32 - Finalmente insieme

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«Che vuol dire "nulla"? Ci sarà pure un modo per contrastarli!».

«Non c'è nessun modo, Sarah, devi credermi».

Non potevo accettare le parole di Abel. Un modo per avere la meglio su di loro doveva esserci e non mi sarei arresa fino a che non l'avessi trovato, con o senza il suo appoggio.

«Saranno in molti?» insistei.

«No». Che tono triste... «Sono solo in quattro e ognuno di loro si occupa solamente di una porzione del nostro mondo, denominata in base ai punti cardinali. Tutti gli angeli che sono nati in un certo territorio sono sotto la protezione del rispettivo arcangelo».

"Protezione", che termine inadatto... Mi fece tornare in mente la strana risposta che Abel mi aveva dato qualche giorno prima sullo stesso argomento. Si era arrabbiato con me dicendo che non c'erano angeli cattivi, come io avevo involontariamente insinuato. Quel giorno stava sicuramente parlando degli arcangeli. Li aveva difesi con fin troppa convinzione, ma se davvero per il suo mondo erano così importanti, perché non me li aveva mai nominati prima d'ora?

«In che territorio sei nato?» mi incuriosii.

«Nell'Ovest».

«Quindi sarà l'Arcangelo dell'Ovest a...». Non riuscivo nemmeno a dirlo.

«A portarmi via, sì».

Tremava, ma più che per ansia mi sembrò che tremasse di rabbia e frustrazione. Non riusciva nemmeno a guardarmi... il suo atteggiamento iniziava a preoccuparmi.

«C'è qualcosa che non so, Abel? E' strano che tu non me ne abbia mai parlato».

«Scusami, è che questo argomento mi ricorda una vecchia storia che non riesco ancora ad accettare del tutto. Non ne voglio parlare».

«Come preferisci...».

Tenni a freno la curiosità per non stressarlo ulteriormente, e piuttosto tornai all'argomento principale, in modo da finire quell'orrenda conversazione il prima possibile.

«Invece sai... come accadrà?». Era difficilissimo parlarne apertamente.

Lo sguardo di Abel si perse di nuovo. «Credo che sarà come al mio arrivo. La luce, la sensazione di spostamento... Immagino che lui verrà qui a prendermi. Di certo non potrò fare nulla per impedirglielo, questo devi accettarlo».

«Impossibile, ci deve essere un modo!». Mi alzai di colpo. Non dovevo, non potevo accettarlo. «Mi metterò contro quest'arcangelo, se sarà necessario. Può anche minacciare di uccidermi, non gli permetterò di portarti via!».

Abel tentò di calmarmi stringendomi tra le sue braccia, ma senza risultato. «Non servirà a nulla. Ti prego, Sarah, devi accettarlo». Sembrava così stanco... dire quelle parole doveva costargli molto.

«Come posso accettare di perderti senza lottare?».

Abel guardò le mie mani, e io mi resi conto che stavo stringendo la sua maglia al punto da avere le nocche bianche, per quanto ero tesa. Cercò nuovamente di calmarmi prendendo le mie mani tra le sue, ma mostrava una calma che sapevo essere del tutto apparente.

«Perché lo farà per il nostro bene. Se anche accadesse un miracolo e ottenessi di rimanere qui, come credi che sarebbe la tua vita accanto a me? C'è un motivo se le relazioni miste sono proibite, io non potrei mai renderti felice».

«Non dire sciocchezze, mi stai rendendo felice proprio adesso».

«Ti ringrazio, Sarah, ma devi pensare anche al futuro. Prova a immaginare cosa accadrebbe col passare degli anni. Nessuno può vedermi, appariresti sempre sola, anche nelle difficoltà. Non potrei lavorare, non potremmo sposarci, non potresti nemmeno avere dei figli. E dovresti mentire per sempre a tutte le persone a cui vorrai bene».

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