Epilogo.

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Adam's Pov
5 anni prima...

"Ben ritrovati ragazzi, passato una bella estate? Se così fosse dimenticatevela perché da oggi si torna sui libri"
Riuscivo a sentire la voce di Stone fin dal corridoio. Odiavo quell'uomo.
Ero appena arrivato di fronte alla classe di matematica e mi stavo prendendo giusto qualche secondo per poter sbuffare e alzare gli occhi al cielo. Dopo aver trascorso un estate lontano da quella prigione il primo giorno dell'ultimo anno mi sembrava come lo scoglio più grande contro cui sbattere.
Aprii la porta rumorosamente e la lasciai chiudere alle mie spalle mentre l'uomo prese a studiarmi con l'aria infuriata già di prima mattina.
"Bentornato anche a lei... Stavolta cos'è successo? Le è morto il gatto? Non trovava il libro di matematica? Ha incontrato gli alieni lungo il corridoio?" Farfuglió Stone.
Carmen, la mia più cara amica, scoppió a ridere beccandosi un'occhiataccia intimidatoria dal professore. Dubitai che fosse tanto divertita dalle parole dell'uomo.
Non ascoltai nemmeno ciò che aveva da dirmi perché presi a camminare verso il mio solito banco in fondo alla classe.
"Signor Clark d'ora in poi è pregato di arrivare puntuale alla mia lezione"
Presi ad aprire e richiudere le mani muovendo la bocca beffeggiandomi del vecchio che continuava a sbraitare finché non posai sullo sguardo su una cosa decisamente più interessante, o meglio su una persona.
Una ragazza dai grossi occhi verdi da cerbiatta mi stava fissando. Non la conoscevo, il che mi sembrava strano; in una cittadina come Foxville tutti conoscevano tutti.
Passai oltre e battei il cinque a Carmen, colei che da sempre mi aiutava a far sclerare Stone e mi sedetti dietro di lei aprendo il quadernino dove scrivevo le canzoni.
"Vedo un volto nuovo" disse il professore rivolto alla ragazza dalla pelle abbronzata.
"Prego signorina, si presenti alla classe"
Lei, sbuffando, strisció la sedia per terra e si alzò in piedi.
Stone scosse ripetutamente la testa.
"Venga qua davanti, lì dov'è non la vede nessuno"
Sapevo che l'aveva appena mandato a quel paese mentalmente. Lo dicevano i suoi occhi.
Attraversó la classe e si posizionó accanto alla cattedra.
"Bene, cominci" la incitó Satana.
A giudicare dal pollice in su di Carmen quelle due dovevano già aver fatto amicizia.
"Mi chiamo Cassandra Taylor" non appena aprì bocca alzai lo sguardo dai miei testi e lo posai su di lei.
Cassandra Taylor....
"Vengo da Sydney"
Australiana.
"Come mai si è trasferita qui?" La interruppe Stone.
"Problemi...familiari" disse stringendo sia i denti che i pugni.
Aveva dei problemi familiari.
"Ed è felice di trovarsi qui?"
"Vengo da Sydney, mi sono ritrovata in un buco di città che sto odiando e ho problemi familiari. Tragga lei le sue conclusioni" disse con sorriso tirato stampato in faccia.
Senso dell'umorismo.
Stone non aprezzó però.
"Cerca di fare la simpatica per attirare l'attenzione?"
Cassandra scosse la testa.
"La signorina García le da' alla testa?"
Allora erano davvero amiche. Avevo ragione.
"Non credo di aver detto nulla nè contro lei nè per fare la simpatica di fronte alla mia classe"
"Io credo di sì invece, lei ama rispondere ad un suo superiore?"
Sentivo aria di preside. Mi piaceva il modo in cui lo sfidava.
"Se lo trovo necessario sì, signore"
Ottimo senso dell'uomorismo, mi correggo.
"E ora lo trova necessario?"
"Non starei qui a discuterne con lei altrimenti"
"Le ha dato fastidio qualche mia domanda?"
"A dire il vero, professore, da quando lei è entrato in classe ci sono diverse cose che mi hanno infastidito" cominciai veramente a scaldarmi.
"Ad esempio?"
Aspettai impaziente la risposta.
"La sua presenza, ad esempio"
In classe scoppió una fragorosa risata.
Tutti ridevano forte, troppo forte. Addirittura Carmen si era piegata sul banco.
Cassandra Taylor si guardò attorno a disagio prima di incrociare il mio sguardo impassibile.
Interessante.
"Signorina Taylor, renderò la sua permanenza qui un inferno" Stone decise di porre fine a quel momento di ilarità.
"Non mi aspettavo certo il paradiso, non vedo l'ora di trascorrere questo anno in sua compagnia"
Detto ció tornó con tranquillità al mio posto.
"Ragazza, tu hai le palle!" Sentii Carmen sussurrarle.
Il resto della lezione, a parte qualche occhiata omicida del prof verso la nuova arrivata, non successe niente di interessante. Ormai la scuola era diventata una routine, non accadeva più niente di entusiasmante.
Non che prima me ne rendessi conto almeno, ero troppo intento a stare con la mia ragazza per potermi accorgere della vita al di là della nostra relazione.
Tutto ciò che rendeva quella giornata meno noiosa era l'ansia che mi attanagliava per l'esibizione da Jack che io e la mia band avremmo fatto quella stessa sera. I Black Hole nacquero quando io e i miei amici frequentavamo il primo anno di liceo. Io suonavo sin da quando ero bambino, gli altri avevano imparato al corso di musica tenuto a a scuola, fatta eccezione per Ethan che aveva preferito seguire un corso su internet.
Così dal nulla decidemmo di unirci e formare un gruppo. Eric ci diede il nome, sembrava figo all'epoca.
"Oh ehi Adam, ciao!" Esclamó Shawn facendomi spazio cosicché potessi sedermi al tavolo della mensa.
"Ciao Shawn vita da pecora..." farfugliai lanciando poi uno sguardo anche a Colin, Ethan e Eric.
"Ciao anche a voi"
Sì, spesso sembravo scorbutico, ma giuro che volevo bene a quei ragazzi come se fossero dei fratelli.
"Che fine hai fatto questa mattina?" Domandó Eric mangiucchiando un pezzo di pizza.
"Non avevo voglia di alzarmi" risposi sistemando il mio vassoio sul tavolo.
"Per un attimo ci siamo spaventati, credevamo che non venissi" continuó Ethan.
"Non sarebbe stato lo stesso il primo giorno senza di te" ridacchiò Colin bloccandosi poi a guardare un punto preciso della sala. La porta si era infatti aperta e tutti quanti avevano preso a lanciare occhiate alle due ragazze entrate, o meglio, solo ad una di loro: Cassandra.
Lei non sembrava essersene accorta visto che continuava ad indicare tavoli e a ricevere costantemente come risposta un "no" da parte di Carmen.

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