26 - Resa

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Abel volò via dal nostro giardino poco dopo avermi vista rientrare in casa, e io mi limitai a guardarlo allontanarsi dalla finestra, incapace di fare nulla di più, per lui, che rispettare la sua richiesta.

Nelle ore che seguirono provai a distrarmi in ogni modo possibile, ma qualunque cosa facessi, il mio pensiero tornava sempre al mio angelo, al suo stato e alla sua decisione.

Arrivai all'ora di cena con l'ansia alle stelle. Ormai Abel mancava da ore e probabilmente non sarebbe stato via ancora a lungo, perciò decisi di attenderlo nella sua stanza. Lì il tempo sembrò passare forse anche più lentamente di prima, ma dopo qualche altro interminabile minuto sentii finalmente l'inconfondibile fruscio delle sue ali. Era tornato.

«Abel, finalmente! Ero preoccupata!» sbottai istintivamente non appena lo vidi, pentendomene subito.

«Mi dispiace» si scusò lui. Sembrava mortificato.

Adesso avrebbe dovuto raccontarmi tutto, sapeva che non lo avrei lasciato andare senza una spiegazione. Si appoggiò sul suo letto ed io feci lo stesso, tenendomi a distanza come stabilito dalle nostre regole, nonostante sentissi il forte desiderio di abbracciarlo per dargli conforto.

«Ti senti meglio, adesso?» sperai, anche se dalla sua espressione non sembrava affatto.

«Sì, non devi preoccuparti per me». Come se fosse stato possibile.

«Non è facile. Ci sono così tante cose che non riesco a capire... per favore, spiegami tutto».

Accennò un sorriso decisamente falso. «Va bene, ma mettiti comoda. È una lunga storia».

Provai a ricambiare il suo sorriso, ma fu davvero difficile. Lui era teso, le sue mani giocavano nervosamente con le pieghe delle lenzuola, costringendomi a sopprimere l'impulso di intrecciarvi le mie per calmarlo. E per calmare me stessa.

Iniziò con un sospiro pieno di tristezza. «E' come hai detto tu, Sarah, ho lasciato Azaly. Avevo già deciso di farlo, così questa mattina ho raccolto tutto il mio coraggio e le ho parlato».

«Ma perché l'hai lasciata?».

«Perché non provo più amore per lei, perciò stare insieme non ha più alcun senso».

Mi rifiutavo di crederci, una storia come la loro non poteva finire così, senza motivo. «Io non capisco, è normale che con il tempo il rapporto di una coppia cambi, ma...».

Abel mi interruppe. «Fammi finire, Sarah, e poi potrai dirmi cosa ne pensi. Il problema non è solo questo, purtroppo, e qui subentra la mia lunga assenza di questo pomeriggio. Avevo bisogno di prepararmi a ciò che sto per fare adesso».

La mia ansia si tramutò istantaneamente in panico. Cosa stava per fare?

«Abel, ti prego, parla chiaro» insistei con più convinzione di quanto avrei dovuto. Non ne potevo più, avevo bisogno di sapere, non mi importava altro.

Acconsentì con un finto sorriso che dovette costargli molta fatica. «Ti ho mentito, o meglio non ti ho detto tutta la verità».

«Riguardo a cosa?». Il mio cuore batteva a mille, l'ambiguità delle sue parole mi stava facendo impazzire.

«Riguardo ai miei sentimenti. Non temevo di innamorarmi di te, non ero spaventato dalla possibilità che nascesse qualcosa tra di noi. La verità è che...». I suoi occhi spaventati intrappolarono i miei, lasciandomi senza fiato. «Io ti amo».

*

Ed eccola lì, la risposta che più temevo o che forse più desideravo al mondo. Abel mi amava, amava proprio me. Era davvero possibile?

My Own AngelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora