14

334 51 9
                                    

«Ehi, siamo quasi arrivati, sarebbe meglio se tu andassi al tuo posto, tra poco atterriamo.»

Sharon aprì gli occhi stravolta.

«Che ore sono?»

Alessio guardò dubbioso il proprio. telefono.

«Le sette di mattina, credo.»

Sharon si sedette al suo posto poi le venne un dubbio vedendo la sua faccia stravolta.

«Ma tu hai dormito?»

«Sì, sì.» mentì lui, in verità non aveva chiuso occhio, era stato tutta la notte a guardarla dormire attanagliato dai pensieri.

«Hai la faccia stravolta.»

Lui le sorrise dolcemente.

«Senti chi parla.»

Sharon fece un sorriso flebile.

Uscirono dall'aeroporto mentre Sharon si guardava attorno, pensava che non avrebbe più visto quel posto e invece eccola di nuovo lì.

«Possiamo andare in ospedale prima di portare i borsoni in albergo?»

Lui annuì.

Sharon chiamò un taxi e salirono in fretta, tra di loro era piombato il silenzio.

Si guardava attorno tristemente, era preoccupata, preoccupata che la situazione di Adam fosse grave.

Il taxi si fermò davanti all'ospedale, Sharon entrò in fretta e chiese informazioni sul reparto in cui era stato portato Adam.
Riuscì a ricavare una spiegazione confusa e mal pronunciata in inglese dalla segretaria dell'accettazione.

Alessio la seguiva calmo tenendo entrambi i borsoni.
Presero l'ascensore, Sharon si sentiva nervosa.
Gli infermieri li guardavano confusi, mentre camminavano nei corridoi.

Sharon fermò un infermiera chiedendole informazioni su dove fosse Adam.

La signora annuì tristemente parlandole in un inglese maldestro, l'unica cosa che Sharon riuscì a capire fu che c'era stata un' operazione, poi l'infermiera le indicò la stanza.

Ringraziò e si diresse verso quella porta, la aprì con la mano che le tremava, il cuore in gola.

Entrò nella stanza velocemente e si portò le mani al viso, vedendo la stanza vuota e il letto vuoto.

«Non è possibile!»

Cominciò a singhiozzare, coprendosi gli occhi.

Alessio entrò nella stanza turbato.

Sharon si accasciò sul pavimento piangendo lacrime disperate.

«Non può essere... »

Lui lasciò i borsoni a terra e si avvicinò a lei guardandola negli occhi sorridendole dolcemente.

«Secondo me non è come pensi, vieni.» le asciugò le lacrime e la fece alzare da terra.

Scesero al piano terra dove Alessio chiese all'accettazione dove potevano lasciare i borsoni.

La signorina gli sorrise gentilmente uscendo dalla porta che li divideva e gli fece segno di metterli dentro l'ufficio.

Alessio appoggiò i borsoni a terra e ringraziò.

«Quanto vorrei aver imparato meglio la lingua, mi sarebbe servito ora.» disse Sharon tra le lacrime.

Alessio le sorrise e la prese per mano.

«Vieni, andiamo a capire meglio cosa è successo.»

Camminarono fino all'ascensore trovando un medico, Alessio sbirciò il cartellino e vide il cognome inglese.

Eravamo tutto quello che gli altri sognano.[THE HEART SEES DEEPER THAN THE MIND]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora