Capitolo 28.

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Mi trovavo ancora lì con le mani incrociate sopra al grembo fissando quel soffitto bianco.
Le tende erano tirate così che la luce non potesse entrare, Ada era già passata tre volte per vedere come stavo.

Quello stesso giorno ci sarebbe stata la fatidica festa della fondazione Foxville per cui la scuola era stata chiusa.

Quella mattina Caren era stata impegnata a concludere l'organizzazione della festa.
Avevo passato la prima metà della giornata in camera mia chiedendomi se avessi voluto uscire di casa oppure rimanere a piangermi addosso.

Il mio telefono prese a squillare ripetutamente e sullo schermo apparì il nome di Carmen.

"Pronto" risposi sbuffando.
"Ascolta, Ada mi ha detto che non hai intenzione di scollarti dal letto, sono qui fuori dalla tua porta. Mi vieni ad aprire alzando il culo da lì sopra oppure vuoi che la sfondi e che venga a prenderti e portarti via di peso?"
Mi accasciai lungo la testata del letto e aspettai.

Mi alzai e andai ad aprire alla mia amica piazzata di fronte alla mia porta con un sorriso colpevole stampato in volto.

"Dio, qui dentro puzza di morto e sembra notte!" Si diresse verso la finestra e spalancó le tende facendo entrare la luce che subito non perse tempo ad accecarmi.

Si giró poi verso di me e per poco non gli prese un infarto.
Corsi in bagno e mi specchiai constatando di avere delle occhiaie nere sotto gli occhi, accentuate dal trucco colato del giorno prima.
I capelli erano tutti arruffati e le labbra arricciate in una smorfia.

"Ascolta, che ti aspetti che accada? Se vuoi un cambiamento devi alzare il culo e cercarlo" mi rimproveró.
Poi si diresse verso la scrivania e afferró un foglio di carta con un pennarello rosso.
Mise quest'ultimo tra le mie mani e mi porse il foglio.

"Cosa dovrei farci?" Chiesi borbottando.
Rispose con un'alzata di spalle.
"Quello che vuoi" disse semplicemente.
Riappoggiai il foglio sulla scrivania dove giacevano i miei libri di scuola.

Stappai il pennarello e con un colpo deciso disegnai un punto al centro del foglio bianco.
E poi lo mostrai alla mia amica che con un sorriso vincente venne verso di me.

"Molto bene. Quello è il tuo punto, quello da cui partire. Traccia la tua linea retta e ricorda che è infinita"
Guardai il mio foglio colorato di rosso, un semplicissimo punto.
Il mio punto.
Sorrisi.

"Grazie" rivolsi lo sguardo a Carmen che mi scrutava soddisfatta della sua azione.
"Bene, ora diamo inizio all'operazione restauro" mi afferró la mano e mi trascinó sul letto facendomici sedere.

Nel frattempo lei si perse dentro la cabina armadio lasciandomi sola a girarmi i pollici aspettando che ne uscisse.

"Credo sia ora che tu riveda un po' il tuo armadio, questi vestiti te li ho visti tutti addosso" gridó dall'altra parte facendomi inorridire.

Mi immaginai di girare coi vestiti di Carmen, punto numero uno: non avevo di certo il suo fisico, a me sarebbero stati da cane.

Punto numero due: non ero abbastanza sicura come lei, non da indossare quei vestiti senza prendermi la briga di abbassarmi la gonna ogni cinque secondi o controllare che la maglia non mostri più del dovuto.

Tornó dopo una manciata di minuti con dei vestiti appoggiati sull'avambraccio e delle converse bianche nelle mani.

"Tieni, sono il meglio che ho trovato" disse lanciandomi letteralmente addosso gli abiti.
Mi alzai pigramente in piedi e sbuffai ancora una volta prima di sfilare i pantaloni del pigiama per poi infilare gli skinny rossi con le cerniere sulle caviglie.

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