Capitolo 4.

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Tredicesimo giorno a Foxville.
Mi trovavo nel parcheggio della scuola a fumare la sigaretta che ormai d'abitudine consumavo ogni mattina.

I miei amici stavano discutendo di argomenti lontani a me, perciò stavo semplicemente in silenzio ad ascoltare.

Quella sera lo aspettai, non so il motivo ma desideravo veramente che si presentasse alla mia finestra come aveva detto la mattina stessa, ma non fu così.
Al contrario non mi rivolse più la parola se non per chiedermi di passargli qualcosa in classe o a mensa.

"Ethan com'è andare a letto con una ragazza dagli occhi verdi?" Domandó Eric al biondino alludendo a Kacey, ma puntando lo sguardo nei miei occhi.
Rimasi immobile cercando di capire dove sarebbe andato a parare.
"Non ti deve importare!" Sbottó irritato l'amico.
Ethan era strano già da un po', era spesso di cattivo umore, specie se si tirava fuori il discorso Kacey.

"Dovrei provare io stesso" stavolta si avvicinó a me talmente palesemente da far capire il suo intento a tutti i presenti.
"Tu non provi proprio nulla" eccola la voce che negli ultimi giorni mi ero ritrovata a cercare.
"Che c'è Clark, geloso?" Se c'era una cosa che avevo capito di Eric era che adorava provocare le persone.
Adam strinse i denti e la sua mandibola si contrasse.
"La sto solo difendendo da un maniaco come te"
"Non potrebbe farlo, che so, Shawn? O Ethan? O aspetta, Colin! Sì, lui è perfetto per difendere la sua principessina" A quel punto Adam si gettó addosso a lui prendendolo per il colletto della maglia.

"Ho detto basta!" Gli sbraitó addosso.
"Vaffanculo Adam, vuoi sempre tutto per te!" Si dimenó Eric cercando di liberarsi dalla presa del moro che invece la strinse maggiormente.
"Che cazzo stai dicendo?" Ringhiò furioso e a giudicare dalle risatine del resto dei ragazzi si erano ritrovati altre volte in questa situazione e non era qualcosa di preoccupante.
"Lisa, Melanie, Marion, Cassandra, Catherine..."

"Non pronunciare il suo nome!" 

Quel nome sembró aver sprigionato l'ira del ragazzo.
Shawn e Ethan si affrettarono a calmare Adam.
Catherine.
Probabilmente la ragazza che lo aveva fatto soffrire.

"Amico basta! Lascialo perdere" gli sussurró Ethan all'orecchio.
Clark lo lasció di colpo facendolo cadere a terra.
Colin si affiancó a me. "Non farci caso" disse a bassa voce.
Lo guardai preoccupata e poi la campanella suonó.

•••

Passai la maggior parte dell'ora di Scienze Naturali a scarabocchiare sul quaderno ripensando a tutto ció che era accaduto quella mattina.

Il nome di Catherine mi girava in testa sussurrandomi cose incomprensibili e scatenando il caos, perché la mia mente era così, un completo caos, un disastro.

Non mi importava nulla di Clark, non sapevo il motivo di tanto scombussolamento per un dannatissimo nome.

Catherine, Catherine, Catherine...

Mi morsi il labbro cercando di non urlare per la disperazione.
Possibile che un nome riuscisse a mandarmi in paranoia? Assolutamente sì.
Troppo assorta nei miei pensieri, non mi accorsi di un bigliettino caduto sotto il mio sguardo.

Lo aprii stando attenta a non farmi beccare dalla professoressa e lessi superficialmente ció che vi era scritto, la mia mente era impegnata già in altro, non sarebbe riuscita ad assimilare qualsiasi cosa ci fosse stata scritta su quel semplice pezzo di carta.

"Non ti torturare, sai com'è fatto Eric, non pensava quello che diceva"

Era da parte di Carmen.
Avrei voluto che il problema fosse solo il litigio di quella mattina e il fatto che riguardasse proprio me, ma purtroppo era tutt'altro.
Morivo dalla voglia di scoprire chi era Catherine e che ruolo aveva avuto nella vita di Adam.

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