stavo provando.
«Io no. Ne ho abbastanza di viaggi, cercherò di restare stabilmente in città almeno per un po'».
Sospirai di sollievo, ma David non si accorse nemmeno del mio stato d'animo. Cambiò argomento senza quasi farci caso.
«Mi chiedevo...» riprese dopo un breve silenzio, «quel ragazzo della festa... è andato tutto bene con lui?».
Sussultai non appena capii a cosa si riferisse. «Ehm, sì».
Dovevo aspettarmelo, nel nostro ultimo incontro lo avevo lasciato da solo per tornare da Abel e non potevo di certo sperare che se ne fosse dimenticato. Che vergogna... inoltre stavolta Abel poteva sentirci. Sperai che David non iniziasse a farmi strane domande su di noi. O che non si facesse anche lui strane ipotesi sul nostro rapporto...
«Scusami ancora per essermene andata» cedetti al senso di colpa.
«Smettila di scusarti, Sarah. Ci eravamo solo incontrati per caso».
Aveva un sorriso così dolce che era impossibile dubitare della sua sincerità. Beh, che altro potevo aspettarmi da lui? In anni di amicizia non l'avevo mai visto arrabbiato, né infastidito, anche se a volte lo avrei meritato.
«In ogni caso non avrei dovuto» ammisi.
«D'accordo, allora mi prometti che la prossima volta rimarrai con me?».
«Va bene» accettai in preda all'imbarazzo. Mi resi conto troppo tardi di ciò che mi aveva appena fatto promettere.
«Allora non pensarci più».
Non riuscii a rispondergli. Mi sembrava di sognare... David non era mai stato così espansivo con me e non sapevo se accogliere quella novità con gioia o tenendo i piedi per terra. Lui, intanto, mi prese dalle mani la busta della spesa e mi volle accompagnare fin davanti al mio cancello. Poi, come se non bastasse, prima di lasciarmi entrare mi mise in ordine una ciocca di capelli, guardandomi in maniera... particolare. Per un secondo interpretai quello sguardo come preoccupazione, poi mi persi in quel fugace contatto e non capii più nulla. Assolutamente nulla.

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My Own Angel
FantasyLa giovane Sarah, rimasta sola al mondo ad appena 18 anni, vede materializzarsi davanti ai suoi occhi un ragazzo dalle ali piumate e lo sguardo dolce che si presenta come suo angelo, nato per starle accanto fino a che lei ne avrà bisogno. Dopo qualc...