Capitolo 17.

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Passarono le due settimane più tranquille e allo stesso tempo esasperanti della mia vita.

Carmen continuava a fingere che non fosse successo nulla. 
Avrei voluto che litigassimo, che mi gridasse contro, che dicesse di odiarmi per come mi sono comportata, e invece per lei era tutto cancellato, almeno in superficie.

Perchè lo vedevo. Vedevo come si tratteneva da tirarmi frecciatine e vedevo quanto fossero falsi i suoi sorrisi.

"Sento le rotelle girare"

Adam, seduto accanto a me, stava masticando una matita cercando di concentrarsi sul foglio che aveva di fronte.
Lo studiava attentamente e mi chiesi cosa ci fosse scritto sopra di così tanto interessante.
Le ferite si erano rimarginate, solo il taglio sul labbro non era del tutto guarito.
Per quanto riguardava i lividi sull'addome non sapevo quale fosse la situazione, ma sembrava apposto. Talvolta gli amici gli davano pacche sul petto provocandogli qualche smorfia, ma nulla di grave.

"Ci sei?"
"Cosa? " mi girai all'ennesimo richiamo di Eric.
"Ti stavo chiedendo se potessi accompagnarmi da una parte, oggi pomeriggio" disse.
Sperava che accettassi, era evidente.
Mi sorgevano allora milioni di motivi per cui non sarei dovuta andare con lui.

"Perché lo chiedi a me?" Sputai acida.
"Solo con te posso fare ció che ho intenzione di fare"
Rassicurante insomma...
Il ragazzo notó la mia espressione ancora non molto convinta, così aggiunse "Principessa, avanti, fidati di me" si sporse verso il mio volto sorridendo con squallore.

"Così sì che mi convinci" ironizzai spingendolo via con le mani.
"Allora?"
"Accetto solo se la smetti di chiamarmi principessa" asserii con fermezza, ma ero già fin troppo nervosa.

"Affare fatto!" Esclamó porgendomi la mano.
Non la strinsi, non gli avrei dato quella soddisfazione.
"Alle quattro in punto di fronte al centro commerciale" e se ne andó.
Decisi di alzarmi a mia volta e sedermi accanto ad Adam.

Era così concentrato che non si accorse di me, così mi fermai a guardarlo cercando di capire cosa riuscisse a portarlo tra le nuvole.

Sembrava così innocente mentre scriveva senza sosta sul foglio di carta giallastra, quella riciclata.
Le labbra erano corrucciate, come se qualcosa non lo convincesse.

"Clark..." sussurrai pregando di non disturbarlo.
Si giró lentamente con un espressione talmente seria da far paura.

"Ehi" sul suo viso si allargó un sorriso mentre con una mano chiudeva il suo quaderno, dedicandomi la sua più completa attenzione.
"Mi stavo chiedendo..." titubai cercando parole adatte a ció che gli avrei proposto.
Di solito era lui quello che sparava idee.

"Mi stavo chiedendo se domani sera ti andasse di andare al cinema, è uscito un film nuovo, ho pensato che forse non ti piacerà, in effetti è un'idea stupida e io-"
"Va bene" mi bloccó ridendo.
"Lo sapevo, non importa. Fa lo stesso"
Dissi delusa abbassando lo sguardo.

"Taylor ho detto che va bene"
Sbarrai gli occhi indecisa se scavarmi la fossa o sbattere la testa contro un muro.
"Veramente?" Domandai cercando conferma.
"Sì, veramente Taylor"
Questa situazione si era fatta divertente per lui e imbarazzante per me che, invece, gli avevo dimostrato di essere un'imbranata in quel genere di cose.

"Di che film si tratta?"
"Ah non lo so, ho sparato qualche frase a caso" mi giustificai alzando le mani in aria.
"Bene Taylor, ci vediamo" e detto ció se ne andò anche lui.

•••

"Ethan, ti prego, ti scongiuro" congiunsi le mani pregando il mio amico che non si era degnato nemmeno di fermarsi ad ascoltarmi.

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