Capitolo 12.

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Sembrava semplice: avrei dovuto sdraiarmi, dimenticare tutto e tutti, rilassarmi.
Bè, la presenza di Clark non aiutava affatto.

Era silenzioso, pensava a qualcosa.

O forse no.

Ma immaginare che stesse pensando senza esternarlo mi faceva salire paranoie.
Amavo ció che Adam pensava.

Amavo che lui pensasse, lo rendeva più affascinante e allo stesso tempo maturo del resto dei ragazzi.
Ma non potevo di certo paragonare Clark agli altri ragazzi, era sicuramente diverso.

Lo avevo capito io e lo avevano capito tutti, a giudicare delle occhiate furtive che le ragazze gli lanciavano per paura di farsi avanti, oppure per il semplice fatto che si trovava sempre in disparte e gli amici evitavano di interpellarlo in discorsi stupidi.

Adam era così totalmente, maledettamente, terribilmente e veramente speciale.

"Che c'è?" Si voltó verso di me con le mani incrociate dietro alla nuca e i capelli sparpagliati sul telo.

"N-nulla" cercai di evitare il suo sguardo. Non sarei riuscita a mentire ancora di fronte a quegli occhi.

"Ti senti mai come se provenissi da un altro pianeta?" Domandai.
"Non me lo sento, ne sono certo" sorrise riportando lo sguardo verso il cielo.

"Tu?"
"No, mai" farfugliai seguendo il suo gesto.
"Cerco sempre di amalgamarmi, non mi piace attirare l'attenzione"
Rise appena scatenando una mia occhiata confusa.

"Che c'è?"
"Fidati: tu fai tutto tranne che non attirare l'attenzione"
"Di sicuro non è colpa mia" sbuffai alludendo alla mia amica amante della sobrietà.

"Non mi riferivo alle feste o ai vestiti Cass" sussurró.
Rimasi in silenzio pregando che continuasse.
"Hai un'aura attorno che porta la gente a volerti conoscere. Guardati, nessuno riesce a starti lontano"

Nessuno riesce a starmi lontano

Si sbagliava di grosso. C'era chi aveva scelto di allontanarsi da me, lo aveva fatto.

Avevo deciso di lasciarlo andare, non avrei vissuto una vita a corrergli dietro.

Mio padre la stava pagando per avermi lasciata andare.
Per averci lasciato andare.

Avrebbe potuto lottare con tutto se stesso, se solo avesse voluto.
Mi aveva insegnato a non arrendermi, era stato il primo a farlo.

Ora stava bene, nuova moglie, nuova figlia, nuova casa, nuovo Aldous, Ada, la piscina, il giardino, la fontana, il lavoro, i brunch...

No, non era solo mio padre.
Stupido mantra.

Era tutt'altra persona.
Non lo avrei perdonato.
Mai.

Non ce l'avrei fatta, non se lo meritava, avrebbe potuto provarci, lo odiavo lo stesso.

"Ehi, che succede?"
Non mi accorsi della lacrima che era scesa solitaria lungo la mia guancia.
La asciugai e mi alzai in fretta.
"Nulla" mi affrettai a rispondere. Allungó una mano verso di me.
"Cassandra che-" glie la allontanai.
"Non mi toccare!" Gridai disperata.
"Mi dispiace, non ci riesco"
Corsi via, più veloce che potei.

•••
Raggiunsi la spiaggia dove ero stata con Adam dopo la festa di Noel.

Il cielo era prossimo al tramonto e il mare calmo.

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