Capitolo 51.

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Inspirare nuovamente il suo odore era cosa afrodisiaca, così come lo era stare nuovamente tra le sue braccia, lasciare i soliti baci casti sulle sue labbra carnose...
Tutto di lui mi portava a pensare che probabilmente me ne ero innamorata. Adam aveva tanti difetti, ne ero certa, solo che non riuscivo proprio a trovarne nemmeno uno.
Chissà che diavolo di stregoneria era mai quella...
"Questo non è parlare da persone mature..." Mi limitai a farfugliare con il volto nascosto nell'incavo del suo collo.
"Non se parlare da persone mature per noi due corrisponde a litigare"
La sua mano faceva su e giù lungo la mia guancia in delle carezze sublimi.
"Comunque ho deciso che preferisco viverti finchè sei qui con me, al futuro penseremo solo in seguito" aggiunse lasciando che sulla mia bocca si aprisse un timido sorriso.
Quel ragazzo era capace di farmi passare dalle stalle alle stelle in un nanosecondo.

"E Justin? Che c'entra?" domandai curiosa allontanandomi dal suo collo per potermi sistemare sul cuscino.
"Diciamo che abbiamo fatto una chiacchierata a riguardo e che sotto la sua corazza da persona insopportabile si nasconde ancora un buon consigliere..."
Lo strinsi a me con forza farfugliando un "Mh mh" per quanto sembrava assurdo ciò che mi aveva appena detto non ero in grado di reagire a dovere. Forse ero semplicemente asservita a lui.

"L'hai tenuto?" Disse indicando con il mento il quadro che avevo preso dalla casa infestata e che avevo poi appeso in camera.
"Sì, non sta molto bene qua dentro ma..." presi un respiro pregando che ciò che avrei detto non lo avrebbe fatto scappare.
"...Ma non dovrò rimanerci per molto"
Stranamente Adam mi attirò più a sè e mi baciò i capelli.
"Invece secondo me ci sta alla perfezione" sorrise continuando a guardare quei girasoli malinconici.
"Questo Wan Pieterse doveva essere proprio depresso" commentò.
"O magari ha deciso di dipingere di notte a suo discapito"
Dissi riferendomi al fatto che i girasoli fossero appassiti e chinati verso la terra.
"Resta comunque il fatto che siano tristi"
"Già, perché mai un fiore tanto bello dovrebbe essere triste?"
"Bè magari– mi accarezzò il braccio – Non tutto ciò che sembra bello all'esterno poi lo è anche dentro. Molti non lo ammettono, ma stanno appassendo proprio come quei girasoli e non ce ne accorgiamo perché crediamo che vada sempre tutto bene"
"Ti stai riferendo a Catherine?" Chiesi.
"Mi sto riferendo a molte persone, Taylor"
Presi un respiro profondo prima di cambiare discorso, quello pesava decisamente troppo sul mio cuore stanco.

"Ti va di restare a cena? Ada stasera prepara la lasagna"
Eravamo rimasti per due ore abbracciati sul mio letto a parlare e baciarci e oramai era arrivata l'ora di cena. Il fatto che lui sarebbe rimasto lì mi rassicurava, visto che quel giorno non riuscivo proprio a staccarmene.
"Non vorrei disturbare Cass, non mi sono fatto sentire per un mese..."
"Spero tu stia scherzando! Ada, Caren e Ann farebbero i salti di gioia ad averti a cena con noi... Su, fallo per loro" lo supplicai tirando fuori il labbro inferiore.

Come speravo Adam accettò, così senza pensarci due volte lo trascinai al piano inferiore dove tutta la famiglia stava apparecchiando.
Quando videro Adam i loro occhi si sgranarono dalla sorpresa e improvvisamente Annmarie gli saltò addosso.

"Ehilà Ann"
"Adam, Santo Cielo, bentornato! Resti a cena con noi?" Esclamó Caren con un sorriso a trentadue denti avvicinandosi all'ospite a braccia aperte per poi stringerlo in un abbraccio.
"Certamente"
Ci scambiammo uno sguardo d'intesa  ed io mimai un "te l'avevo detto" al quale Adam non potè rispondere perché soffocato dalla mia sorellastra.
"Devo raccontarti un sacco di cose!" Disse la biondina mentre Adam la riappoggiò a terra.
"Vieni con me in camera, ti spiego tutto" Ann lo tirò per la manica della felpa.
Il ragazzo ridacchió e si girò verso di me come per chiedermi il permesso. Egoisticamente quella sera avrei voluto che restasse con me secondo dopo secondo, ma a vedere l'euforia con la quale la piccola peste aveva abbracciato il mio ragazzo e la frenesia di portarlo via da lì per raccontargli chissà quali segreti mi portarono ad annuire con un sorrisino spontaneo.

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