40 - Appuntamento

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Per tutto il tragitto verso la libreria, non mi staccai mai dalla versione umana del mio angelo. Lui non sembrava per nulla infastidito dal mio "appiccicume", anzi, per entrambi era bellissimo poterci scambiare effusioni in pubblico, parlarci senza paura che mi prendessero per matta e non doverci mai lasciare nemmeno per un secondo. Così il tempo volò e arrivammo a destinazione anche troppo in fretta.

«E' questo il posto che volevo farti vedere» gli svelai con un ampio gesto del braccio davanti a una vetrina piena di libri. Non gli avevo detto nulla della nostra meta per fargli una sorpresa.

Abel non se lo aspettava assolutamente. Com'era prevedibile, mi rispose che avrei potuto scegliere un posto che piacesse a me e che a lui bastava la mia compagnia, ma alla fine si lasciò trasportare dalla sua curiosità umana ed entrò nella libreria pieno di entusiasmo.

Mentre attraversavamo la porta di ingresso gli vidi in volto una delle espressioni più stupite che avesse mai fatto. Si guardava intorno come un bambino, entusiasmandosi ad ogni secondo di più perché trovava distese dei suoi amati libri ovunque si voltasse.

Passammo più di un'ora a sfogliare insieme i volumi che ci attraevano, abbracciati sulle poltroncine in velluto rosso della libreria come una coppietta qualunque. Mi divertii tantissimo, e lui anche di più. Biologia, scienze naturali, scienze della Terra, chimica e perfino fisica... Abel aveva letteralmente divorato i libri di mio padre e sapeva tantissime cose di ogni materia.

Quando fu il momento di uscire, decisi di allontanarmi con una scusa e di prendere di nascosto il libro che Abel aveva apprezzato di più per poterglielo regalare. Purtroppo, però, mi colse sul fatto proprio mentre lo prendevo dallo scaffale, e ovviamente cercò di convincermi a non prenderlo, ma non riuscì a farmi cambiare idea.

Uscii dalla libreria soddisfattissima dell'appuntamento e mi venne naturale avviarmi verso casa, in modo che Abel non si stancasse troppo, invece lui insistette per restare in giro. Effettivamente non sembrava affatto stanco, per cui decidemmo di fare una deviazione: lungo la strada di ritorno c'era il viale alberato dove eravamo già stati insieme; ormai era aprile ed alcuni degli alberi dovevano già essersi colorati di rosa come accadeva ogni anno in quel periodo, creando una romanticissima pioggia di petali. Sarebbe stato bellissimo passeggiarci insieme a lui.

*

«Sono ciliegi, vero?» li riconobbe non appena li vide. «Mai visto nulla del genere, è uno spettacolo incredibile».

Ci trovavamo proprio all'inizio del viale. Abel era alle mie spalle, ad avvolgermi con entrambe le braccia per guardare quello spettacolo insieme a me, e io mi voltai per dargli un lungo e romanticissimo bacio sotto la pioggia di petali. I suoi baci erano diventati più impulsivi di poco prima, probabilmente a causa della stanchezza che minava sempre più il suo autocontrollo. Ormai eravamo fuori da ore...

«Se sei stanco puoi ritrasformarti, basta uscire dalla strada e non ci vedrà nessuno» volli avvertirlo.

«No, voglio restare umano. Non è quello».

«E allora cosa?».

Mi resi conto troppo tardi di averlo messo in imbarazzo. Si toccò nervosamente la nuca e guardò da tutt'altra parte con un atteggiamento estremamente umano, che mi intenerì e incuriosì allo stesso tempo.

«E' solo che... è la prima volta che mi trasformo da quando mi sono innamorato di te e mi capita di sentire dei desideri che non comprendo. Ho paura di infastidirti in qualche modo».

Mi sentii arrossire di colpo, mentre lui mi osservava di sottecchi, quasi a verificare se avesse fatto bene a parlarmene. Beh, di cosa mi stupivo? Certo, ero imbarazzata anche io, ma non volevo che Abel si sentisse a disagio per ciò che provava; la sua attrazione umana non poteva che lusingarmi e non era di certo l'unico tra i due a provarla.

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