Capitolo 49.

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Adam's pov

Tre settimane e poco più.
Eravamo ad aprile e il magone che mi attanagliava non voleva saperne di abbandonarmi.
Aprile.
Maggio?
Giugno?
Luglio?
L'anno prossimo?
Non sapevo quando sarebbe partita, ma sapevo che SAREBBE PARTITA, qualsiasi cosa avrei fatto o qualsiasi fosse stato il mio pensiero a riguardo, lei sarebbe comunque tornata in Australia.

Ma... Perché?

Perchè non poteva semplicemente restare a Foxville con suo padre, con me?
Perchè voleva andarsene, cosa le mancava?
Non avrei dovuto, ma continuavo a domandarmi se in qualche modo la colpa poteva essermi attribuita.


Magari voleva di più, o di meno.
Magari non provava quello che provavo io, nonostante alla festa avesse detto di amarmi, da ubriaca. Non sapevo cosa credere.

Quella mattina la sveglia suonò più forte del solito. Forse la colpa era del dolore lancinante che provavo alla testa, o forse ero semplicemente troppo stanco.

Stanco. Mai un aggettivo mi si addisse così tanto.

Ero stanco delle persone che se ne andavano. Ero stanco di doverle vedere scivolare tra le mie dita.
Ero stanco di amare qualcuno per poi essere fregato.
Ero stanco di quel sentimento che mi attanagliava.
Ero stanco di incontrarla ogni giorno e ripensare a tutto ciò che aveva omesso.


Se avessi saputo che sarebbe tornata a Sydney mi sarei comunque spinto così oltre?


Era una domanda che si ripeteva all'infinito nella mia testa e che non mi lasciava nemmeno un secondo da solo.
Probabilmente no, sono un codardo. Non oso più, ho paura di soffrire.
Ma a questo punto avrebbe fatto più male amarla per poi lasciarla andare, o non amarla affatto?

Con tutte le forze che riesco a trovare in corpo mi alzo dal letto e mi passo una mano sul viso dove si nascondono ancora i segni del sonno.Sbadiglio stiracchiandomi per poi alzarmi in piedi, forse troppo velocemente vista la sensazione di svenimento che seguì a quel gesto.Infilai una mano nei capelli e cercai di sistemarli mentre mi dirigevo nel bagno affianco alla mia camera.

Tre settimane e ancora ci penso. Troppo.

Pensare assiduamente a qualcuno non giova affatto alla salute. Ecco che partivano i miei mal di testa, i miei falsi sorrisi per farle vedere che io stavo bene ma no, non stavo bene.La incrociavo per i corridoi ed il mio istinto mi portava a guardarla severamente, e alle lezioni della Wilde e di Stone mi costrinsi a sedermi il più lontano possibile dal suo banco. Non mi parlò mai riguardo a quella sera, non cercò di giustificarsi perché sapeva di essere in torto e che qualsiasi fossero state le sue scuse non avrebbero retto, non con me.

Mi infilai nel box doccia lasciando che l'acqua gelata della mattina mi scorresse addosso trasformando la pelle liscia in un tappeto di brividi, quella calda sarebbe arrivata nel giro di poco.
Nel frattempo mi bagnai i capelli, il corpo, il viso.
Non ero e non sono tipo da progetti a lungo termine, ma con lei speravo in qualcosa di più.

Perchè Cassandra? Perchè te ne vuoi andare?

Afferrai il bagnoschiuma comprato qualche giorno prima al supermarket dove lavorava l'ex di mia madre. Non sapevo che odore avesse, non era quello che ero solito comprare, ma in qualche modo mi piaceva.

Presi poi la spugna e la impregnai di quel liquido perlato per poi sfregarla sul corpo con forza, violenza. Volevo cancellare i segni della notte, del tempo, dei sogni. Volevo cancellare i suoi segni, ci provavo da tempo, ma senza risultato.
Perchè non mi lasci semplicemente in pace?





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