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Sharon se ne stava in silenzio fissandosi le mani.

Avevano portato a casa Lorenzo e Francesca.

Ripensava ad Adam era inevitabile, era riuscita a trattenere le lacrime appena davanti a lui, come era possibile che tutto fosse finito?

Strinse gli occhi per farsi coraggio.

Ascoltava il motore della macchina, teneva gli occhi chiusi cercando di immagazzinare ogni cambio di marcia.

Cercava di mantenere la mente lucida e sgombra.

«Ti va una pizza?»

Sharon aprì gli occhi sospirando.

«Sì, certo.» mentì.

«Devo andare a casa a bagnare le piante.»

«Oh, capisco.» disse lei cercando di nascondere il turbamento.

Fece un gran respiro e alzò il volume della musica proprio mentre lui imboccava l'autostrada.

Si sentiva protetta ma allo stesso tempo allo sbaraglio.

Guardò il profilo di lui che guidava immerso nei propri pensieri.

Ormai passavano gran parte del tempo soli, aveva la vaga impressione che lui comunque tutto fosse distaccato da lei.

Intrecciò le mani in grembo e sospirò.

«Che c'è?» le chiese.

«Niente perché?»

«Perché continui a sospirare.»

«Ma va... »

«Che c'è?»

«Niente è che...»

«Che?»

«Ti chiedo scusa se sei in questa situazione.»

Lui la guardò dubbioso.
«Spiegati meglio...»

Sharon si strinse nelle spalle.
«No niente è solo che... mi dispiace che tu mi debba stare accanto e occuparti di me, so che a volte non sono per niente facile, mi dispiace che tu sia costretto a sopportarmi.»

Alessio la guardò per qualche secondo poi riprese a fissare la strada.

«No, guarda» fece una smorfia «credo che tu ti sia persa qualche passaggio.»

Sharon abbassò lo sguardo.

«Punto primo non devi dispiacerti, punto secondo io lo faccio per scelta mia, nessuno mi ha obbligato, punto tre non farti paranoie infondate.»

«È che mi accorgo che comunque per tutto il tempo che passiamo insieme in fin dei conti è come se fossimo degli sconosciuti.»

Lui la guardò meravigliato ingranando la quinta.

«E perché pensi questo?»

«Perché comunque siamo distanti fra noi.»

Lui si passò una mano fra i capelli, non sapeva cosa risponderle.

«Per questo ti chiedo scusa per questa situazione.»

«La smetti di chiedere scusa? La smetti di pensare che il problema sia tuo?» disse esasperato.

Lo guardò dispiaciuta, era riuscita a innervosirlo.

«Non è un problema tuo credimi, il problema è mio.»

«Eh?»

«Mi dispiace ma io più vicino di così non so come fare per rimanere oltre la linea di sicurezza.»

Eravamo tutto quello che gli altri sognano.[THE HEART SEES DEEPER THAN THE MIND]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora